Parte 1: L'inizio

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Tic tac, tic tac. L'orologio segnava le 4:15 AM, ormai non chiudevo occhio da... Chi lo sa, ho perso il conto. Sono ferma a quel giorno, il giorno in cui tutto ebbe inizio.

"Inizio flashback"

Mi svegliai di buon umore, come ogni giorno scesi le scale per fare colazione con i miei genitori, ma al posto della solita scena davanti - mia madre ai fornelli e mio padre che li dedica canzoni con la sua vecchia e logora chitarra - trovai mia madre in lacrime, con i pezzi di quella chitarra tra le mani, la porta spalancata e un freddo che mi entrò dentro.

Emily:«Mamma, cos'è successo??» Mi fiondai subito giù dalle scale e la aiutai a togliersi quelle lacrime dal viso.

Mamma:«i soldati hanno portato via tuo padre, Emily, e hanno distrutto tutti i modi che avevamo per ricordarci di lui, tutta la sua musica, i suoi testi... È tutto perduto.» Ricominciò a piangere e io capii ogni cosa.

Fu mio padre uno degli uomini ad iniziare la rivolta, da quando il Governatore aveva bandito la musica, il modo di potersi esprimere attraverso quelle dolci note, lui e un gruppo di uomini andavano in giro a suonare tutto quello che la gente chiedeva, per vedere ancora un po di speranza nei loro occhi.

Ora sono passati 5 anni dal giorno in cui mio padre fu strappato dalle braccia di mia madre, io non ho mai più avuto sue notizie, nè una lettera, nè un giornale che parlasse di lui o di tutto quello che il Governatore ha mai fatto dal momento in cui è salito al governo con la forza. Mia madre morì l'anno scorso, al compimento dei miei 17 anni e io mi ritrovai sola, senza genitori, ne qualcosa che mi facesse ricordare i momenti passati con loro.

Un giorno, mentre facevo le valige per poter fuggire dai miei ricordi, tra i cassetti di mia madre trovai un Mp3 appartenente a mio padre, lo accesi e trovai alcune canzoni che ascoltava e cantava sempre, scoppiai a piangere e capii che non potevo star ferma a fare niente. Da quel momento mi sono unita a un gruppo di ragazzi, degli orfani come me, vittime del Governatore e delle sue folli stragi.

"Fine flashback"
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Olimpia:«Emily, alzati, sono già le 7:00 AM, il sole è alto e la colazione è pronta»

La voce di Olimpia riempì la mia stanza, io le tirai il cuscino in faccia e mi alzai guardandola male.

Emily:«come se avessimo qualcosa da fare, è solo un altro giorno in quest-»

Olimpia:«in questo schifossisimo pianeta, vero? Ormai questa è la tua frase da... Quanto? Due mesi, forse? E se invece oggi fosse diverso?»

La sua voce mi sembrava lontana, quasi indefferente. Non capivo dove trovasse la forza di essere così felice. Le sorrisi e mi misi i miei soliti jeans strappati, la mia solita maglia bianca e le mie solite All-Star nere, raccattai il mio Mp3 mettendolo in tasca e uscii dallo stanzino dove dormivo di solito.
La scena che mi trovai davanti fu impagabile, al lato destro del piccolo cucinino c'erano Luke e David che lottavano per un pezzo di salsiccia, mentre James rideva riprendendoli.

Emily:«grazie ragazzi!». Sorrisi ai due lottatori strappandoli il pezzo di carne e mangiandola prima che potessero obbiettare, loro mi guardarono male ed uscirono sconsolati dalla stanza.

James:«stavamo per aprire una scommessa su chi avrebbe vinto, lo sai?».

Emily:«beh, ora hai davanti la vincitrice». Risi mostrando i miei muscoli inesistenti e arrossii al pensiero di averlo veramente fatto, lui mi sorrise ed andò in sala mentre io mi concentrai sulla mia colazione.

Dopo pochi minuti sentii un grosso boato, mi pulii le labbra dalla marmellata che stavo gustando e corsi verso il corridoio, mi bloccai solo quando James mi prese a se e mi bloccò la bocca.

James:«Sh, viene dalle camere di sopra, sono i proprietari di casa».

Ci guardammo e ci venne in mente la stessa idea, con molta cautela iniziammo a salire le scale, per capire il motivo della lite, e dopo poco ci fu tutto più chiaro.

Sig.ra Murphy:«su, mio caro, sono solo ragazzi e non fanno niente di male, da quando sono in questa casa è ritornata un po di vita!».

Sig. Murphy:«no Emma, non sono solo ragazzi, loro sono Riot, sono figli di chi ha iniziato questa rivolta, di chi continua a cantare, e dare speranza, non senti che baccano fanno ogni sera?! E se arrivasse la polizia?! Questa è casa nostra e se non li denunciamo andremo noi in carcere! Basta, ho deciso, chiamo le autorità!».

Io e James ci voltammo e iniziammo a scendere le scale il più veloce possibile, senza cercare di fare rumore, avvisammo gli altri e raccolte le nostre cose, rubato un po di cibo scappammo, come facevamo ormai da mesi.

Corremmo nell'aria fredda e pungente del mattino, corremmo forte fino a non farcela, fino a salire su una collina lontana dove si vedeva tutta la città, mentre le volanti ci cercavano in quella casa che fino a pochi minuti prima era la nostra casa.

Ora ervavamo di nuovo qui.
Senza casa,
Senza genitori,
Senza regole,
Senza musica.

Ora eravamo di nuovo Riot.

RIOT Live for MusicWhere stories live. Discover now