-Hai un piano?-chiese dolcemente il moro, voltandosi finalmente verso di lui, dopo aver buttato fuori la prima nuvola di fumo.
Newt esitò un secondo. Riflettè, cercando nei ricordi, nella lettera di sua nonna e nelle parole di Lawrence informazioni utili. E alla fine, annuì.
-Mia nonna e mia madre erano di Los Angeles, io sono nato lì. E mia madre ha frequentato lì l'UCLA (University of California, Los Angeles). Potremmo partire da lì. Il suo nome è Philip Sangster.-

Thomas si schiaffeggiò mentalmente per essere stato così stupido: era ovvio che Newt avesse preso il cognome della madre, e Isaacs sicuramente non sarebbe mai potuto essere il cognome di un "uomo" che probabilmente non sapeva nemmeno di avere un figlio.

-E come pensi di trovarlo? Voglio dire, ha frequentato quest'università quasi vent'anni fa.-

-Controlleremo gli annuari, o chiederemo di poter controllare nei database.-

-Dici che ce lo permetteranno? In fondo non siamo nessuno per reclamare simili dati.-

-Dovranno.-
Newt strinse i denti. Thomas non l'aveva mai visto così determinato.
-D'altronde, sono suo figlio, no?-
Per il biondino fu estremamente difficile pronunciare quelle parole, e si sentì sporco non appena abbandonarono le sue labbra. Lo sconvolgimento e il disagio che quell'affermazione gli avevano provocato lo spaventavano.

-Sei sicuro di volerlo ancora fare?-
Newt annuì, e Thomas fece ripartire il motore, il cuore più pesante di prima.

***

"L'University of California of Los Angeles" si stagliava di fronte a loro. Un edificio immenso e imponente, dall'aspetto austero e in un certo senso minaccioso. Tutto attorno un rigoglioso giardino ben curato con l'erba tagliata da poco. Ma il verde dell'erba non era poi così brillante: tendeva a un grigio smorto e piuttosto deprimente, forse a causa delle nuvole che soffocavano la luce del sole, che però era lì, era da qualche parte, anche se Newt non riusciva a vederlo. Sembrava quasi una metafora della sua vita: il sole era lì, era vicino a lui, gli aveva appena strattonato un braccio per farlo mettere sotto l'ombrello e farlo riparare dalla pioggia lenta e inesorabile, ma lui non riusciva a vederlo veramente, la mente annebbiata dalle nubi della sua vita. Una delle quali si stava scurendo sempre di più senza che lui se ne accorgesse e annunciava un brutto temporale.

-Dai, entriamo, te la senti? Sta per scoppiare un temporale, non vorrei tornare a casa fradicio.-gli chiese Thomas, rivolgendogli un sorriso rassicurante e pieno di comprensione.

Newt deglutì rumorosamente, nel vano tentativo di mandare giù quel groppo che gli ostruiva la gola e che lo aveva fatto sentire a disagio e in pericolo da quando erano partiti. Annuì in risposta, e senza pensarci un secondo, Thomas lasciò che le loro mani si intrecciassero.
Si guardarono un'ultima volta: Thomas sicuro di sè,dei suoi sentimenti e di quello che sarebbe stato capace di fare per il ragazzo che gli stava restituendo lo sguardo, e Newt, che non era sicuro di niente. Sapeva, sentiva che il suo intero e fragile mondo gli sarebbe da lì a poco crollato addosso. Ma di una sola cosa era certo: sapeva di amare il ragazzo di fronte a lui. E non sapeva cosa avrebbe fatto se fosse successo qualcosa a Thomas. Dio, dio se si pentiva di averlo trascinato con sè in quella folle avventura.

-Allora atteniamoci al piano di cui abbiamo parlato-iniziò a dire Thomas, tenendolo stretto a sè mentre si avvicinavano all'ingresso e i pochi studenti attorno a  loro correvano da una parte all'altra nel tentativo di ripararsi al'interno-Diremo di aver bisogno degli annuari degli studenti di circa venti anni fa. Se dovessero fare domande, diremo che vorremmo organizzare una rimpatriata di tutti i compagni di college di tuo padre-esitò nel vedere Newt rabbrividire al suono di quella parola-senza che lui lo sappia, per fargli una sorpresa.-

Rainy Days|NewtmasWhere stories live. Discover now