Capitolo III - Libertá

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Sembra una notte come tante, una di quelle in cui la cittá nera e i tentacoli con gli occhi tornano a visitare i suoi sogni: la stessa folla giubilante, lo stesso terrore, lo stesso scempio di corpi e ovviamente lo stesso mostro, ma, giunto alla parte in cui delle braccia conosciute lo trascinano indietro, fra urla di terrore e fitta oscuritá, il sogno, che fino a quel momento era sempre terminato con questa scena, non finisce: dopo diversi, interminabili, minuti, durante i quali l' apertura del balcone sparisce in lontananza dalla sua vista, mentre viene apparentemente trasportato in spalla da qualcuno che corre a perdifiato su un pavimento solido, il suo rapitore lo depone delicatamente su una sorta di sarcofago aperto e nero; attorno a lui, in semicerchio, vede 4...anzi 5 figure strane, di cui non riusce a vedere altro che sagome sfocate dai contorni e dalle dimensioni non sempre umanoidi; uno di loro cattura l' attenzione di Andrea: la sua apparenza gli sembra la piú umana e... la piú familiare, stranamente; ha grandi occhi gialli che lo fissano senza battere ciglio; questa misteriosa figura comincia a parlargli velocemente ma comunque solennemente:
"Come avete visto, il Ventre é giunto fino a Gign-Vashk, mio Principe. Pertanto il Consiglio ritiene che voi dobbiate nascondervi nella Casa dei Visitatori. Il sigillo vi guiderá. Arrivedervi."
Dopo quell' incomprensibile discorso, la strana figura dagli occhi gialli comincia a pronunciare una serie di frasi che, per la frequente ripetitivitá e per il tono monotono, sembrano al sempre piú confuso Andrea delle formule magiche, come quelle che Betto costringeva lui e gli altri a pronunciare tra le proteste di Malsi e Razio.
L' unica differenza forse é che mentre gli incantesimi recitati di D&D spesso finiscono solo per far ridere tutti, questo sta davvero facendo qualcosa ad Andrea: i sensi cominciano ad offuscarsi rapidamente, finché tutto ció che riesce a vedere e sentire non è altro che il buio silente del nulla piú totale. Solo dopo quella che gli è sembrata un' eternita finalmente torna a percepire qualcosa, cioé una sorta di involucro che sembra avvolgerlo del tutto, come un sacco, e diversi rumori tra cui urla femminili alternate a profondi respiri, sbuffi e alcune altre voci indefinite; improvvisamente si accorge di uno spiraglio di luce che illumina tenuemente quella specie di... ventre? In cui si trova.

L' attimo successivo Andrea apre gli occhi e si ritrova a guardare il soffitto della sua stanza.
Un po' stordito e pensieroso per la nuova versione estesa del suo sogno, non si accorge subito dell' anello al dito medio della sua mano destra; le domande nella testa del ragazzo aumentano sempre di piú mentre osserva la sua strana fattura: è un anello metallico totalmente nero, con due grosse gemme scurissime, tra le quali spicca l' unico elemento cromaticamente differente, cioé un rilievo bianco di uno strano simbolo, una stella a 5 punte (forse un pentagramma) con una specie di ideogramma al suo centro; la parte di anello su cui si trova questo segno è piú spessa e alta, permettendo ad Andrea di identificarlo come un sigillo.
"Aspetta, un sigillo? Ma la sagoma del sogno non parlava proprio di un sigillo? Bah. Che coincidenza strana... magari ieri sera l' ho messo e poi mi sono dimenticato di levarlo, ma resta il fatto che non mi ricordavo completamente di possedere un anello cosí figo!" Mentre si rialza dal letto bada poco al fatto che non riesce a toglierlo: quell' anello gli piace troppo, sente che potrebbe tenerlo per sempre al dito.

Si prospetta un bel giorno, pensa Andrea: è venerdí, é il suo primo giorno da ventenne e, soprattutto, il resto della sua famiglia è partita per un viaggio da tempo organizzato per quel weekend e al quale lui aveva giá da tempo rifiutato di partecipare con la scusa dello studio, anche se in realtá giá allora pregustava il sapore di un fine settimana libero dallo stress universitario.
Come spesso gli capita quando sa di avere troppo tempo libero, è indeciso su come trascorrere la mattinata; il cielo è nuvoloso e  fuori fa un po' freddino, questo a lui basta per ridurre le opzioni ai passatempi domestici, al chiuso. Alla fine decide di radunare a casa sua i membri della Gilda della Feltrinelli, Malsi, Betto, Tano, Razio e Ciccio, per giocare a Risiko o magari recuperare la sessione di D&D.
Come temeva, non tutti sono disponibili: Betto è occupato con la fidanzata e Tano non ha modo di venire, quindi, dato che per giocare a D&D né il Dungeon Master, né nessun altro giocatore della campagna deve mancare, quest' opportunitá viene esclusa. Decide, allora, con i presenti Malsi, Razio e Ciccio, di giocare a Risiko; tra attacchi, conquiste e goliardie gratuite, Ciccio fa una domanda ad Andrea:
"Ma quest' anello lo fanno anche per uomo, per caso?"
"Muto, è bellissimo." Controbatte Andrea scrutando il suo indice destro.
"Compare, gli anelli con le gemme sono da donne. E poi che cazzo é quella cosa al centro?"
"Un sigillo."
"Ah, quello che nel Medioevo usavano per sigillare le port- AHIA, bastardo di un Malsi."
Dario interviene inaspettatamente nel discorso  mettendo a tacere Ciccio lanciandogli un dado a 6 facce:
"Bestia, il sigillo lo usavano i sovrani per apporre il loro stemma ai documenti ufficiali. A me piace 'st'anello, Andre. Dove l' hai comprato?"
Andrea, vergognandosi di dire che non se lo ricorda, inventa rapidamente una frottola:
"Grazie, me l'hanno regalato altri amici miei."
"Ahahahahahah... certo, come se uno sfigato cronico come te potrebbe avere altri amici." Dice, col suo italiano ambiguo, ridacchiando tra le lacrime, Razio, che aveva cominciato a sbellicarsi giá dal lancio del dado di Malsi a Ciccio.
"'Potesse', semmai, animale. Tira sti dadi va' ahahahahah" Anche Andrea adesso ride.

Poco piú tardi, dopo la mattinata con gli amici e un pranzo degno d' un porco, valuta che, pur sentendosi troppo assonnato per uscire, gli sembra uno spreco arrendersi alla pennichella post pranzo e perdere un intero prezioso pomeriggio di libertá, quindi decide di giocare al pc... o almeno questo avrebbe voluto fare: un aggiornamento obbligatorio del software lo costringe ad aspettare.
5 minuti di attesa sono bastati al satollo suino umano per abbandonare inconsapevolmente i suoi propositi di attivitá pomeridiana e per crollare sulla scrivania russando e sbavando.
Si sveglia di soprassalto: uno sguardo all' orologio gli rivela che non ha dormito nemmeno 10 minuti... ma c' é qualcosa di strano, qualcuno l' ha chiamato, forse? È come se qualcuno l' avesse svegliato chiamandolo; crede di aver dormito troppoo poco per aver sognato, in casa è da solo e allo spioncino della porta non vede nessuno. Ci mette poco a liquidare la sua sensazione come un semplice fraintendimento.
L' aggiornamento del pc ormai è stato scaricato e installato con successo, ma Andrea adesso ha in mente qualcos'altro: decide di seguire il consiglio che Zecca gli ha dato il mese scorso e di iniziare a scrivere davvero una sua storia fantasy, prendendo come punto di riferimento le immagini dei suoi sogni, compreso anche il terrificante mostro tentacolare dai mille occhi; dopo aver aperto un nuovo documento di scrittura sul desktop e dopo aver scritto il titolo, "Voidborne - cronache del Vuoto" si mette subito al lavoro.
Cavalcando l' onda dell' ispirazione e sfogandosi finalmente nel raccontare un univerdo di vicende epiche diramatesi dalle propaggini che le sue visioni oniriche gli hanno mostrato, scrive per 5 ore senza sosta, arrivando a mettere nero su bianco 4 grossi capitoli, da almeno 3000 parole l' uno; solo a questo punto si trova bloccato: il protagonista si trova davanti ad una scelta importante, e Andrea non sa cosa fargli decidere.
Stanco, ma stupito e abbastanza soddisfatto per aver scritto cosí tanto, salva il documento, ma non lo chiude: è fiero del suo lavoro e vuole subito mostrarlo a Zecca, quindi gli comunica rapidamente via chat che vuole che venga a casa sua per mostrargli una cosa.
Dopo una buona mezz' ora Zecca si presenta sulla soglia dell' amico e, con uno sguardo beffardo, mentre lo segue nel corridoio verso la sua stanza, dice:
"Fra, mi spiace ma non sono interessato se vuoi mostrarmi il tuo cazzo."
"Ahahah, tranquillo, purtroppo per te, non avverrá. Ricordi che abbiamo parlato tempo fa del mio sogno ricorrente con un mostro tentacolare?"
"Hmm, sì. Allora?" Zecca adesso sembra leggermente incuriosito.
"Ho iniziato a scrivere come mi avevi proposto."
L' interesse di Zecca all' improvviso aumenta visibilmente, con grande piacere di Andrea:
"Ah, molto bene. Posso leggere?"
"No, mi spiace, ancora è incompleto."
"Insisto, compare. Voglio leggerlo, sono troppo curioso." Zecca adesso sembra anche troppo interessato.
"Hai un po' di pazienza? Non voglio che tu veda la mia opera incompleta: ancora devo persino fare la revisione... ti ho fatto venire qua per parlartene, e al massimo posso farti vedere la copertina."
Questa consiste in un'immagine molto zoomata e ad alta definizione di una rosa nera, con il titolo "VOIDBORNE" a lettere cubitali bianche, in un font di scrittura volutamente rozzo, in contrasto con la delicata immagine di sfondo, al centro.
"Bella." Commenta Zecca, con scarso interesse, e subito propone:
"Parliamo della trama."
Andrea non se lo lascia ripetere due volte e comincia immediatamente a descrivere le ambientazioni, le influenze, i personaggi e tante altre componenti della sua opera nascente.

Dopo almeno un' ora di monologo rivolto a Zecca, questi si alza e dice:
"Va bene, Andre. Mi piace molto il tuo racconto. Non vedo l' ora di leggerlo personalmente. Comunque stasera esci con noi? Siamo noi colleghi... e c'é pure Sara."
Quel nome, accidenti. Quel nome è l' unico che ha il potere di smuovere Andrea dai suoi interminabili viaggi mentali: Sara Cambria, una normalissima collega, simpatica, amichevole e con le sue stesse passioni; la sua prima cotta seria, conosciuta tramite Zecca all' inizio del percorso universitario. Tempo prima si era ripromesso di dichiararsi a lei una volta compiuti 20 anni, un po' per procrastinare, un po' per coronare il raggiungimento di quell' etá con un evento notevole di qualche tipo, come, appunto, un sicuro rifiuto da parte della ragazza che gli piaceva e che gli piace tuttora.
Andrea si sente pronto: sa che è la serata giusta, sa di dover mettere da parte le insicurezze e di dover tirare fuori il coraggio che in tutta la sua vita deve per forza aver accumulato per questo momento... vero?
"Certo, Zecca, ci saró."

VoidborneWhere stories live. Discover now