2, Lucy

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Cassie è una comunicatrice sin da ragazzina, da quando suo padre è morto, lei ha preso le redini

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Cassie è una comunicatrice sin da ragazzina, da quando suo padre è morto, lei ha preso le redini. Non mi ha mai parlato tanto di lui, né di sua madre, da quel lato è sempre stata misteriosa. So per certo che ha più di un fratello, la non me ne ha mai presentato uno. Parliamo di altre cose, di molte cose:
Conosce tantissime nozioni, è una buona maestra; sa come svuotate un caricatore di proiettili di legno su un vampiro senza però ucciderlo. Sa farsi dire le cose. È una tosta, Cassie, le voglio molto bene e ho bisogno di lei.

Ma quando mi sveglio, nel mio letto, più stanco di quando ci sono entrato, e bagnato dalle lacrime, so subito che sono solo.
Voltandomi lei non c'è, il letto è intatto e il suo profumo è inesistente. È tutto troppo in ordine, troppo da me.
Decido di non abbattermi, ma è strano che lei non mi abbia detto nulla: incrocio le braccia e penso, alla nostra ultima conversazione:

Io ero stanco dopo una giornata di lavoro, Charlie era al tavolo della cucina a fare colazione con i suoi cereali preferiti e sua madre al suo fianco.
-Ehi amore, vieni siediti. Com'è andata? Sei un po' sfatto- mi dice con un tenero sorriso, alzandosi e prendendo anche per me una ciotola. Mi siedo al mio posto, sulla sedia spaiata col cuscino azzurro.
Mi verso in una tazza il tè caldo e nella ciotola il latte tiepido. Ho fame ma, ho forse più sonno. Mi verso i cereali.
Lei, guarda il cellulare, si acciglia, incredula, poi fissa il vuoto, sospirando e torna a sorriderci.
-Tutto okay?- le chiedo dopo aver finito ciò che avevo in bocca.
-Sì... Ehm, niente di ché, non preoccuparti, Lex-
-Quando fai quella faccia mi preoccupo... Sicura vada tutto bene?-
Le mi prende la mano. -Sei stanco, vedo capre per asini, mangia poi vai a letto, io porto Charlie a scuola e ti raggiungo, poi se dovessi essere ancora preoccupato per me, ne parleremo- poi sorride. -Per ora, nerd, finisci o domani sta sera non ti reggi in piedi...-
Si alza, prende Charlie tra le braccia, mi lasciano entrambe un bacio sulle guance, poi prima di uscire:
-Ehi Lex, senti, ricordami che quando torno, ti devo dire una cosa...-

Forse non era stato nulla quel messaggio ma
mi rendo conto che a quel punto la faccenda è più seria di quanto pensassi all'inizio.
Mi alzo, rifaccio velocemente il letto, mi lavo e mi vesto alla veloce, poi esco dalla stanza e vado a prendere Charlotte.
Lei è nella cameretta che disegna, tiro fuori le sue scarpette, gliele infilo e la faccio alzare:
-Amore, cerchiamo mamma- enuncio mentre le infilo il cappottino rosso.

Ho abbandonato la vita attiva per quella di ufficio, è vero, ma non ho dimenticato il brivido della caccia che ti percorre giù, giù fino in fondo alla schiena, l'eccitazione che ti fa capire che i giochi sono aperti. L'adrenalina che scorre e il fiato gelido della morte sul collo.
Devo trovare mia moglie o almeno capire che cosa stava succedendo.

A grandi passi percorro la casa e vicino alla cucina vi è lo sgabuzzino, dove controllo che ci sia ancora il mio borsone e che non manchi nulla: esso è piccolo ed angusto, accendo la luce e in un angolo, stranamente lucido, il mio borsone da lavoro e lo apro.
Al suo interno, tra l'acqua santa e i collari d'argento, vi è un bigliettino piegato accuratamente:

L'Avvocato del Diavolo - Lex Hunter Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora