𝕔𝕒𝕡𝕚𝕥𝕠𝕝𝕠 𝕢𝕦𝕚𝕟𝕕𝕚𝕔𝕚

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Ma ho la sensazione che sarà più complicato di quel che immagino o progetto. Al solo immaginare gli occhi scarlatti della mia cotta mi vengono i brividi.

Ripensando a tutte le volte in cui le sue mani mi hanno toccata mi viene nostalgia, ma anche disgusto. Non dico che mi dispiaccia, solo che la sua vecchia reazione alla mia domanda mi ha incusso molta paura e insicurezza.

Non voglio più pensare a lui, non voglio più riservargli un posto nel mio cuore. Vorrei essere semplicemente capace di tagliarlo fuori dalla mia vita, di non vederlo più come prima, ma non riesco. Vorrei ma non voglio allo stesso tempo.

Delle piccole lacrime si formano ai lati dei miei occhi, cadendo con una lentezza straziante lungo le guance, che ti tingono di rosso. Forse a causa del pianto, o anche a causa della brezza fresca della sera. Le mie mani tremano, torturando i bordi della gonna della divisa scolastica, creando delle piccole pieghe che avrei sistemato appena tornata a casa con il ferro da stiro.

Non mi preoccupo neanche di trattenere i singhiozzi, tanto la strada è completamente desolata, fatta eccezione per una persona, che preferirei evitare, ma il destino a quanto pare non condivide la mia idea e vuole che le cose peggiorino.

Voglio fermare il mio pianto, voglio andarmene da qui e correre lontano, dove nessuno mi conosce, ma le mie gambe sono troppo deboli per assecondare i miei movimenti, e non mi sposto di una virgola. Al contrario, Bakugo si avvicina a me, e appoggia delicatamente una mano sulla mia guancia, asciugandomi una lacrima che scorre lungo la pelle irritata della mia guancia. Con un movimento spontaneo e neanche pensato, schiaffeggio la sua mano, interrompendo il nostro contatto.

- Cosa vuoi? - chiedo aspra, fissando con disgusto il suo viso. In questo momento vorrei tanto che si inginocchiasse e mi chiedesse perdono, ma non lo farebbe neanche sotto tortura conoscendolo.

-Parlarti, cazzo. -

- E dimmi, di cosa dovremmo parlare? - dico, incrociando le braccia sotto al seno, appoggiando una spalla al muro di un condominio, bilanciando tutto il peso su una gamba, aspettando che cominciasse il suo discorso inutile e ripetitivo.

- Cristo, non comportarti come se l'avessi fatta impossibile da risolvere. - sbuffa innervosito, grattandosi il collo, lasciato in bella vista dalla maglia a maniche corte nera che porta spesso quando si allena.

- Oh no tranquillo, non mi hai sputato in faccia i tuoi pensieri, dicendomi che non hai tempo per queste sciocchezze, dopo avermi illusa per bene. Tutti i tuoi insulti, che ho dovuto sopportare, tutte le tue prese per il culo, cazzo! - gli sbraito contro, fregandomene se gli abitanti di quella via stessero dormendo - Ma tranquillo, dopotutto sono solo io che devo sopportare i tuoi sbalzi d'umore, i tuoi insulti, le tue fesserie. -

- Dio mio, TN, lo sai che lo faccio con tutti! Perché te la prendi tanto! -

- Perché io ci credevo! Io credevo che tu potessi diventare meglio di così, che tu, nel cuor tuo, lo fossi già! - confesso, premendo con forza la stoffa posta sopra il cuore - Ma a quanto pare, sei un caso perso, cieco di orgoglio e gloria! -

Sinceramente, urlargli contro tutta quella roba, mi ha svuotato da tutti i miei pensieri e problemi riguardanti il biondo. Sono cosciente del fatto che non mi abbia tradito o fatto altro, anche perché non siamo mai stati insieme, ma la sua possessività nei miei confronti diventa soffocante, e non sono in grado di sopportarla ancora.

- Ora sto insieme a Shouto, e gradirei che tu non mi rivolgessi più la parola. - confesso, calmandomi e sistemandomi la divisa scolastica - Cerca qualcun'altra pronta alla tua possessività malata e il tuo autocontrollo sfasato.

Bastarda In Due ||bakugo×reader||Where stories live. Discover now