2. A Fistful of dollars

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-Sono certo che perderà la testa per la tua visione mattutina, ma assicurati di sorprenderlo anche a letto ...

-Jules!

-E venti dollari, cazzo, lo sa quanto hai perso la testa per lui?- insistette ancora il moro.

-Ok, ti sei divertito abbastanza alle mie spalle- mormorò il rosso ma non era davvero arrabbiato, stranamente, nonostante avessero caratteri molto diversi, Klimt si trovava bene con lui, sentiva di aver trovato un posto a cui appartiene, una persona da proteggere.

Per anni aveva vissuto senza contare niente per nessuno, senza avere una famiglia, aveva perso più e più volte e forse ora, per quanto lentamente, stava riconquistando.

-Klimt? Ci sei ancora?- la voce del suo amico lo fece risvegliare.

-Scusa, sono qui. Cosa dicevi?- riprese.

-Ho detto che ora ti lascio al tuo fantastico turno. Devo ancora vedere il cortometraggio per la lezione di domani. Se c'è qualche problema chiamami, non farmi stare in pensiero e divertiti con il tuo bel fidanzatino! – commentò con tono malizioso.

Klimt scosse la testa- Certo, Jules, ti saluto.

Una volta chiusa la chiamata il silenzio tornò ad inghiottire la stanza e Klimt riprese a sistemare la cassa prima che il rumore della porta attirasse l'attenzione del ragazzo. Erano cominciati i clienti, sempre i soliti, con le facce pallide e gli occhi lucidi. Un uomo sulla quarantina aveva aperto la bottiglia di scotch ancora prima di avvicinarsi alla cassa, aveva bevuto due lunghe sorsate davanti allo scaffale, poi aveva sospirato e si era diretto alla cassa. Aveva tirato fuori venti dollari tutti stropicciati ed era andato via senza nemmeno prendere lo scontrino.

Poi c'erano stati due ragazzi, dall'aria parecchio euforica, avevano preso una montagna di patatine facendo cadere le altre dallo scaffale. Klimt sospirò spazientito ma attese che se ne fossero andati prima di lasciare il suo posto e riordinare quel gran casino.

Poi lo fece, sistemò gli snack e poi si incamminò nuovamente verso il bancone.

Non lo vide subito, ma lo percepì. Quel posto era troppo piccolo perché qualcuno potesse passare inosservato, Klimt si guardò intorno, poi notó il berretto scuro che si muoveva fra le due corsie. Non aveva sentito la porta cigolare, doveva essere stato attento.

Perché? Si chiese Klimt, anche se una parte del suo cervello conosceva la risposta.

In automatico si diresse verso la cassa, anche se la tensione dentro di lui saliva ad ogni passo che l'uomo compiva lungo il negozio. Non era riuscito a vederlo, teneva d'occhio quel cappello mentre la mano tremante sfiorava il fucile sotto il bancone.

Poteva davvero farlo? Se solo quell'uomo fosse uscito da lì, se solo si rivelasse l'ennesimo cliente bizzarro della serata.

Non stasera, si disse ancora, non con l'affetto di mezzo. Compra e vattene, compra e vattene.

Ci fu un suono, un tonfo sordo che fece scattare la testa di Klimt a sinistra, vide una decina di latte cadere e rotolare lungo il pavimento. Il ragazzo aggrottò la fronte e distolse lo sguardo dall'uomo solo un secondo, il tempo di vedere quella scena, ma fu troppo, quando voltò nuovamente la testa lo sconosciuto era davanti a lui. Il berretto calcato in testa, una bandana che copriva dal naso in giù e una calibro 38 puntata al petto del ragazzo.

-Se fiati o ti muovi apro un buco in quel tuo petto ossuto – disse l'aggressore – annuisci se hai capito.

Klimt lo fece, annuì, doveva stare calmo, c'era quasi abituato anche se il suo petto bruciava di rabbia ogni volta sempre di più.

Pacific Heights 11Wo Geschichten leben. Entdecke jetzt