CAPITOLO 1 - Parte II: Proposta azzardata e misure preventive

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Il giorno successivo la taverna di Ulf il Monco è particolarmente affollata di avventori. E' un giorno di festa e già prima del tramonto sono quasi tutti ubriachi od in procinto di esserlo. La popolazione della capitale ha infatti fatto baldoria per tutta la giornata ed in molti hanno tutte le intenzioni di proseguire fino a notte inoltrata. L'atmosfera nel rustico ma accogliente locale è allegra e gioviale. I discorsi sono piuttosto coloriti e concitati, per non dire volgari. Si sentono sonore risate ed a volte le discussioni degenerano in risse tra uomini abbastanza ottenebrati dal tasso alcolico, ma nulla di davvero preoccupante. Ogni tanto vola qualche panca o qualche sedia, spesso con qualche malcapitato al seguito, ma così come improvvisamente le discussioni sorgono, altrettanto rapidamente si spengono, soffocate tra le grasse risate dei presenti.Prosperose e tonde donne di mezza età dai volti rubicondi e gioviali si fanno largo a fatica tra i tavoli, trasportando vassoi ricolmi di invitanti arrosti e stufati di selvaggine o di altre carni succulente, assieme ad enormi boccali traboccanti frizzante birra schiumosa, che straripando dai bicchieri crea effervescenti rivoli che colano fino al pavimento in legno scuro, rendendolo sempre più sporco ed appiccicoso. Nella locanda si respirano i deliziosi aromi emanati dai cibi, misti ad un olezzo decisamente meno piacevole di sudore e di alcol, dovuto all'alta concentrazione di persone alticce sedute al chiuso nello stesso posto.Le cameriere più giovani e carine vengono invece bonariamente molestate, a volte ci scappa qualche pacca sul culo e qualche palpatina qua e là, ma nulla di veramente preoccupante. Gli uomini sono troppo ubriachi per risultare davvero pericolosi, inoltre Ulf non permette ai suoi clienti di molestare seriamente le ragazze: la sua è una taverna per bene, frequentata anche dai nobili, addirittura dai principi, per cui il proprietario non lascia che gli uomini si comportino come fossero in un volgare bordello dei bassifondi. Queste poi non sono timide ed innocenti fanciulle dell'aristocrazia, che devono mantenersi illibate se vogliono sperare di riuscire a maritarsi con qualche buon partito vicino alla famiglia reale, od almeno facente parte della sua ristretta élite, ma sveglie e scaltre popolane, che sanno che concedere ad una mano libidinosa qualche centimetro in più di carne tenera può significare una lauta mancia.Non che ad Asgard esista davvero la povertà. E' un regno ricco e prosperoso, dal clima piuttosto mite, mai troppo caldo nè mai troppo freddo. Una soleggiata primavera vi aleggia quasi perenne. Le messi sono copiose ad ogni raccolto, il bestiame grasso ed abbondante, i boschi sempre ricchi di selvaggina, e ad ogni suddito è data la possibilità di far vivere lui e la sua famiglia con dignità e senza che nessuno conosca mai la fame o l'indigenza.Insomma è una terra popolata da una razza di uomini immortali, dalla forza e dalla resistenza sovrumane, e governata da dei. Un regno molto simile a quello che i mortali chiamerebbero Eden. Un paradiso terrestre, un'aurea Eldorado, una terra promessa mitica e senza tempo, caratterizzata dal costante benessere. Il cielo dorato e splendente è costantemente tinto da cangianti ed iridescenti colori che sfumano magicamente l'uno nell'altro, creando mille giochi di luci ed onirici riflessi mai visti da occhi mortali, simili ad un'eterna aurora boreale. I suoi paesaggi sono incantati, la natura selvaggia e rigogliosa. Le sue città d'oro appaiono talmente luminose da risultare accecanti alla vista, con palazzi dalla complicata e sfarzosa architettura costruiti con materiali risplendenti e lucidi come specchi, dalle guglie altissime e slanciate verso il cielo, le cui cime si perdono tra le nubi fino ad arrivare a confondersi con esse. E' un posto che somiglia più ad un miraggio che alla realtà. Ma sebbene non esista la vera povertà ad Asgard, e la popolazione sia composta da una razza superiore, la natura dei suoi abitanti è comunque umana, con tutti i pregi ed i difetti che essa comporta. Per cui i ceti popolari, che svolgono i lavori più semplici anche se comunque dignitosi, sanno che qualche moneta d'oro in più è sempre utile, e non viene di certo mai disdegnata nè da un fabbro, nè da una cuoca, nè da una cameriera.

Libro 1 :  La meretrice di AsgardWhere stories live. Discover now