Capitolo 1

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3 mesi prima

ALISHA

«Buongiorno, Capitano. Sono Alisha Marshall-Finn» mi presento con il classico timore reverenziale. «Buongiorno. Prego, si sieda» mi invita con un cenno della mano a prendere posto di fronte a lui. Oggi è il grande giorno: il primo del mio nuovo lavoro, alle dipendenze del Comandante Philip Pulaski. Il suo ufficio è davvero maestoso, con ampie vetrate a vista sul parco, un angolo arredato a salottino e un'immensa scrivania dietro la quale troneggia un uomo sulla cinquantina, dai capelli brizzolati e dal cipiglio serio. Per fortuna sono seduta, ho le gambe che mi tremano e il cuore mi batte a mille, sono agitata perché voglio fare buona impressione. Passo le mani nervosamente sulle gambe per asciugare i palmi sudati.
«Ho visto il suo corso di studi e mi complimento per gli ottimi risultati» si ferma, incrociando le dita sopra la scrivania. Sono uscita con il massimo dei voti dal bachelor [1]in giustizia penale e criminologia. Mi guarda cupo, ma poi un timido sorriso incurva verso l'alto le sue labbra. «Ottimo il corso in polizia nonché le referenze presso la Reyes Investigation. Non sono sorpreso che abbia superato la selezione come investigatore della omicidi ma sono stupito che ha scelto il nostro Dipartimento da San Francisco. Lei è la nostra investigatrice più giovane» afferma, scrutandomi serio. «Grazie, signore. Ho sempre avuto un debole per New York», accenno un piccolo sorriso. «E a breve mi raggiungerà mio fratello che studierà alla New York University».
«Bene. Nel mio dipartimento ci sono poche e semplici regole da seguire. Uno», conta con il pollice, «gli orari sono dalle otto del mattino alle sei di sera. Di notte invece ci saranno i turni per la reperibilità. Due», alza l’indice, «niente relazioni tra colleghi. Tre: sincerità e onestà. Il benessere della città viene prima di qualsiasi cosa. Chi fa questo lavoro è come se prendesse moglie, o nel suo caso marito, deve amarlo ed essergli fedele. Tutto chiaro?» chiede mostrando la mano con le tre dita ancora alzate.
«Sì, signore» confermo.
«Verrà affiancata dal Detective John McGregor. Visto che questo è il suo primo incarico da detective della omicidi le farà da mentore. È in gamba, tanto che collabora di tanto in tanto con la squadra antidroga dell’FBI. Ha molto da imparare da lui ma ha un carattere burbero, ruvido oserei dire. Se vuole andarci d’accordo è essenziale che eviti inutili battibecchi perché McGregor è un tipo che ama provocare. Per qualsiasi cosa, comunque, può fare rifermento a me. Detto questo, non perdiamo tempo in chiacchiere, chiamo subito il suo partner così fate conoscenza» afferma digitando il numero di telefono.
«Detective McGregor, nel mio ufficio. Subito» ordina in modo autoritario. Chissà se è sempre così. Mi mette soggezione. «Un’ultima cosa. Qui c’è una palestra a disposizione dove potrà allenarsi e ci sono dei corsi per l’autodifesa, se dovesse interessarle. In bacheca troverà tutte le informazioni». «Grazie, Capitano». Un bussare alla porta interrompe la nostra chiacchierata. Senza attendere il permesso entra un uomo alto e slanciato, dai capelli neri e dagli occhi scuri, sembrano due pozzi dove poterci affogare dentro. È affascinante ed emette carisma a ogni passo che compie. Tiene molto curato il suo aspetto, lo si capisce dal tipo di jeans che indossa e dalla camicia che gli fascia il corpo. Ci guardiamo e ci studiamo ma nessuno dei due emette una parola. L'espressione è in contrasto con il suo aspetto: è strafottente, quasi prepotente. «Ti presento la tua nuova partner, la Detective Alisha Marshall-Finn. Lui invece è il detective John McGregor» ci presenta mentre il mio nuovo collega prende posto accanto a me. «È uno scherzo, vero? Dai, Philip. Non puoi mettermi in coppia con una collega donna» si lamenta. Iniziamo già male, penso tra me. Non ho mai apprezzato chi sottovaluta le donne in certi tipi di ruoli. «Cos'è? Hai paura di non reggere il confronto o temi di fare brutta figura?» lo provoco, lanciandogli un'occhiataccia. La rabbia mi ha fatto dimenticare chi ho di fronte. Mannaggia a me e alla mia boccaccia. Guardo di nuovo il mio capo preoccupata della magra figura, pronta a scusarmi, ma lo trovo con un sorriso sul volto. «Noto che andate già d'amore e d'accordo, quindi John ti prego di non perdere tempo. Fai fare alla Detective Marshall-Finn un tour del nostro Distretto e, mi raccomando, fai gli onori di casa. Dopodiché la accompagnerai gentilmente nel vostro ufficio e la farai accomodare alla sua scrivania. Niente più battute sessiste, sono stato chiaro?» lo rimprovera e a me rivolge uno sguardo gentile. Sì, andiamo d'accordo come cane e gatto, penso con una smorfia che mi increspa le labbra. «Spero che si troverà bene nel nostro Distretto, Detective Marshall-Finn. Qui siamo come una grande famiglia» afferma, lanciando un'occhiata al mio collega. «Ora andate e buon lavoro» ci congeda. Con fare scocciato John si alza facendo stridere le gambe della sedia sul pavimento e spalanca la porta in modo brusco. Esce senza curarsi di me. «Buona giornata, Capitano» lo saluto, prima di congedarmi e correre dietro al mio nuovo partner. «Ehi, aspettami!» urlo. «Muoviti» replica scocciato. Conta Alisha, conta fino a cinque prima di far partire un’imprecazione. Uno, respiro a fondo. Due, altro respiro. Tre, ce la posso fare. Quattro, devo essere superiore a lui. Cinque, ce l'ho fatta: l’ho raggiunto senza insultarlo. Quest'uomo sarà la rovina dei miei nervi, penso sconsolata mentre lo seguo lungo il corridoio. Entrambi restiamo in silenzio. Apre una porta ed entra in una stanza anonima: ci sono solo due scrivanie, due sedie, due armadi e due pc. «Questo è il nostro ufficio. Le altre stanze che trovi lungo questo corridoio sono gli uffici degli altri detective. Al piano superiore ci sono i laboratori della scientifica mentre al piano inferiore troverai gli agenti di polizia. Questo è tutto». Finisce il suo elenco sedendosi a quello che presumo essere il suo posto, mettendo i piedi accavallati sopra la scrivania. «Un tour in trenta secondi. Non c'è che dire, ammirevole. Tu sì che non perdi tempo». «Non sai quanto vere siano le tue parole» sogghigna malizioso per poi riprendere il suo cipiglio serio. Un vero gentleman. «Suppongo che questa è la mia scrivania» annuncio avvicinandomi e accarezzandone il legno con l’indice. Mi sembra ancora un sogno poter sedere su questa sedia. «Supponi bene» bofonchia. «Sei sempre così amichevole, oppure sono io ad avere questo onore?» chiedo beffarda, incrociando le braccia sul petto. «Sei la prescelta» risponde con un sorriso ironico sul volto. «E la palestra? Il Capitano mi ha detto essercene una». «La trovi al piano interrato». Di sicuro ne avrò bisogno per scaricare i nervi. Sarà una lunga giornata e una lunghissima convivenza lavorativa con quest'uomo. Non mi renderà le cose facili. Dannazione, mai una volta che vengo baciata dalla fortuna.

LOVE, SEX & BULLETS  - La Resa Dei ContiWhere stories live. Discover now