𝕔𝕒𝕡𝕚𝕥𝕠𝕝𝕠 𝕕𝕠𝕕𝕚𝕔𝕚

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Inizio a prepararmi per l'appuntamento con Bakugo.

Sono così emozionata, non vedo l'ora di rivederlo, sento una leggera nostalgia (anche se l'ultima volta che ci siamo incontrati è stato due giorni fa) nei suoi confronti.
Forse è il silenzio in casa che mi fa ardentemente desiderare di uscire e mandare a quel paese tutti i fessi che condividono con me l'appartamento.

Credo di essermi presa una cotta per lui. Con lui mi sento bene, a mio agio. Sì a volte è irritante ed è troppo sfacciato, tipo ciò che ha fatto il momento prima che io uscissi da casa sua.

Finito di prepararmi afferro la borsetta e il cellulare, infilo i miei stivaletti bianchi preferiti (che ho scoperto che ogni tanto Ochako mi ruba) ed esco di casa senza salutare i miei genitori.

Da quel giorno a casa di Bakugo non ho più parlato con i miei, sia a causa del loro lavoro, che li costringe a stare per la maggior parte del tempo fuori casa.

Stare con mia sorella invece è stato abbastanza imbarazzante, lei sa come non mi vanno a genio i nostri genitori, ma la scenata che ho fatto l'ultima volta non ha saputo come prenderla, quindi ci siamo fermate a solo conversazioni corte e veloci.

- Oi te! - mi "saluta" Bakugo; gli sorrido e gli corro incontro.

- Ehi Bakugo come va? -

Lui risponde con un semplice bene e mi prende la mano portandomi in giro per le strade della nostra cittadina. Il calore che rilascia la sua mano era intenso, mi faceva venire i brividi lungo tutta la schiena e mi regalava un senso di leggerezza molto piacevole.
Sorrido a quel semplice gesto e cerco di mantenere il suo passo abbastanza veloce.

- Dove vuoi andare prima di tutto? - mi domanda, appena arriviamo al festival.

Indico le montagne russe e ci avviciniamo senza indugiare oltre. Paga lui, dopo un po' delle mie lamentele, i biglietti e saliamo sui sedili, uno affianco all'altro, e tiriamo giù la sbarra di sicurezza e dopo che la carrozza si è riempita di altri passeggeri partiamo.

Inizialmente il vagone parte lentamente, senza andare a una velocità discutibile, avvicinandoci alla prima salita.
Arrivati in cima si ferma un po' per prepararci a ciò che ci aspetta dopo. Per paura afferro la prima cosa che trovo, cioè la sua mano, e la stringo come se fosse un pezzo di slime. Forse gli ho fatto un po' male, ma non ha detto nulla e ha solo ricambiato la stretta cercando di tranquillizzarmi.

- Idiota, non agitarti, ci sono io. - sussurra proprio prima della disegna, distraendomi da tutta la paura che mi circola in corpo.

Per un istante il tempo sembra essersi fermato, con un nostro gioco di sguardi. I suoi occhi erano puntati nei miei, anche se il suo viso non era rivolto a me.
Invece i miei fissavano ogni suo lineamento, cercando di fotografare la sua bellissima espressione rilassata e rassicurante.

Ovviamente il fatto che il tempo sembrasse stoppato era tutta un'illusione, perché i suoi capelli, sparati in tutte le direzioni, volarono all'indietro scoprendo la sua fronte. Le mie due treccine scivolarono assecondando la direzione spedita della carrozza, che viaggiava lunga la discesa quasi dritta. Aspetta quel cretino sta ridendo mentre io urlo a morte?

Finito il giro scendiamo e mi sistemo dei ciuffi di capelli, che per via del vento erano volati fuori dalle trecce, dietro l'orecchio.

Proviamo diverse attrazioni, tra cui i Calci in culo o altro, per poi finire magicamente davanti alla ruota panoramica, come nei film romantici. E che fai, ad un appuntamento te ne privi? Ovvio che no!

- Non avrei dovuto affidarti al bastardo. - dice tutto d'un tratto, mentre io sono intenta ad osservare gli edifici che illuminano la città giapponese.

Bastarda In Due ||bakugo×reader||Where stories live. Discover now