Salì in macchina, la accese e velocemente uscì a marcia indietro dal vialetto. Erano le quattro del mattino, le strade erano stranamente vuote, e Thomas arrivò in poco tempo a destinazione. Lo sorprese un po' notare come quella zona si animasse anche di notte: era come se tutti coloro che si nascondevano di giorno, rintanati chissá dove, uscissero a quell'ora. I marciapiedi pullulavano di povera gente, spesso barboni, che rovistavano nei cassonetti o si riscaldavano nei pressi di un barile con all'interno del combustibile che bruciava.

Quando Thomas scese dall'auto, parcheggiando poco lontano dall'appartamento di Newt, si sentì piuttosto osservato da quelle persone, nella sua felpa logora, nei suoi pantaloni imbarazzanti del pigiama, le scarpe che si adagiavano a passo sostenuto sull'asfalto.

Accellerò il passo, e non appena arrivò davanti all'ingresso del condominio, velocemente cercò il nome di Newt su quelli registrati sul citofono. Uno solo era bianco, e Thomas dedusse che dovesse essere quello. Suonò, forse un po' troppo a lungo, e più il tempo passava e più la sua mente immaginava gli scenari più assurdi. Non sapeva il motivo di tutto quel catastrofismo improvviso, sapeva solo che doveva vedere Newt.

E quando la voce del biondino, più gracchiante del solito, arrivò al suo orecchio, tirò un sospiro di sollievo.

-Chi è?-
-Ti ho svegliato?-
-Che ci fai qui, Thomas?-Newt sospirò, forse di sollievo.
-Non posso venire a trovarti?- Thomas sorrise, non ricevendo risposta.
Si sentì un ronzio, e lo scatto del portone che si apriva.
-Sali, sono al 3b- disse Newt.

Thomas si affrettò ad obbedire, e salì le scale con una nuova energia. Sentire la voce di Newt lo aveva sollevato e aveva spazzato via tutte le preoccupazioni, e infuso in lui una nuova consapevolezza. Si sarebbe impegnato per decifrare Newt, perché sì, lo amava, e voleva capirlo e aiutarlo a combattere i suoi demoni.

-Che diavolo...-Newt non ebbe il tempo di finire, una volta aperta la porta, perché Thomas gli si buttò addosso e lo baciò con trasporto.
-Ci siamo visti poche ore fa...-fece Newt, confuso, strofinandosi gli occhi.

Thomas si fece improvvisamente serio, e si allontanò leggermente.
-Non avrei dovuto lasciarti da solo. Non di nuovo.-
-Thomas...-Newt sbuffò.
-No. Io faccio fatica a capirti, Newt, sei un enigma complicato per me. Ma voglio risolverti. Anche se dovessi impiegare una vita intera.-
Il cuore di Newt batteva forte, apparentemente senza un motivo.

-Voglio aiutarti, voglio starti vicino.-
-Non devi aiutarmi, sto bene.- mormorò Newt, abbassando lo sguardo.
-Sappiamo entrambi che non è così. E non voglio più lasciarti, non voglio più commettere lo stesso errore. Perché stavolta sono io a poter decidere. Sono io che posso decidere sulla mia vita, e ho deciso di venire qui stasera. E dormire qui, anche solo per tenerti la mano.-
-Così non faccio brutti sogni.-dedusse Newt.
Thomas sorrise, e annuì.

Quella notte dormirono insieme, abbracciati, le mani intrecciate sul cuscino, come da bambini. E Newt non fece brutti sogni. Si prospettava un temporale, ma fu una notte limpida e serena. D'altronde, piove solo quando succede qualcosa di brutto.

***

La mattina successiva, la luce di un pallido e timido sole, svegliò Newt, che ci mise qualche secondo a capire perché Thomas fosse sul suo letto, i capelli arruffati, la bocca aperta e la mano destra intrecciata alla sua sul cuscino.
Sbavava pure un po' e a Newt venne quasi da ridere a vederlo così.

Thomas si mosse nel sonno, e quasi come se avesse capito che Newt lo stava osservando, chiuse la bocca e affondò la testa nel cuscino, dando le spalle al biondino e lasciando involontariamente la sua mano.
Newt sorrise, e timidamente, sentendo le guance andare a fuoco, e un bisogno impellente di contatto umano, delicatamente avvolse il busto del moro con un braccio, e affondò il viso tra le pieghe della sua felpa logora.

Rainy Days|NewtmasDove le storie prendono vita. Scoprilo ora