Capitolo 6

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Harry mi teneva ancora tra le sue braccia. Teneramente e al sicuro, come se lui credesse che ciò che avessi detto fosse vero e ne fosse spaventato tanto quanto me, volendomi mantenere al sicuro tanto quanto io volevo mantenere lui al sicuro. Il suo corpo stretto al mio come se volesse farmi da scudo. Come se mi stesse facendo da guardia e credesse che da un momento all'altro lei potesse barcollare qui dentro. Ma dai suoi occhi capii tutto il contrario.

I suoi pollici si avvicinarono al mio viso che era a pochi centimetri dal suo, asciugando cautamente le mie lacrime. "Ne sei sicura?" Mi chiese con una voce tanto dolce quanto il movimento della sua mano.

Annuii. "Non mi credi?" Chiesi.

"Certo che ti credo," sussurrò, cercando sicuramente di calmarmi. "Credo al fatto che tu l'abbia vista . . . Soltanto che non so se lei fosse davvero lì."

Lo guardai confusa, aspettando una spiegazione. Lei era stata lì, e la mia paura e la mia preoccupazione mi avevano frustrata. Cosa stava cercando di insinuare al riguardo?

"Rose, siamo usciti da lì soltanto da due giorni. Quella ragazza ti ha scossa davvero, e non è qualcuno che tu possa dimenticare. In più abbiamo corso per giorni, sei stanca e disidratata per non parlare dell'attacco di ipotermia di questa mattina. Forse sei soltanto confusa."

"Mi stai dando della pazza?" Chiesi. Ero ancora agitata e la preoccupazione nella mia voce lo faceva trasparire.

"No, piccola, certo che no. Quello che sto cercando di dire è che la tua paura di vederci sulla copertina di quell'articolo ti ha riportato in mente alcuni ricordi. La tua mente ti sta giocando brutti scherzi e credi di averla vista, il che è completamente normale dopo tutto quello che abbiamo passato in questi giorni."

Sospirai profondamente. Forse aveva ragione. E volevo credergli, e giustificarlo come uno brutto scherzo della mia mente. Ma lei mi era sembrata così reale.

"In più lei aveva delle gambe cucite. Come ha fatto a starci dietro in tutto questo tempo? Può soltanto muoversi la metà della nostra velocità, pure se fosse."

Lasciai andare un altro sospiro, scoraggiata da me stessa. Aveva sollevato una giusta osservazione. Mi sembrava così giusta, come se l'avessi percepito nel mio cuore quando minacciava di fermarsi e nel mio stomaco quando aveva iniziato ad agitarsi. Ero senza dubbio spaventata, e vedere un immagine così chiaramente, così limpidamente, per poi credere di non averla effettivamente vista, portò un' altra paura dentro di me; stavo vedendo delle cose.

"Immagino tu abbia ragione," dissi con una voce sollevata ma anche abbattuta.

"Non preoccuparti, Rose. Prenderemo altro cibo e acqua e staremo in qualche motel o qualcosa di simile, a riposarci. E poi domani saremo come nuovi, okay?" Chiese. E mi piacque il fatto che avesse utilizzato il "noi" invece del "tu", portando via un po' della pressione che avevo addosso, come se anche lui l'avesse vista. Mi ricordò che anche lui fosse stanco e stressato, e che eravamo inevitabilmente e completamente dentro questa situazione insieme.

"Si," dissi. "Mi sembra una buona idea."

"Bene," sorrise, premendo un bacio sulla mia guancia. E nonostante tutto, sentivo le farfalle nello stomaco. Mi aveva baciata moltissime volte, ma raramente sulla guancia. E ogni tocco delle sue labbra aveva la stessa elettricità del primo.

"Ti amo," dissi di punto in bianco, ma sentendo la necessità di dirlo in quell'istante. Il suo sorriso crebbe e in seguito delle increspature si formarono sui suoi occhi.

"Anche io ti amo," farfugliò, baciandomi sulla bocca questa volta. Ma dopo alcuni secondi la mia mente ritornò al fatto che noi fossimo in uno sgabuzzino. Per cui finalmente ci decidemmo a ritornare verso la signorina che ci teneva le buste della spesa alla cassa.

Chaotic [h.s.] (italian translation)Where stories live. Discover now