«Giuro, ti porterei in volo fin lassù, in questo momento.» confermò Zeno, dirompente, facendomi sentire le gambe così molli da essere sul punto di cadere a terra. «Ma voglio che tu senta in ogni fibra di te che stai entrando in questa casa con me.»

«Io...lo sento.»

Lo sentivo nel suo sguardo dissennato, nelle sue iridi luminose, nella durezza con cui mi parlava, come se non ce la facesse più.

«Mai quanto me.»


Entrammo avvolti nella semi-oscurità, la porta richiusa dietro di noi distrattamente, come due amanti poco accorti, precipitosi.

Lui passò le mani su qualcosa che sulle prime non distinsi: candele in vetri che pendevano bassi dal soffitto, e piccoli focherelli si accesero dappertutto.

Aveva ricreato le fiamme anche al chiuso, con la magia focosa che albergava in lui, e adesso vedevo le sue labbra mormorare il mio nome sotto la luce di soli ceri.

Si tolse la giacca, frenetico, e la buttò su una sedia senza neanche appenderla, i capelli biondi che risplendevano mentre si abbassava ad aprirmi il cappotto, facendo saltare via i bottoni uno a uno per la sua forza e impazienza.

Mi ritrovai sdraiata sotto di lui sul primo divano disponibile, la bocca di Zeno sul mio petto, che imprimeva baci come marchi divini, e il vestito che si tirava su a ogni suo tocco.

Il mio respiro divenne scostante per quegli occhi malati di desiderio che avevano visto Orione, ma che adesso ammiravano me, come se al confronto la sua stessa galassia potesse sparire.

«Vorrei fare un gioco con te.» parlò, la voce roca che tradiva i suoi pensieri. «Ma non so se sono in grado di rispettarlo fino alla fine.»

Era avidamente bello, con quella malcelata bramosia dentro al verde e all'azzurro, molto di più di quanto mi fosse apparso finora, e io sospirai senza che lui facesse niente.

«Quale gioco?»

Si ritrasse con un gesto fluido da me. Le candele sopra di lui irradiavano una luce che sulla sua testa pareva formare un'aureola angelica.

«Uno, due, tre, stella.»

«Non è per bambini?» sorrisi, senza nascondere la mia perplessità.

In risposta, lui fece salire le sue dita sotto la stoffa del mio abito, accarezzandomi entrambe le cosce con le sue mani, su, su, fino a far girare i due pollici insieme al centro della mia intimità.

Mi sfuggì un gemito ai suoi movimenti circolari, anche se erano ancora superficiali, e con i suoi occhi serissimi puntati addosso, li sentii come un avvertimento, come un "preparati a vivere".

«Lo rivediamo noi, tranquilla.» fiatò, e io mi alzai sui gomiti, con i colpi sconnessi nel petto e le labbra schiuse per le sue.

Zeno mi baciò il mento, ma evitò la mia bocca, forse per mantenere il senno più a lungo, poi si alzò in piedi, e si voltò di spalle.

«Uno di noi è girato come me ora, e scandisce lentamente le parole "uno, due, tre", mentre l'altro si leva un indumento che preferisce, avanzando, e allo "stella" si immobilizza. Non può muoversi, se no perde. Si ripete la formula finché non si ha più nulla da togliere e da mostrare all'altro. Che ne dici?»

Feci finta di pensarci su, anche se l'idea di essere guardata nella mia nudità da Zeno, e ancor di più di guardare lui spogliarsi per me, un pezzo dopo l'altro, mi aveva già convinta.

«E chi inizia?»

«Se non ti spiace, io. Tu conti, io mi spoglio.»

Scesi dal divano, e con grande fatica, camminai per la sala in direzione opposta alla sua.

Mi allineai, frontale a lui, ma lontana di parecchi metri, uno sforzo arduo da sopportare, ora come ora, dopo i suoi baci e i suoi stimoli.

«Va bene.» accettai.

Si voltò di nuovo, e nella sua espressione tesa riuscii a leggerci la mia stessa difficoltà.

Eravamo in casa insieme, in uno spazio condiviso solo da noi, eppure...

Non era sufficiente.

«Puoi girarti, adesso.» esortò, aprendo le braccia, arrendevole. «Io sono pronto.»

«O-okay.» balbettai.

Io non ero tanto sicura di esserlo.

Mi voltai di schiena, sussurrando al mio cuore che doveva arrivare integro alla fine di quel gioco togli vestiti e togli fiato.

«Uno, due...» iniziai a contare, con lentezza, potendo solo tirare a indovinare che cosa avesse deciso di levarsi per primo Zeno. «...tre. Stella!»


Tutti fissati con il gioco obbligo o verità, io, invece, vado controtendenza e metto uno, due, tre, stella, oh ahahah da piccola ci giocavo spesso con i miei compagni di classe, restare ferma allo stella era davvero difficile, non oso immaginare q...

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Tutti fissati con il gioco obbligo o verità, io, invece, vado controtendenza e metto uno, due, tre, stella, oh ahahah da piccola ci giocavo spesso con i miei compagni di classe, restare ferma allo stella era davvero difficile, non oso immaginare quanto lo sia per Zeno ;-P Il prossimo capitolo vedremo se sarà un buon giocatore e...siamo ad un climax, ragazzi. Fatemi sapere se il capitolo vi è piaciuto. A presto!

Saiph - La mia stellaUnde poveștirile trăiesc. Descoperă acum