{AoKise}

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-È tutto qui?- chiese il biondo, affatto convinto da quello che aveva udito, con un espressione alquanto seccata, per non dire propriamente irritata e seria, cosa strana per lui che in genere appariva sempre così spensierato e luminoso, tanto da avere quasi un aurea di luce tutt'attorno.
Ryouta guardava il volto del compagno mentre quest'ultimo si dipingeva di un più che palese carminio sulle guance e sul ponte del naso, un poco nascosto dalla tonalità caramello della sua pelle.
I suoi occhi oro taglienti lo scrutavano con un che di rimprovero, cosí tanto in silenzio che potevano sentirsi solo le cicale rumorose in sottofondo.

-Mi hai evitato per quasi due settimane, facendomi pensare di aver fatto qualcosa di sbagliato per farti arrabbiare o robe del genere e...-
-Ti avevo già detto che non era colpa tua!- urlò a tutt'ad un tratto il blu, interrompendolo con foga e mettendo su un espressione quasi disperata, aprendo entrambe le mani ed agitando un poco le braccia, ancora più imbarazzato di prima, arrivando persino ad abbassare il capo e grattarsi il collo per esso.
-...E tu mi dici che il motivo è questo?- riprese invece Ryouta -Che non volevi starmi vicino o, in ogni caso, stare proprio da solo in mia compagnia perché non ti sentivi normale? Perché avresti dovuto stare con una ragazza e non essere gay?... Stai scherzando, vero?-
-O-ohi! Calmati... Non urlare!-
-Non urlare un corno!- gli occhi oro del biondo lo fulminarono, velenosi, pietrificando il secondo Ace sul posto -Adesso mi stai ad ascoltare, Aomine Daiki-

Kise era palesemente furibondo.
Il suo tono, il fatto che lo avesse chiamato per nome e cognome e non per il generale ed affettuoso 'Aominecchi' la diceva cosí lunga su quello che lui provava che il nominato boccheggiò come un pesce fuor d'acqua, deglutendo, aprendo e chiudendo bocca senza emettere alcun suono.
Il biondo faceva paura da arrabbiato, no, anzi, il biondo terrorizzava a morte quando era arrabbiato, proprio perché in genere era calmo ed allegro.

-Prima di tutto. Se temevi di essere gay, in partenza, dovevi evitare di venire a letto con me ripetutamente. Una cosa è una volta, una cosa due... Dopo una decina, mi sembra che dovresti essere abbastanza a conoscenza di quello che stai facendo. E di quello che vuoi, soprattutto. - Kise distolse lo sguardo, battendo delicatamente i polpastrelli della mano sinistra sul suo braccio destro - Non ho un paio di tette ed una vagina, credo sia ovvio anche per un cieco od un tonto.
Se per te era solo un esperimento, okay, me ne sarei fatto una ragione, mi avrebbe ferito molto, lo ammetto, però lo avrei capito. Ma a quanto pare, non è così... piuttosto, temi di non essere normale-
Ryouta prese brevemente fiato, facendo una pausa cortissima, non dando tempo all'altro di sussurrare anche solo una lettera.

-Sul serio. È la ragione più stupida che potessi mai darmi. Credi davvero di essere una persona normale? A casa mia, essere normale, significa stare nella massa e mimetizzarvisi, quasi sparire in essa. Significa essere uno che segue le masse e che continuerà a seguirle, che non brillerà mai di luce propria. Mi dispiace dirtelo, ma tra il tuo talento quasi anormale nel Basket e tutto, tu non lo sei affatto, normale, in partenza. Anzi, neanche mi dispiace. Affatto. - il biondo tornò a guardare il blu, con un che di parzialmente sofferente, qualcosa che non si sarebbe aspettato.
Aomine avrebbe immaginato piuttosto ancora più rabbia... O una freddezza, o un che di distante, perfino, certamente non il dolore.
Daiki fece un passo, due, in avanti, afferrando il polso al partner.
- Affatto. - ripeté Ryouta, riscuotendosi, liberandosi dalla stretta con un gesto secco, arrossendo di punto in bianco e girandosi di spalle, cosí da non vederlo più, mordendosi il labbro inferiore - Perché se lo fossi, probabilmente non ti avrei mai incontrato, non avrei mai avuto la passione per lo sport che entrambi amiamo ed altrettanto probabilmente starei sprecando la mia vita a cercare qualcosa senza mai capire cosa di preciso. E io non mi pento minimamente di essermi innamorato di te per quello che sei. Quindi sì. È meglio non essere normali.-
La voce di Kise si incrinò alle ultime parole, diventando amara, condita perlopiù da un lieve singhiozzo.

È meglio non essere normali - AoKise Место, где живут истории. Откройте их для себя