PROLOGO

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"Tre fratelli, legati non dal sangue, ma dallo spirito, erano stati scelti all'alba di ogni cosa per mantenere l'equilibrio del mondo e custodirlo. I primi uomini li equipararono ai tre astri sacri: il Sole, la Luna e la Stella poiché dal loro ciclo celeste derivava il potere dei Tre. Questi governavano seguendo l'equilibrio del mondo, possedevano il dominio sulla natura, sui suoi elementi e quindi su parte del destino degli uomini. Accadde che quell'equilibrio venne spezzato. Nacque un Quarto Signore, oscuro e terribile. Inghiottì ogni cosa. Affrontò i Tre, li confinò nelle profondità celesti e si venne a creare quella spaccatura da cui nacque il mondo di oggi: Cielo e Terra, divisi fino alla fine dei tempi."

"Oh, ti prego racconta di nuovo", una bambina con lunghe trecce bionde strattonò la ragazza che aveva appena terminato l'ennesima storia della giornata.

"Di nuovo?", chiese lei strabuzzando gli occhi.

"Sì, l'ultima", chiesero in coro gli altri dieci bambini.

"Sì, fai danzare ancora il fuoco!"

Erano infatti seduti nella terra attorno ad un piccolo bivacco che, malgrado il sole ancora alto nel cielo, emanava una piacevole luce.

"E va bene", disse la giovane con aria sconfitta, ma divertita, si sistemò sulle ginocchia sporche di fango e subito calò il silenzio.

La ragazza si strofinò i polpastrelli, le sue dita divennero di un colore intenso per poi annerirsi subito dopo, uno schiocco di luce balenò tra di esse e cominciarono a sprizzarne fuori lapilli, come linfa da un ramo. Quelle che le uscivano dalle mani erano lingue di fuoco vivo che danzavano tra l'erba umida e tra le braci sonnecchianti.

"Secoli fa, in questa terra viveva una bambina come voi", una fiammella prese la forma di una personcina dai lunghi capelli di fuoco, sotto agli occhi increduli dei bambini. "La sua casa era vicino ad un bosco e lì, nei pressi di un piccolo lago, abitava un folletto, suo amico", ecco comparire un'altra fiamma scarlatta con due grandi orecchie a punta e un naso smisuratamente grande. I bambini risero. "Come ogni loro incontro, il folletto si divertiva a far giocare la piccola con la sua magia. Un giorno, il piccolo uomo le fece un dono: le toccò la punta dei piedi dicendole che sarebbe riuscita a camminare sullo specchio del laghetto e...".

La bambina con le trecce la interruppe, le si aggrappò al polso dicendo: "Vorrei anche io far muovere il fuoco, puoi insegnarmi?"

La ragazza tacque. Le si spense il sorriso e le fiamme davanti a lei tornarono ad unirsi ai ceppi.

"Ingrid!", gridò una donna salendo dalla strada che portava al villaggio. "Quante volte ti ho detto che non devi stare qui?!", le prese la mano innervosita, trascinandosela appresso.

"Dai, mamma, ma tutti quanti vengono qui ad ascoltare le storie."

La donna irrigidì la grossa mascella, guardò dove la bimba puntava il dito: i suoi occhi incontrarono quelli umidi della ragazza dai polpastrelli incandescenti. La fissò per un istante, poi tornò a strattonare la bambina.

"Andiamo. Non voglio più che tu venga qui! E anche voi, tornate al villaggio."

Gli altri bambini si alzarono di malavoglia e le seguirono. La ragazza, rimasta sola, guardò per un attimo le fiamme vibrare davanti a sé, poi le accarezzò con le dita ed infine le assorbì tra i pori della pelle.

Erano tempi noiosi, quelli. Dopo ciò che era successo, era arrivata la calma piatta e, quindi, la noia. La ragazza avrebbe preferito trovarsi su al Nord, dove si diceva esserci uno stile di vita migliore e quieto; le grandi città del Sud invece erano più caotiche, non adatte ai suoi gusti; l'attiravano le terre nell'estremo Est, oltre la distesa d'acqua salata. L'Ovest era grigio, soffocante, anonimo, la dimora della noia più totale; ed era lì che lei viveva, in un angolo dell'immenso regno di Ignis. Un tempo non le dava peso vivere lì, ma da quando era accaduto il Terribile, nei suoi occhi era scesa una cortina di nebbia e anche la minima traccia di colore, in quel suo mondo, svanì.

Cronache dei Figli del Cielo - Il Giglio di CenereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora