Wait wait wait

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Il trasferimento non è stato facile, lasciare il vecchio per il nuovo non lo è mai, soprattutto quando il tuo cuore è in un posto e tu sei costretta a lasciarlo contro la tua volontà.

Nonostante ciò la mia infanzia è stata carina, decente, ma non come l'avrei desiderata: la scuola senza Candy è stata un inferno, dal primo anno all'ultimo, quello che sto facendo ora.
Come se non fosse abbastanza, nel parco di Londra non c'è l'area con la sabbia, e qua piove sempre, odio questa città.

Il solo fatto che me la fa amare, oltre al fatto che sono all'ultimo anno di Università, è la calma che c'è, tutta questa schematizzazione di cose da fare, la razionalità: ogni giorno mi sveglio alle sette, prontamente non trovo la sveglia e quindi la lascio suonare alzandomi già abbastanza confusa, faccio una doccia veloce e sempre molto velocemente faccio colazione, poi mi vesto, esco fuori di casa e svolto a destra verso la mia scuola.

Non sono mai stata una bambina con la testa tra le nuvole, ho sempre avuto tutto chiaro dentro la mia testa: cosa dire, cosa fare, come comportarmi, non c'è mai stato nulla e nessuno che sia riuscito a scalfire il mio muro.
Il destino di cui le altre persone parlano a me è completamente sconosciuto, non ci credo e non credo ci crederò mai.

"Aspetta aspetta aspetta" mi interrompe Candace "ci dev'essere un motivo per cui tu non credi al destino.."

Io la guardo, sorridendo.

"Vedi, Candy, sei già come tua madre, sempre a dare una spiegazione a tutto.
No, in realtà non ho mai dato una motivazione al perché non credo al destino, per il semplice motivo che penso sia una cosa abbastanza soggettiva: c'è chi lo fa e chi non lo fa, è normale".

E poi riprendo il corso dei miei pensieri: ricordo tutto degli anni a Londra, di come aspettavo solo di finire la scuola e di avere abbastanza soldi per tornare in Australia da mio padre.
Non che mia madre non si fosse comportata bene, anzi è stata la mamma-papà migliore del mondo e l'amo davvero tanto per non avermi messo contro la mia figura paterna nonostante lui l'abbia fatta stare così male, ma volevo rivedere papà, volevo stare con lui, e raccontargli tutto ciò che avevo fatto, le decisioni riguardo al mio futuro, delle mie amicizie.
Poi a Sidney avevo Candy, che sentivo tutti i giorni per telefono.

Nel frattempo avevo avuto qualche storia ma nulla di troppo serio, innamorarmi non era nella mia indole, tutto troppo lasciato al caso, provare emozioni di quel tipo non fa per me, me lo ripetevano sempre tutti i miei amici del liceo.

È stato quello il mio periodo preferito, al liceo ho fatto la maggior parte delle amicizie che ancora ho adesso.

"Parli di zio Ashton, zio Mike e zio Luke?"

Faccio segno di no con la testa

"Loro li conosco da tutta la vita, siamo amici da quando ero alta come te"

"E zia Cloudie?"

"No, lei purtroppo l'ho conosciuta in una circostanza non molto bella, ma per fortuna ha saputo sempre tirarmi su" guardo la mia amica che ha già gli occhi lucidi.

"Almeno papà era all'università con te?"

Il mio sguardo si abbassa e si fa un po' più triste.

"No, tuo padre non l'ho visto in quegli anni, anche lui l'ho incontrato in circostanze poco simpatiche, ma ehy! ogni cosa ha suo tempo e il suo posto... e tu dovresti già essere a letto, guarda che ora è!" dico, accorgendomi solo ora che sono quasi passate le nove di sera.

"No, mamma io voglio sapere tutta la storia!" protesta Candace corrugando la fronte e formando quella fossetta che ha ereditato da suo padre.

"Si, mamma! Voglio sapere tutta la storia!" Le fa eco Cloudie sperando di smuovermi, io la incenerisco con lo sguardo mentre lei alza le mani ridendo e dicendo "lo faccio per la bambina" con il labiale.

"Facciamo così: ogni sera ci troveremo qui in cucina e vi racconterò un pezzo di storia finché non la finisco, vi va bene?"

"Si, però devi farlo!" dice Candy prima di alzarsi dalle mie gambe e iniziare ad uscire dalla cucina per andarsi a preparare per andare a dormire.

Serendipity | c.h.Where stories live. Discover now