Connor x Female Reader

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Ancora il caso non era stato risolto, eppure erano oramai passate le due di notte e sembravi quasi non poterne più. In quanto a Connor, beh lui era una macchina, non era stato programmato per stancarsi.
Uscisti dalla casa, stanca, per andarti a sedere sulle scale che davano sul vialetto. Alcuni agenti bloccavano ancora la scena del delitto al pubblico, anche se effettivamente non molta gente si aggirava per la città a quell'ora e soprattutto in quella zona.
La voce di Connor all'interno della casa ti mise sull'attenti.
«Agente (t/c)?» chiese. Evidentemente non avendoti più vista all'interno della dimora adesso ti stava cercando.
«Sono qui Connor!» esclamasti sporgendoti appena verso la porta d'ingresso aperta, in modo tale che ti vedesse. In pochi istanti era già dietro di te, intento ad aggiustarsi la cravatta.
«Novità?» chiedesti un po' annoiata, poggiando la guancia contro il palmo della mano e tornando fissare la strada mal illuminata.
L'androide scosse la testa «Negativo» un po' di rammarico nel suo tono di voce, giusto per farti capire che gli dispiaceva non poterti riferire nulla di nuovo.
Ti stringesti le spalle «Non ti preoccupare, torneremo più tardi. Io non ne posso più di stare qui» dicesti, per poi sbattere i denti dal freddo. Nel frattempo l'umidità della notte ti stava congelando le ossa. Non ci volle troppo prima che una grossa giacca calda e accogliente ti circondasse le spalle.
Ti voltasti sorpresa verso Connor, il quale ti osservò a sua volta «Non può rischiare di prendere freddo, oppure si ammalerà» disse, per poi porgerti la mano «Le serve aiuto per alzarsi?».
Sapevi di non averne, ma l'afferrasti ugualmente, per gentilezza. La mano dell'androide era grande, molto più della tua e per un attimo ti sentisti piccola piccola stretta nella sua giacca.
«Grazie Connor».
«Si figuri» la sua voce tranquilla, sempre piatta, in qualche modo ti dava conforto. Ma nulla di strano, lui era stato progettato proprio per questo scopo.

La pattuglia di polizia finalmente decise che per quella sera le indagini erano concluse. Grazie a Connor eravate riusciti ad individuare il sangue di un deviante e l'arma del delitto. Purtroppo l'androide ribelle era riuscito a scappare e per questo eravate tutti un po' amareggiati, Connor in primo luogo.
Infatti al ritorno, mentre ti riaccompagnava a casa sembrava parecchio pensieroso. Non che tu riuscissi a percepire emozioni sul suo viso, ma Connor spesso provava a interagire con te, invece quella volta non osava aprire bocca.
«Non fartene una colpa, hanno rinvenuto il cadavere troppo tardi. Non potevi farci niente».
Ma l'androide non sembrava rassicurato da quelle parole. Quasi come se fosse rinchiuso nei propri pensieri.
Provasti a far finta di nulla, ma era più forte di te provare ad aiutare il prossimo. Del resto, se eri un poliziotto era anche per questo motivo.
Lentamente poggiasti una mano sulla spalla di Connor, facendo sussultare quast'ultimo. Per un attimo il suo led diventò giallo, finché non sbatté un paio di volte le palpebre e non si voltò per guardarti.
«Connor, la missione non è ancora finita. Quando torneremo lì, la porteremo al termine» stringesti più forte la spalla del moro «Insieme» un sorriso rassicurante ti nacque in volto. Non sapevi quanto questo potesse influire su un androide, ma appena lo vedesti più sereno e ricambiare il tuo sorriso, qualcosa in te mutò. Forse il battito del tuo cuore o il calore sulle tue gote. Eri un fuoco in quel momento a causa delle reazione inaspettata del tuo collega. Avevi sempre pensato che Connor fosse bello, ma quando mostrava delle reazioni quasi umane, ti piaceva ancora di più.
«Sì, agente (t/c), credo in noi» affermò tornando a fissare la strada.
Anche tu riportasti lo sguardo altrove, dandoti della sciocca per esserti fatta strane idee su un androide. In fondo era stato creato di proposito così, in modo tale che fosse più piacevole agli occhi degli umani.

Stringesti la giacca che Connor ti aveva dato precedentemente, un po' amareggiata. Eppure era veramente speciale quell'androide. Il fatto che non potesse provare sentimenti ti feriva parecchio.
Ma scacciasti via quel pensiero, provando a bloccare qualsiasi interesse prima che fosse troppo tardi. "Innamorarmi di una macchina? Mai!" pensasti, mentre quest'ultima posteggiava. Eravate arrivati a destinazione.
«Eccoci a casa sua, agente (t/n)» ti informò Connor facendoti tornare alla realtà. Un po' spaesata guardasti prima la casa e poi l'androide, bello ed educato come sempre.
Ma non riuscivi ad afferrare la maniglia «Connor... Dammi pure del tu quando non siamo in servizio» dicesti togliendoti la giacca per ridargliela.
«Come desideri» rispose rapido.
Fece per afferrare la giacca, ma tu ritraesti la mano, quasi senza volerlo. Sia tu che Connor ne rimaneste sorpresi.
«Ecco... Connor tu, non provi per davvero alcuna emozione?» chiedesti. Sapevi già che era una domanda stupida, perché eri cosciente del fatto che Connor fosse una macchina. Però da quando si erano manifestati casi di androidi ribelli, l'idea che questi ultimi potessero provare sentimenti e vivere una vita propria, si era insinuata nella tua mente.
«Posso simulare emozioni, i rapporti con gli umani e alcuni pensieri» rispose rimettendo le mani sul volente e picchiettando le dita su quest'ultimo.
«No Connor, quello che voglio dire io è... Ogni tanto ti capita mai di provare emozioni? Come ad esempio affetto o... Paura...» scrollasti le spalle «insomma, cose così».
Il moro ti guardò perplesso «Mi stai chiedendo se mi comporto o ragiono come un deviante?» chiese.
Ti rendesti conto che effettivamente era quello che stavi facendo.
«... Hai ragione, che domanda stupida» affermasti passandogli la giacca che lui, un po' esitante, prese «ora è meglio che vad-» ma lui interruppe le tue parole.
«Fa freddo fuori, forse dovresti portare questa con te» disse l'androide porgendoti nuovamente la giacca.
Non volevi, non volevi davvero, ma questi gesti da parte del bruno ti facevano sempre emozionare e sentire felice. Dentro di te speravi si comportasse così perché ti voleva bene, ma in verità era solo stato programmato per essere così.
Rifiutasti.
«Almeno lasciami accompagnarti alla porta, così per questo breve tratto non prenderai freddo» disse. Non ti diede nemmeno il tempo di rifiutare, che era già uscito dal veicolo.
Tu e lui lavoravate insieme già da un paio di mesi e lui era sempre stato testardo quando si trattava di seguire il caso. Ma quella volta era stato insistente per un altro motivo. Era strano ma per te era tutto a causa del suo programma.
Lo seguisti fuori dall'auto e lui ti avvolse con la sua giacca, mentre ti accompagnava verso la porta.
Una volta giunti davanti all'ingresso, rimaneste a fissarvi.
«Grazie Connor, anche se non ce n'era bisogno» mormorasti scrollandoti la sua giacca di dosso e porgendogliela. Lui poggiò la sua mano sulla tua mentre afferrava l'indumento e rimaneste con le mani congiunte per qualche istante.
«È stato un piacere per me» ti sorrise dolcemente.
E a quel punto ti chiedesti cosa sarebbe successo se lo avessi baciato. Il suo sistema avrebbe previsto anche quello?
Alla fine non ti importava cosa sarebbe successo dopo, perché se era realmente un androide privo di sentimenti la cosa non lo avrebbe toccato minimamente. E poi nessuno vi avrebbe visti.
Così ti sporgesti, mettendoti in punta di piedi, e lentamente poggiasti le tue labbra sulle sue. Erano veramente morbide, a differenza di quello che credevi.
Connor non ricambiò il bacio, ma nemmeno si staccò.
Durò pochi istanti e quando ti scostasti, vedesti la sorpresa sul viso dell'androide, come se non sapesse realmente come comportarsi in quel momento.
Tu eri ancora in imbarazzo, ma trovavi sconvolgente il fatto che Connor sembrasse spiazzato.
«Scusami Connor... Lo so che non avrei dovuto... » la mano di Connor si poggiò sulla tua guancia e ti invitò a sollevare il viso per poterlo guardare in faccia. Sembrava implorarti con lo sguardo e le sue guance erano blu in quel momento.
«Non scusarti... È stato... Bello» mormorò. Ancora una volta il suo led stava lampeggiando di giallo.
Il suo guardo confuso vagò dai tuoi occhi alle tue labbra un paio di volte, finché non ebbe il coraggio di chiedere «P-possiamo rifarlo?». Era in imbarazzo ora, quasi quanto te.
Annuisti rimettendoti in punta di piedi, mentre lui ti incorniciava il viso con le mani e tu gli circondavi le spalle, nel frattempo la giacca era scivolata per terra.
Chiudeste gli occhi e assaporaste il vostro secondo bacio, questa volta più deciso, più intenso.
Connor non era sicuro di ciò che faceva, nel suo programma non c'era molto al riguardo. Perché si sentiva un vortice negli ingranaggi? E perché si sentiva così felice e sereno?
Era strano, un miscuglio di strane sensazioni mai provate prima lo stava travolgendo. Era anche spaventato.
Dopo un po' tornaste a guardarvi e notasti l'espressione preoccupata di Connor.
«Tutto ok?» chiedesti accarezzandogli la guancia.
«Non lo so... È strano, non mi sono mai sentito così prima» mormorò toccandosi la tempia.
«Ed è tanto male ciò che provi?».
Lui scosse la testa e ti fissò, rilassando l'espressione del suo viso «No, anzi... È piacevole» mormorò, scostandoti una ciocca di capelli dalla fronte «pensi sia questo che provano i devianti?».
Scuotesti la testa «Non saprei... Ma loro sono creature che sognano una vita tutta loro e provano sentimenti. Hanno paura di morire e si legano a qualcuno. Tu cosa provi Connor?» chiedesti, scrutando il suo viso con curiosità, per riuscire a capirlo.
«Io...» il led divenne rosso e lui sbatté più volte le palpebre, mentre il suo viso si corrugava in un'espressione combattuta «i-io penso di provare qualcosa... Affetto? Amore? Ho paura (t/n)... Cosa mi sta accadendo?» ti chiese preoccupato, ma tu lo abbracciasti, provando a confortarlo.
«Shh... Sei solo cosciente di quello che ti circonda, di quello che provi... Come sospettavo, tu non sei solo una macchina, Connor».
Il moro esitò prima di ricambiare la tua stretta, ma subito dopo lo fece, incastrando la faccia nell'incavo del tuo collo.
«Sono un deviante quindi?» domandò.
«Sarai quello che desideri essere» rispondesti stringendoti di più a lui.
«Io voglio essere... Felice al tuo fianco (t/n)» mormorò un po' insicuro, ma la cosa ti fece sorridere dalla felicità.
«E lo sarai Connor, lo saremo. Però dobbiamo trovare un modo per far sì che ciò accada».
L'androide si scostò appena da te per poterti guardare in faccia, mentre le sue mani cercavano le tue «Intendi trovare un rifugio?».
«Gli androidi che scappano vanno da qualche parte... Basta capire dove vanno e scapperemo da loro» spiegasti, non troppo sicura delle tue parole.
«Ma è troppo rischioso, non voglio che ti accada niente» disse un po' combattuto, mentre faceva intrecciare le sue dita con le tue.
Tu gli sorridesti «Non mi importa finché sono con te... Sei l'unica cosa bella che finalmente mi è capitata dopo anni» mormorasti mentre lo guardavi con gli occhi luccicanti «preferisco amarti liberamente, piuttosto che continuare a vivere così, nella noia più totale».
Connor ti sorrise, un sorriso che ti rassicurava sul fatto che tutto sarebbe andato per il meglio.

Così raggiungeste la prima fermata che trovaste, aspettando l'autobus che vi avrebbe portato il più lontano possibile da lì. Connor non ti lasciò nemmeno per un secondo la mano. Eravate entrambi tesi e preoccupati, ma la speranza che forse in futuro sareste stati liberi troneggiava su tutto.
Il futuro non vi metteva poi tanta paura, perché sapevate che se foste rimasti insieme, niente e nessuno sarebbe riuscito a intimorirvi.

È la prima Os su Connor che scrivo, quindi non so quanto bella sia uscita... Più avanti è probabile che ne scriva altre.
Spero quindi che sia stata di vostro gradimento.
Alla prossima os!

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