Le presentazioni vennero fatte nella serra, dove era stato preparato del tè. La pioggia sferzava sulla cupola vetrata che proteggeva il vivaio, e l'oscurità era scacciata da poche luci tremolanti. Coleen cercava di ignorare i brividi che la percorrevano mentre attraversava il selciato, ma non poteva fare a meno di chiedersi perché, di tutti i luoghi dell'Istituto, Fraya avesse scelto proprio quello, soprattutto di sera e con una tempesta in corso. Ma la rettrice amava essere teatrale. Coleen rifiutò cortesemente la tazza di tè fumante che le era stata offerta da una cameriera, e si concentrò sulle sei figure in fondo alla stanza. I Thamieli non portavano corazze come gli Uomini Grigi, erano tutti avvolti in mantelli scuri, e da quello che poté notare Coleen, non portavano né armi né armature... almeno in apparenza. I loro volti erano nascosti sotto un cappuccio e la penombra della serra non permetteva di scorgere nulla. Uno di loro si fece avanti scoprendo il capo, e sarebbe potuto benissimo passare per umano, se non fosse stato per la rigidità dei lineamenti e la stazza. Era straordinariamente grande, in confronto a lui Fraya sembrava un fuscello. La rettrice lo presentò come Sanim, figlio di Barqel. Quando parlò, Coleen tentò di nascondere un sussulto. "Principessa" abbassò leggermente il capo, ma il gesto di riverenza risultò più meccanico che autentico. "Volevo informarvi personalmente dei nostri spostamenti e concordare con voi alcune precauzioni." Coleen annuii piano facendogli cenno di andare avanti, la voce profonda del mezzo demone continuò. "La vostra sicurezza all'Interno dell'Istituto è affidata agli Uomini Grigi, mentre il pattugliamento della tenuta e dei suoi confini è di nostra competenza. Per questo voglio invitarla a ridurre al minimo le uscite non strettamente necessarie". Non sarebbe stato difficile, pensò Coleen, già normalmente non le era consentito uscire fuori dalla tenuta più di una o due volte alla settimana. Era quasi un sollievo sapere che non avrebbe avuto troppo a che fare con quelle creature sinistre. "Come ulteriore precauzione il suo corpo personale di guardia sarà affiancato da uno dei miei uomini". Un ragazzo dalla pelle olivastra si fece in avanti prodigandosi in un profondo inchino. I suoi occhi a mandorla furono incorniciati da un sorrisetto quando Coleen ricambiò il gesto piegando in avanti il capo. "Rodan rimarrà con voi costantemente in modo che la vostra sicurezza venga garantita nel migliore dei modi" continuò Sanim, e nonostante si stesse rivolgendo a Coleen, i suoi occhi si posarono dietro di lei. Senza bisogno di girarsi la principessa sapeva che erano rivolti verso i due Uomini Grigi che si trovavano alle sue spalle. Le orecchie le iniziarono a ronzare, e una sensazione di nausea si impadronì di lei. "È un onore per me principessa" disse Rodan senza staccarsi dalla faccia l'ombra di un sorriso. A Coleen venne voglia di tirargli qualcosa per cancellare l'espressione divertita che le aveva rivolto. L'ultima cosa che voleva era essere controllata da un demone tutto il giorno. Era stata in grado di gestire gli Uomini Grigi, ma un Thamieli era tutta un'altra storia. Coleen lanciò un'occhiata al colonnello, che ricambiò con uno sguardo rassegnato. Non c'era niente che potessero fare. "Molto bene allora, c'è dell'altro?" chiese rivolgendosi all'omone davanti a lei, che rimase in silenzio, sottintendendo una risposta negativa. "Vi sono grata per il vostro lavoro." continuò lanciando un'occhiata alle figure dietro Sanim, i cui volti erano ancora nascosti. "Se ci dovessero essere ulteriori cambiamenti vorrei esserne subito informata" disse infine congedandosi. Non si voltò indietro nemmeno una volta mentre si dirigeva verso la sua stanza, sapeva che lui la seguiva senza aver bisogno di sentirlo. Le rampe di scale sembravano non finire mai, e più cresceva l'impazienza di Coleen, più la nausea le serrava la gola. Quando finalmente raggiunse il corridoio aumentò leggermente il passo. Aveva già la mano sulla maniglia, ma prima che potesse entrare il demone si fiondò all'interno. Coleen trasalì sbigottita, non solo perché era entrato senza alcun avviso, ma soprattutto perché l'aveva fatto attraversando la porta come fosse acqua. La confusione e lo sconcerto furono subito spazzati via da un urlo proveniente dalla stanza. Coleen e le due Guardie Grigie si precipitarono all'interno. Nethel era immobilizzata a terra, mentre Rodan la sovrastava puntandole alla gola una lama sottile. La ragazza era immobile con gli occhi serrati, il volto sbiancato per la paura. Cercava di tenere a freno il tremore del suo corpo, con l'angoscia che un movimento sbagliato avrebbe potuto far scattare il pugnale che le minacciava la giugulare. Coleen rimase esterrefatta, e prima che le guardie potessero fermarla si scaraventò verso il demone. "Cosa diavolo stai facendo?! Toglile le mani di dosso" urlò fuori di sé mentre una guardia la afferrava. Rodan la guardò confuso, e fece passare il suo sguardo da Coleen a Nethel un paio di volte prima di alzarsi da terra. Doveva aver capito di aver fatto un errore, perché tentò di riavvicinarsi a Nethel per aiutarla a rialzarsi, ma la principessa fu più veloce di lui, e sgusciando dalla presa dell'Uomo Grigio, gli si parò davanti. "Tu!!" disse sibilando, gli occhi lucidi "Non provare mai più a fare una cosa del genere" delle improvvise vertigini la costrinsero ad appoggiarsi alla parete. Il mondo attorno a lei iniziò a vorticare sempre più forte, e la nausea ritornò a minacciarle la gola. Quando Rodan capì che non avrebbe aggiunto altro si ritrasse piano, quasi mortificato, ed uscì dalla stanza in silenzio, seguito dalle Guardie Grigie. Passarono alcuni momenti prima che Coleen riacquistasse lucidità. Con gentilezza si chinò verso Nethel, ancora a terra tremante. "Mi dispiace così tanto Neth" disse aiutandola ad alzarsi. La fece sedere sul letto, e si mise di fianco a lei. "Ho sentito delle cameriere che parlavano dell'arrivo di un gruppo di Thamieli" iniziò la ragazza deglutendo piano "Ero venuta per chiederti se sapevi qualcosa, ma direi che la risposta che ho ottenuto ora è più che sufficiente" rise cupamente. Il suo volto stava già riacquistando un po' di colore. Fuori dalla finestra la tempesta era cessata, ma il cielo era ancora illuminato in lontananza da fugaci lampi sfavillanti. Coleen si massaggiò piano le tempie, lasciandosi cadere a pancia in su sulle coperte. "è assurdo" borbottò piano scuotendo la testa. "Si vede che la situazione si sta facendo davvero seria" disse Neth pensierosa dirigendosi verso lo scrittoio di mogano dall'altra parte della stanza. Prese carta e penna e si mise a scrivere. "Che fai?" chiese Coleen ancora sdraiata, la penna di Nethel scorreva veloce sul foglio, quasi trafelata. La ragazza spaventata di pochi minuti prima aveva lasciato il posto alla solita Nethel, risoluta e autorevole. "Scrivo a mia madre" disse dopo alcuni secondi. Piegò il pezzo di carta e lo inserì in una busta candida, Coleen non sapeva perché sul suo scrittoio ci fosse il necessario per scrivere una lettera, molto di rado le era necessario comunicare con qualcuno in quel modo. "L'ultima volta che mi ha scritto non ha accennato a una tale situazione, voglio vederci chiaro. Ci stanno tenendo all'oscuro di qualcosa, ne sono sicura." Questa volta Coleen si tirò su a sedere, fissando l'amica. Lo sapeva anche lei, non le stavano dicendo tutto. Probabilmente la situazione era molto più grave di quello che sospettavano.  Ma era la stessa natura dell'Istituto a esigere che loro sapessero poco o nulla: dovevano essere tenute in salvo dagli sconvolgimenti del mondo esterno, per crescere sane e perfette. Ed era proprio per questo che Nethel non avrebbe ricevuto una risposta esaustiva, lo sapevano entrambe. 

Regalia of ruinationDonde viven las historias. Descúbrelo ahora