"Per mia stessa definizione"

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Sento ogni mia parte, e tutti i miei resti.
Sento ogni cosa che ho rotto, a cui di me stesso tenessi.
Provando quel fastidioso sentimento, che tutti chiamano amore.
Perdendo quel po' che mi rimaneva, cercando di contare le ore.

Mi circondo di cose, di cui alla fine non ho bisogno.
Per cercare di annegare quel sentimento, che ora non ricordo.
Guardando, ma senza riuscire a capire il mondo.
Perché forse, alla fine, non sono poi così profondo.

Sento qualcosa, di cui alle fine mi vergogno.
Non riuscendo più a dormire, per cercare di perdermi in quel sogno.

Rincorro la mia visione di perfezione, sprecando il tempo che mi rimane.
Per colpa di una stupida promessa, fatta da qualcuno di irreale.
Perché riesco a dispiacermi, solo di chi non può parlare.
Perché riesco a provare pena, solo per chi non mi potrà mai abbracciare.

E allora mi aggrappo, come se quel qualcosa fosse parte di me.
Mi stringo a quella promessa, di qualcuno che alla fine non è.
Provando quel sentimento, che non verrà mai ricambiato.
Perché ciò che sento, va oltre quello per cui mi sono innamorato.

Prenditi ogni parte, e tutto quello che mi resta.
Bevi il mio sangue, e spacca la mia testa.
Fallo, così che io possa provare.
Quella sensazione chiamata amore, senza soffermarmi a ragionare.
Perché questa è la mia ode, per qualcuno che non potrò mai toccare.
Perché questa è la mia definizione, per chi non potrò mai accarezzare.

Inseguendo questa mia follia, è qui che sono capitato.
Cercando di dimenticare ciò che sono, cercando di dimenticare ciò che sono stato.
Nel limbo che c'è, tra la mia visione e la follia.
Della mia stessa definizione, da cui sono stato strappato via.
E per mia stessa definizione, ne sono già parte, di questa bizzarra sinfonia.
La cui note stonate, ne segnano l'ironia.

L'ironia di questi accenti, puntati a tener nascosta la mia tristezza.
L'ironia di questo accento, che mi aiuta a mandar via la mia amarezza.
L'ironia del mio lamento.
Tradotta per sbaglio in quel momento.
In uno strano sentimento.
Che ricorda quasi un sorriso, o almeno è ciò che tento.

E così, perso nella mia tristezza, cerco di navigare.
Su questo strano lago, che mi ricorda il sapore del mare.
Tentando di seguire, qualcosa che non potrò mai afferrare.

Perdonami mio tesoro, perdonami per ciò che non sono stato.
Perdonami per ciò che non ho fatto, perdonami per ciò che ho sbagliato.
Perdonami ancora, voglio sentirtelo dire.
Così saprò di essere stato un peso, quando toccherà a me morire.
Così potrò spiegarti, perché tu non puoi soffrire.
Così potrò mostrarti, ciò che non riesci a dire.
Perché sei lo sbaglio più bello, che non potrò mai fare.
Perché sei lo sbaglio più grande, che non potrò mai abbracciare.

Rompimi il capo, amore, non voglio più capire.
Versa il mio sangue, tesoro, non voglio più soffrire.
Strappa la mia carne, mia piccola scintilla, non voglio più sentire.
Squarcia la mia anima, non voglio più ascoltarti morire.
Cavami gli occhi, perché non riesco a guardarti, mentre ti vedo sparire.

Aspettami ancora, aspettami in quello che era ieri, aspettami ora, aspettami fin quando non sarò io a spirare.
Perché finalmente, in quel momento, ci potremo abbracciare.

Oh mia piccola, piccola scintilla.

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