Capitolo 30

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Camille's P.O.V.

Venni dimessa dall'ospedale 48 ore dopo, mi fecero gli ultimi controlli e poi ero libera di tornare a casa con Steve e i miei piccoli.
Per quei due giorni in cui rimasi in ospedale Steve non mi lasciò nemmeno un secondo da sola, con i bambini al nostro fianco, ovviamente.

Una volta tornati al complesso io e Steve ci  dirigemmo verso il nostro appartamento. Clint e Wanda si erano offerti di arredare le stanze dei bambini e, avendo altro di cui occuparmi pensai che fosse una brillante idea.
Stare con i miei bambini mi faceva bene.
Loro e Steve mi completavano.

Margaret, Margosha come la chiamava Natasha o, Gretel come la chiamava Tony, era la fotocopia di Steve. Aveva i suoi occhi chiari e i capelli, ancora sottili e non ben definiti, avevano lo stesso colore di quelli del mio Steve.
Mentre James, Jj per Sam, aveva il mio stesso color di capelli, quel tono arancione che mi piaceva da impazzire, aveva le guance un po' più paffutelle rispetto alla sorella e il mio color chiaro rifletteva nei suoi grandissimi occhi tondi.
Erano dei capolavori.

<sai> dissi tenendo in braccio James e  andando verso Steve che era seduto sul divano mentre cullava la piccola Margaret <ci siamo proprio impegnati>

Lui mi guardò e scoppiammo entrambi a ridere.

<sono delle meraviglie> rispose lui guardandoli.

Era passata una settimana da quando i bambini erano nati e da quando io ero tornata a casa dall'ospedale. Non avevo più avuto incubi o strani incontri ma il fatto che io mi ritrovai nella dimensione specchio senza una ragione precisa ancora mi turbava e molto.

Dovevo vedere una persona ma non volevo per nessuna ragione al mondo lasciare i miei bambini.

<Steve...> lo chiamai <devo andare via per un po',ho bisogno di avere risposte su quello che mi è successo e c'è solo una persona che può darmele>
<allora vengo con te>
<no Steve, ho bisogno che rimani qui con i bambini, hanno già mangiato e ora stanno dormendo ma uno dei due deve restare con loro> lo guardai dritto negli occhi.
Sapeva che avevo ragione.
<torna presto, per me...per loro> disse per poi baciarmi.

E fu così che mi ritrovai a camminare nel bosco, certo, avrei potuto usare la macchina ma non sarei mai arrivata esattamente al punto dove volevo arrivare.

Iniziai a bussare ininterrottamente alla porta in legno di fronte a me.
Quando lui mi aprí.

<Camille...> disse la voce maschile di fronte a me.
<Sacerdote...> risposi guardandolo.
Poi mi fece entrare.

<è da molto tempo che non ci vediamo, quasi un anno> iniziò a parlare <e scommetto anzi so che molte cose sono cambiate...a partire dalla tua vista> disse indicandomi gli occhi.
Io annuii.
<raccontami> mi fece accomodare su una poltrona <come stanno i tuoi amici, sei riuscita a salvarli?> mi chiese sapendo già la risposta.
<se sai com'è andata perché dovrei dirtelo?> chiesi.
<perché so com'è andata ma non so perché sei qui...ho un'intuizione ma non sono sicuro> disse rimanendo vago.

Una cosa che non sopportavo di quest'uomo era il suo mistero, il fatto che qualunque cosa per lui dovesse rimanere nell'ombra.

<sentiamo la tua intuizione> gli dissi.
<hai salvato i tuoi amici, dopo scommetto innumerevoli fatiche, poi in qualche modo che non so spiegare hai riottenuto la vista. Così hanno vinto tutti. Hai vinto tu e hanno vinto i tuoi amici. Ti sei sposata> disse indicando la fede al mio dito <e, giudicando dal tuo aspetto un po' più gonfio hai avuto un bambino, recentemente> concluse.

Wow.

<per gli occhi, mi hanno operato> dissi eliminando il suo dubbio.
<immaginavo ma vedi cara, sono un uomo di religione non di scienza e non bisogna mai contrapporre le due cose> mi spiegò.
<quindi era 'qualcuno lassù' che voleva farmi diventare cieca?> chiesi quasi in modo retorico.
<paghiamo sempre per i nostri errori, gravi o meno> rispose lui serio.

Ora ero veramente convinta di star parlando con un pazzo.

<beh...hai ragione su tutto tranne su una cosa> gli dissi.
<cosa?>
<non un bambino...due>
<gemelli?> mi chiese quasi sorpreso.
Annuii di conseguenza.

<mi fa piacere che sei venuta di persona a darmi la notizia dei bambini ma questo non toglie una mia curiosità...perché sei qui?> mi chiese con tono più potente.

Lo guardai un attimo negli occhi.
Non avevo il coraggio di raccontargli cosa era successo dopo il parto forse perché non volevo saperne la risposta, non del tutto.

<dopo il parto il mio cuore iniziò a cedere...i battiti diminuirono e i dottori erano convinti che stessi morendo> iniziai a spiegare <però in qualche modo mi ritrovai nella dimensione specchio, senza però volerlo. Non ho idea di come io ci sia finita, so solo che una volta la, ho iniziato a camminare fino a quando non sentii una voce che mi disse di stare attenta, di proteggere chi amavo...> conclusi con le lacrime agli occhi.

Lui mi guardò esterrefatto, quasi sconcertato e si poteva notare un leggero pizzico di paura nascosto nei suoi occhi.
Sapeva cosa mi era successo ma era come se non volesse darmi risposta alcuna.

<se sai qualcosa...ti prego dimmelo> gli dissi quasi piangendo.
<Camille ascoltami bene> disse inginocchiandosi di fronte a me e ponendo le sue mani sulle mie gambe <non puoi scappare il destino, ne tantomeno modificarlo o cercare di evitarlo...quello che è fatto non si può cambiare. La voce che hai sentito ha cercato di metterti in guardia da qualcosa che avverrà, qualcosa che tu non puoi prevedere ne fermare...per quanto tu forte possa essere non puoi fermarla> disse non togliendo lo sguardo dai miei occhi.
<cosa? Cosa non posso fermare? Cosa succederà?>
<questo non posso dirtelo, ma so che in fondo al cuore tu sai di cosa sto parlando. Sai di cosa le voci hanno cercato di metterti in guardia, quindi Camille proteggi le persone che ami di più a qualunque costo...tu per prima sai cosa succede quando ci si mette contro alla dimensione specchio...> disse alzandosi e indicandomi la porta.

Stavo cercando di mettere assieme i pezzi.

<Camille, sei forte ma non provare MAI a cambiare il destino, non può essere cambiato...> disse per poi chiudermi fuori casa.

Mi stavo dirigendo verso il complesso, a piedi.
Era quasi sera, e con il mio passo lento ci avrei impiegato un sacco di tempo.

Iniziai a farmi un sacco di domande...

Mi ero messa contro la dimensione specchio? Si.
Ho rispettato le sue regole? No.
Quando? Quando ho salvato Nat e Tony.
Hanno cercato di fermarti? Si, le voci, i demoni, i mostri che regnano laggiù hanno cercato di fermarmi.
Qualcosa che mi avevano detto che ho scordato? Si.
Un'anima per un'anima.
Ma io, dopotutto, come facevo a sapere se il destino aveva fatto il suo corso, prendendo a qualcuno le loro anime? La gente muore ogni giorno, in qualunque momento e in qualsiasi parte del mondo.
Però la dimensione specchio mi avrebbe avvisata se questo fosse successo? Questo non lo sapevo.

Poi ragionai.

Mi venne in mente una cosa.

Una cosa molto brutta, a cui non volevo pensare.

Iniziai a correre verso casa, dovevo accertarmi di una cosa.

Con il cuore alla gola e l'ansia alle stelle.

The NomadWhere stories live. Discover now