Capitolo 11- Shadow

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Per quanto sono esausta questa notte per me è impossibile da dormire, anche se la camera è perfettamente nell'oscurità. Prendo un blocco di fogli, una penna e il telefono, metto le cuffie e inizio a scrivere sotto la luce dei LED rossi, perché rossi? Semplice, il rosso è il colore del sangue, della rabbia e dell'amore, sentimento che non ho mai provato fin'ora.

"Tutto iniziò ai miei quattro anni, nessuno mi credeva "pericolosa", per tutti ero una bambina viziata, egoista, meschina e maleducata. Già a quella età avevo i disturbi psicologici di adesso, attacchi d'ira, depressione e non temevo la morte.

I miei genitori erano due Hero, ma solo fuori casa. Dentro, dove nessuno potesse vederli non lo erano. Mio padre picchiava mia madre, mia madre ci sbraita a dietro, i miei fratelli mi prendevano in giro perché ero senza quirk, nonostante i miei quatto anni che ormai erano cinque, mia madre mi faceva allenare più di cinque ore al giorno, mio padre mi rasava i capelli a zero, mi picchiavavano tutti i giorni, mangiavo da sola in camera con gli avanzi del giorno prima e solo un bicchiere d'acqua.

Fu la prima volta che si presentò il quirk che ci furono le mie prime quattro vittime. I miei occhi divennero rossi sangue, i miei canini si allungarono, mio padre capì subito che avevo il suo quirk, però la cosa continuò degli artigli presero il posto delle unghie, i miei capelli rasati a caschetto, la mia pelle si impallidì e i miei capelli divennero più scuri del buio più totale. Gli uccisi uno dopo l'altro tra le loro urla, impresse nella mia mente. Toccò prima a mio padre, poi a mia madre e successivamente ai miei due fratelli.

Mi lavai come se nulla fosse successo e uscì di casa nonostante fosse tarda sera, le undici e mezza per esattezza. Raggiunsi mio cugino, lui aveva ucciso a quattro anni per la prima volta, ma non volutamente. La sua prima vittima voluta è stata il padre, della quale ha tenuto la mano che porta ancora sul volto oggi.

Andai a vivere con lui, stavamo bene. Con lui sono cresciuta in salute. Continuai a uccidere, a quindici anni e raggiunsi le novecentocinquantatre vittime. Molte di esse per la mia migliore amica, obbligata a prostituirsi dallo zio dopo la morte dei genitori. Uccidevo chiunque si avvicinasse a lei... Forse per gelosia.

Un giorno, ero in giro per un colpo grosso, mi trovarono e io mi costituì alla polizia, non dovevano averci entrambi. Penso che il periodo in carcere sia il secondo più bello della mia vita. Per quanto possa essere strano ho conosciuto persone fantastiche, educate e civili più di quelle che si trovano fuori da esso.
Tra personale e detenuti avevo compagnia, chi gradita e chi meno, diedi il mio primo bacio a Tamura per pararci il culo ad entrambi, non me ne pento anzi sono pure felice. Poi Eren si mise con il Capitano Levi, e anche lì a recitare talmente tanto da credere che ci piacevamo,lui pensava che a me piacesse e io pensavo di piacere a lui. È stato un parto ma ci siamo riusciti.

È arrivato il giorno atteso e siamo scappati, il mio gruppo tutto salvo, anche se non so dove sia finito Armin...

Adesso sono in camera, ogni giorno lo passo a litigare con un pollo rosso e un fornelleto a gas portatile, Toga che grida giuro la prenderei a sberle, Twice mi piace, c'è non in quel senso, mi piace come persona, è gentile per metà. Shigaraki lo amo non posso negarlo, lo amo con tutto il cuore gli voglio un bene indescrivibile. Mi stanno tutti simpatici tranne la bionda e il pollo.

Dabi mi ha promesso di farmi dei pearcing, ci vado molto d'accordo; forse anche per la voglia che abbiamo in comune di uccidere Endeavor, io mi immagino sempre di farlo morire annegato legato a qualcosa che va dritto sul fondo. Mi dispiace per la sua famiglia, poretti.

In molti mi chiedono perché non uso il mio vero nome, e perché Shadow. Semplice no? Il motivo è ovvio, il mio nome era quello usato dalle persone che odio per chiamarmi. Shadow da capire chi sono, un'ombra, mi muovo nel buio, nessuno mi sente ma la morte arriva... Però usarlo nell'ambito sociale è tutt'altra cosa."

Le forze mi abbandonando e salgo sul letto, certo che le pareti sono alte. Riesco a stare in piedi sul letto e non sbatto la testa e lo stesso vale per sotto il letto, quante volte ho pensato la parola "letto", approposito non avrò esagerato a mette due materassi matrimoniali? Nhaaa me lo merito dopo quella brandina di merda.

Pennuto bastardo ~ Hawks x ReaderDove le storie prendono vita. Scoprilo ora