Parte 1 senza titolo

7 1 0
                                    

Jonathan odiava volare.

Odiava quel senso di vuoto e di abbandono che gli prendeva lo stomaco e non lo faceva respirare, minacciando di soffocarlo. Odiava sentirsi mancare il terreno sotto i piedi, perdere il contatto con quella realtà fatta di certezze per lasciarsi trasportare dal vento verso chissà quali pericolosi orizzonti. Quando, per qualunque motivo, era costretto ad allontanare i suoi piedi dalla terraferma anche solo per un secondo, chiudeva gli occhi e cominciava a respirare velocemente, mentre un senso potente di nausea si impadroniva del suo corpo; le gambe cominciavano a tremare mentre le braccia gli si bagnavano di sudore, che brillava al sole come piccole gocce di rugiada. Solo quando sentiva che le suole delle sue scarpe sfioravano il terreno, rilassava i muscoli e distendeva i nervi, consapevole che tutto il suo corpo avrebbe presto ritrovato la stabilità a cui tanto anelava. Per questo Jonathan camminava strascicando i piedi, cosa che faceva infuriare la metà della gente che gli passeggiava accanto. Ma a lui non importava delle occhiate infastidite che lo pugnalavano ogni volta che metteva piede fuori casa, degli sbuffi spazientiti che gli perforavano le orecchie come proiettili e dei continui richiami che gi scivolavano addosso come acqua, lasciandogli solo un senso di inadeguatezza e fragilità. Abbassava la testa e continuava a camminare, attento che i suoi piedi non perdessero mai totalmente il contatto con il terreno, stabile appiglio a cui aggrapparsi per non venire portato via dal vento, quelle mattine in cui soffiava impetuoso sulla spiaggia, scompigliandoli i capelli ed i pensieri.

Non era stato sempre così.

C'era un tempo, Jonathan non ricordava nemmeno quanti anni fa, nel quale lui amava volare. Amava librarsi nel cielo azzurro, in quelle giornate dove le nuvole sono di un bianco perfetto ed il sole brilla talmente forte che i suoi raggi ti scaldano la pelle ed il cuore. Amava la familiare sensazione di abbandono che provava ogni volta che, prendendo la rincorsa con il deltaplano ben fisso sulle spalle, si lanciava nel vuoto, consapevole che la forte mano del vento l'avrebbe sorretto senza farlo cadere, lasciandolo volare libero sopra i campi ma senza abbandonarlo mai del tutto. Correva sull'erba più forte che poteva, chiudeva gli occhi e quando li riapriva si ritrovava circondato dall'azzurro, il sole negli occhi e la delicata carezza del vento sulla pelle. Passava tutte le sue giornate così, soprattutto quando il mondo sembrava cadergli addosso e non trovava altra via d'uscita se non librarsi nel vuoto, osservando dall'alto tutto il male del mondo e lasciandosi alle spalle tutte le cattiverie della gente, per sentirsi finalmente libero da tutto, libero di essere se stesso e di non pensare a nulla, il cuore leggero e l'anima in fiamme.

Era stata sua madre a farlo avvicinare al deltaplano. Quando era piccolo lo portava su quella sporgenza che dava dritta sul mare e lasciava che la guardasse mentre si assicurava alle cinghie e ai cavi che l'avrebbero sorretta nel cielo, lasciava che lui stesso le chiudesse l'ultimo moschettone per poi vederlo correre lontano, per darle lo spazio che le serviva per prendere la rincorsa e buttarsi nel vuoto. Lei gli sorrideva e lui agitava eccitato la manina fino a che non la vedeva scomparire dietro la sporgenza. Poi, timidamente, si avvicinava al bordo e davanti a lui si spalancava l'azzurro del cielo ed il verde delle colline, che chiudevano in un morbido abbraccio una figura colorata che volava in lontananza, sulle forti ali del vento. Aveva passato anni ad osservare sua madre mentre volava libera nel cielo, così leggera e felice, e a perdersi affascinato nei suoi occhi mentre vedeva ardere quella fiamma di avventura e di coraggio al ritorno dai suoi viaggi nell'azzurro. Aveva cominciato a sognare, ogni notte, il momento nel quale anche lui avrebbe avuto il coraggio di staccarsi dalla terraferma e abbandonarsi alle correnti, per lasciarsi trasportare verso il sole e verso le nuvole. Aspettava con ansia quando sua madre faceva gli ultimi controlli per poi lanciarsi: in quei momenti osservava con attenzione ogni piccolo dettaglio del deltaplano, da ogni angolatura e in ogni suo spazio. Annotava tutto con precisione su un notebook blu e quando tornava a casa, apriva l'armadio e ammirava la sua creazione che giorno dopo giorno stava prendendo forma sotto i suoi occhi. Era un piccolo deltaplano in legno, per il quale aveva speso tanto tempo e fatica e che presto si sarebbe trasformato in un bellissimo regalo per la madre, detentrice della sua grande passione.

You've reached the end of published parts.

⏰ Last updated: Aug 29, 2019 ⏰

Add this story to your Library to get notified about new parts!

Tra vento e musicaWhere stories live. Discover now