Uscimmo fuori da quella piccola stanza nel retro del negozio, con passi imbarazzati. O perlomeno io. Tutte quelle persone mi avevano vista avere un crollo pochi minuti prima, e mi sentivo come se avessero ancora i loro occhi su di me. Probabilmente credevano fossi pazza. Sperai solo che fosse per quella ragione.

Ci muovemmo attraverso scaffali di scatole, barattoli e contenitori di cibo. La cassiera stava aspettando - sembrando perplessa quasi quanto lo ero stata io - noi ci avvicinammo e pagammo le nostre cose. "Devi scusarmi," disse Harry alla ragazza.

"Tranquillo," rispose, un po' di apprensione nella sua voce. Era ovvio che lei fosse nuova e non si fosse mai trovata in una situazione del genere. I suoi occhi non mi avevano mai guardata, come se fosse spaventata dal fatto che sarei potuta ritornare nel panico. I miei occhi slittarono verso la foresta, dove l'avevo vista. Nell'oscurità, nelle ombre verde-grigio della foresta. Aspettavo in un movimento veloce al di là delle foglie degli alberi. Cercavo la sua pelle pallida, la sua tuta blu e i suoi incolori e paglierini capelli. Ma vedevo solo le foglie e gli spazi tra di essi.

"Grazie," disse Harry, e io non avevo neanche notato che avesse finito di imbustare le nostre cose. Tutto ciò che la ragazza fece fu darci un gentile cenno col capo come risposta, nient'altro.

Volevo uscire da li il prima possibile ma ero anche spaventata nel farlo. Continuavo a ripetermi nella mia testa che era impossibile che quella donna orrenda avesse mantenuto il nostro stesso passo, che quell'immagine qui era stata solo un'invenzione della mia mente dispersa. Ma il ricordo era troppo reale da poter essere cancellato.

"Andiamo," disse Harry, riscuotendomi di nuovo dal mio stato di trance. Attraversai le porte del negozio accanto a lui. Una volta aperte, una ventata di aria invernale e gelida scese in picchiata tra i miei capelli e rubò il calore dalle mie guance. Strizzai gli occhi per proteggerli dal vento pungente mentre mi guardavo intorno nella strada vuota. E ora dove saremmo andati?

Ma, ovviamente, Harry stava già camminando. Ed io lo seguii, cadendo nel nostro schema regolare in cui lui sapeva sempre il nostro passo successivo mentre io rimanevo un'incapace.

Non aveva realizzato che io fossi rimasta indietro. Girò la sua testa nella mia direzione e si fermò per un momento, la sua espressione preoccupata mentre lo raggiungevo. "Sai, vorrei davvero offrirti la mia giacca," disse. "Ma questo probabilmente è uno dei cappotti più schifosi che io abbia mai potuto indossare, e tutto ciò che ho sotto è una semplice t-shirt. E fa fottutamente freddo."

"Non preoccuparti," risi. Quando mi avvicinai a lui, gettò il suo braccio intorno a me, il che sembrava esser diventata una sua nuova abitudine. Iniziammo a camminare di nuovo ma lui non tolse gli occhi da me. Riuscivo a dirlo anche senza vederlo.

Non parlò per un po'. L'unica cosa che sentivo, erano i nostri passi sul marciapiede in cemento. "A cosa stai pensando?" Mi domandò serio, rompendo il silenzio.

"A niente, davvero."

Annuì, mordendosi il labbro mentre distoglieva lo sguardo. Ma non ne sembrava tanto convinto. "Perché me lo hai chiesto?"

"Non so," rispose. "Sembra che ci sia qualcosa che ti stia infastidendo."

Sospirai per quella che sembrava la mia centesima volta in quel giorno. "Beh . . . Stavo cercando di capire dove stessimo andando. Non voglio sembrare stupida e chiedere ma onestamente non ne ho la minima idea."

Rise, stringendomi in un abbraccio. "Verso un motel, piccola."

"Come immaginavo," chiesi sulla difensiva. "E come fai a sapere che c'è n'è uno di qui?"

"Ho chiesto alla cassiera," mi disse. "Non credo tu stessi prestando attenzione."

Annuii soltanto. Sapevo a che cosa stesse alludendo ma non sapevo come altro rispondere, per cui non lo feci, e poi ci fu silenzio. Ma ci eravamo avvicinati così tanto nella situazione in cui ci eravamo cacciati insieme. Era quel tipo di vicinanza dove il silenzio non era imbarazzante ma buono tanto quanto le parole, in cui mi sentivo confortata, protetta e solidificata con lui. Era come se stessimo insieme da cinque anni invece che cinque mesi.

Chaotic [h.s.] (italian translation)Where stories live. Discover now