20/ We're Back.

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ANDREA'S POV.
Devo seriamente fare qualcosa per questi due.
Voglio aiutarli sul serio.
Io so cosa Ashton sta passando per lei, e so anche che Alexia tutto questo non lo sa.
Non sa che Ashton sta andando dallo psicologo, non sa che in realtà 'Amnesia' lui l'ha dedicata a lei, non sa nulla di tutto questo e so che le dispiacerebbe troppo.
Sono semplicemente dei coglioni che si amano da far schifo ma che continuano a respingersi a vicenda, ed io li aiuteró a superare tutto sto schifo.
Certo, ammetto che un po' mi dispiace, avendo una cotta per Alexia da sempre è difficile lasciarla andare con qualcuno che non sia io.
Ma questa volta metteró da parte me stesso, perchè conosco Ashton e conosco Alexia, so che nessuno dovrebbe provare a dividerli.
Entro in cucina e mi siedo accanto a lei, il suo sguardo perso ma non mi preoccupo di disturbarla, anzi mi prendo del tempo per ammirarla, per ammirare ogni suo dettaglio ed ai miei occhi appare perfetta.
"Andrea, sei quì." Si 'risveglia' dai suoi pensieri e mi sorride.
"Alex..vorrei pararti." Rispondo serio, cercando di non sorridere.
"Alex?" Si guarda intorno cercando di sdrammatizzare.
"Si, Alex. Che c'è non ti piace?" Sorrido guardandola.
"È carino, ceh, non avevo mai pensato al nome 'Alex'. È abbastanza figo." Esulta ed io sorrido soddisfatto.
"Bene, cosa dovevi dirmi?" Mi guarda, seria.
''Ecco.. volevo sapere cosa è successo con Davide di tanto grave tanto da farti ritornare quí." Esito un po', guardandola.
"Il solito schifo. Lui, la sua 'gang' di merda, la droga, lo schifo..Insomma, hai capito no?" Scrolla le spalle, come se ormai di tutto quello schifo ne è abituata.
"Quindi..resterai quì per sempre?" chiedo.
"Per sempre? Non lo so. Ma per ora si, ceh, infondo questa è ancora casa mia." Sorride appena, imbarazzata.
"E se.. e se ti dicessi che i Ragazzi stanno arrivando?" Mi mordo il labbro, temendo il peggio.
"COSA?" urla appena, battendo una mano sul tavolo.
"Non potete sfuggirvi per sempre, Alex." Sospiro.
''Chi l'ha detto questo?" Urla ancora.
"Alex, fidati di me." La guardo, serio.
Lei non risponde. Si alza e va' via.
Andrà davvero tutto secondo i miei piani?.
~
Sono le 07:00 di mattina, orario previsto per l'arrivo dei ragazzi.
Dopo ieri sera io e Alex non abbiamo più parlato. Si è rinchiusa in camera sua e da lì non è più uscita.
Suona il campanello, incrocio le dita sperando che tutto vada secondo i miei piani.
"Eccoci!" Dicono loro in coro, sorridendo appena.
Sappiamo tutti a cosa stiamo andando in contro, eppure vogliamo rischiare.
"Ciao ragazzi, lei è in camera sua da ieri." Abbasso lo sguardo.
Bene, ora parlerò tutto il tempo inglese? Se il mio professore mi sentisse sarebbe onorato di me. Sorrido come un ebete.
Vedo Ash salire le scale, sicuramente per andare da lei. Un brivido percorre la mia schiena, ma decido di ignorarlo.
ASHTON'S POV.
Busso alla porta, esitante.
Apre a stento la porta, guardandomi dalla testa ai piedi, mi sorride lievemente ed apre definitamente la porta, facendomi entrare.
Mi siedo sul letto ed inizio a torturarmi le mani, fissandomi la pancia.
"Come va?" ha la voce piccola, sembra quasi assonnata.
"Passo." Scrollo le spalle, continuando a fissare il basso e a torturarmi le dita.
" Okay, allora..." si siede accanto a me, ma esita un po' prima di continuare.
"Mi manchi." diciamo entrambi, contemporaneamente, guardandoci negli occhi.
"Anche tu." Rispondiamo entrambi, di nuovo contemporaneamente. Lei scoppia a ridere ed io la fisso, perchè resterei ore ed ore a guardarla ridere.
Mi abbraccia, all'improvviso.
La stringo forte a me e torno a respirare, perchè era da troppo tempo che non riuscivo a respirare, la sua mancanza mi soffocava.
Ma non posso lasciare che tutto fili liscio e che le cose tornino nella stessa posizione in cui erano prima. Sono stato male, male da far schifo e non posso semplicemente andare avanti come se nulla fosse.
"Sto male." Dico, un'espressione seria sul mio volto.
"Si, lo so, io.." La interrompo.
"No, tu non sai niente in realtà. Non sai quanto sono stato male mentre tu semplicemente scopavi con un altro. Lexy, le cose non sono come tu vuoi che siano. Sottovaluti troppe cose nella tua vita, come ad esempio chi ti sta intorno. Tu sottovaluti tutto, pensi che tutto vada bene, che tutto è esattamente così che deve andare, che puoi andare e tornare senza nemmeno una spiegazione. Tu sei convinta di poterlo fare, ma no, non è così. Non è assolutamente così Alexya. Mi hai fatto star così male, che la parola 'male' in confronto a tutto quello che ho passato per te singifica 'nulla'.
Davvero non hai mai pensato a tutto il male che mi hai fatto?" La guardo.
"È solo che..siamo stati insieme solo due giorni, non pensavo tu reagissi così." Scrolla le spalle e abbassa lo sguardo.
"Sono andato persino da uno spicologo per te." Rispondo con freddezza, ma anche con un tono dispiaciuto.
"C-cosa? I-io non.. Ash, oh mio dio." Si porta una mano sulla bocca ed indietreggia.
So quanto le facciano male queste cose, è stata sempre la cosa che ha più odiato in vita sua, andare dagli psicologi.
Non parla piú, ha ancora le mani sulla bocca e so che sta piangendo.
"Ash, tu.. dovevi dirmelo." Le lacrime le scendono dal suo viso.
"Non volevo la compassione di nessuno." Rispondo, cercando di risultare il più freddo possibile.
In realtà tutto quello che vorrei fare ora è andare ad abbracciarla, stringerla tra le mie braccia e asciugarle le lacrime, ripeterle che è tutto ok, ma non posso, perchè stavolta niente è 'ok'.
Lei mi guarda, ma non dice nulla. So che tra un po' tutto questo svanirà, che ritorneremo ad ignorarci e a far finta di non aver bisogno dell'altro. Ma stavolta, purtroppo, io non ci posso far nulla.
In altri casi sarei andato da lei, l'avrei baciata, l'avrei accarezzata fino a farle consumare la pelle, ma non stavolta.
Lei esita un po', mi guarda ancora un'ultima volta prima di uscire dalla camera ed andar via, portando il mio cuore con sè.
ALEXYA'S POV.
Cosa mi aspettavo? Gli ho fatto del male, ma male sul serio.
È quello che mi merito,in fondo.
Sono seduta sulle scale, con la testa fra le mani, divisa a metà tra il salone dove, probabilmente, ci saranno gli altri, e la stanza da cui sono appena uscita.
Ho la testa tra le mani, e piango. Piango, ma non so bene il perchè. Per niente, o forse per tutto, per quello che ho passato e per quello che, ancora, dovrò passare.
Per tutto il male che la gente mi ha fatto, ma anche per il male che io stessa ho fatto alla gente.
Piango per chi c'era e se n'è andato, per chi proprio non c'è stato e per chi c'è e so che continuerà ad esserci.
Piango e lascio che la mia mente vaghi dove vuole lei, è libera, tanto ormai non riesco più a fermare quel flusso di pensieri che mi inonda la mente.
"Non sono più niente per te, vero?" Una voce alle mie spalle che si siede sullo scalino, accanto a me.
Il mio cuore salta nel sentire quel nome, una sensazione di noatalgia s'impossessa di me.
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GUUYSS!
Okay, non faccio i soliti papiri di sempre.
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