Capitolo 32 - Generazioni a confronto -

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Il Patriota non riusciva a contenere la folla di Ajaccio in visibilio: lo circondava, innalzava inni e cori patriottici in suo nome.  Sventolavano le bandiere simbolo dell'indipendenza corsa: bianche con il moro sbendato al centro. Agli occhi di molti questa esaltazione poteva sembrare un semplice mezzo per conquistarsi il suo favore, per il patriota fu un idillio capace di fargli sciogliere il cuore per l’emozione.

Quante volte aveva sperato, invano, di poter udire il grido di riscatto, di libertà del suo amato popolo! Ed ora quel suo sogno, quasi infranto, gli si mostrava in tutta la sua dolcezza. Dovette alzare le braccia con fermezza per farli terminare.

- Cittadini e fratelli di Ajaccio - tuonò con la sua voce ancora possente e vigorosa - La vostra accoglienza mi rende orgoglioso di voi, sapevo che mi avreste accolto con tutti gli onori, devo ammettere, però che non ci speravo così tanto, credevo di trovarmi davanti gli occhi un popolo ormai privo di quella sua spinta ribelle che da sempre lo caratterizza, ma da quel che vedo, ciò non è accaduto con grande gioia per questi occhi stanchi! - esclamò enfasi toccante.

- Il nostro unico padre della Patria siete solo voi! - urlarono in coro la massa. Napoleone e il suo gruppo si erano uniti a quel grido di patriottismo e di stima. 

Giuseppe Fesch confessò sottovoce, trepidante - Avevo poco più di 5 anni quando lo vidi la prima volta, il mio ricordo era sempre sfumato e lontano, ma ora che lo rivedo, seppur con qualche acciacco e ruga di troppo, la sua immagine è più nitida e lucente che mai! - Sembrava che avesse assistito ad un’apparizione mariana. 

- Almeno voi avete avuto questa fortuna! - emise Napoleone - Noi tre invece non lo abbiamo mai visto, per anni abbiamo immaginato la sua figura, basandoci sulle stampe, sui racconti e sulle storie che ci venivano esposte negli anni dai nostri genitori e concittadini, questa è la prima volta che lo guardo dal vivo - aggiunse alla fine con gli occhi brillanti per l'emozione, per l'ambizione: finalmente avrebbe potuto realizzare il suo progetto per la sua città e la sua isola, con Paoli al suo fianco.

Quando la calma fu ripristinata un uomo si alzò in piedi per esporre la sua idea di nominare Paoli seduta stante vicegovernatore, presidente dell’Assemblea dell’isola e della guardia nazionale.

Tutti approvarono immediatamente la sua proposta e passarono ai voti dell'intera l’Assemblea, in quel caso costituita dalla quasi totalità della popolazione, senza dare al povero patriota il tempo di rispondere o di controbattere. Tutti, per alzata di mano, gli conferirono pieni poteri, sapevano molto bene i rischi di tale scelta, conoscevano altrettanto bene anche Paoli e potevano fidarsi di lui ciecamente.  

- Ma siamo sicuri di fare la cosa giusta? - chiese Luciano a Napoleone con tono ed espressione non molto convinti, non si fidava della troppa accondiscenza e disponibilità del Patriota - Non vorrei che tutto ciò ci si ritorca contro, abbiamo fatto tanto per costruire questo l’equilibrio

- Dubiti di Paoli? - sbottò Giuseppe.

- Non mi fido di un uomo che torna in patria dopo 20 anni ricevendo tutti gli onori e glorie - ammise Luciano.

Napoleone fissava sempre più intensamente il Patriota, il quale si era seduto sullo scranno come se fosse un trono reale, spostò gli occhi grigi verso il fratello - Diamogli fiducia, Luciano e poi vediamo cosa succede - espose con un accento di sfida, sogghignando.

- Nabulio! Luciano! - li rimproverò sottovoce Giuseppe, infastidito da quelle insinuazioni non molto gentili nei confronti di un uomo che aveva sofferto la lontananza dalla sua patria - Anche in un’occasione come questa dovete fare i sospettosi! Rilassatevi e godetevi il momento...

- È ciò che sto facendo Giuseppe - gli fece notare Napoleone con una fragorosa risata - Mi sembri tu quello teso o sbaglio?

- Sempre il solito! - borbottò Giuseppe non riuscendo a trattenere un sorriso e gli diede una pacca d'intesa sulla spalla.

L'Uomo Fatale [In revisione]Where stories live. Discover now