Parte due

39 6 0
                                    

Trovare un posto libero non era difficile, ma cercare uno scompartimento quasi completamente vuoto per svincolare la mente da tutte le calunnie della signora Black, era un'ardua impresa, soprattutto trascinandosi dietro quel pesantissimo baule per tutto il treno.

Sirius si sentì sollevato quando, ormai giunto nell'ultima carrozza, vide un ragazzo seduto da solo.

«Ehm... Qui è libero?» chiese, indeciso tra quale posto indicare, avendone cinque a disposizione e indugiando con il dito un po' ovunque.

Il ragazzo si voltò e annuì. Per Sirius non fu difficile ricordarsi di averlo visto a King's Cross pochi minuti prima in compagnia di due amabili genitori, soprattutto grazie agli inconfondibili occhiali tondi e i neri capelli sbarazzini. Solamente quando si poggiò goffamente su uno dei sedili si accorse della presenza di una ragazzina rossa apparentemente assorta nei suoi pensieri.

La ignorò, non era necessario rivolgerle parola vista la sua espressione abbattuta, e si rivolse al ragazzo.

«Mi chiamo Sirius Black, sono al primo anno.»

«James Potter, primo anno anche io.» Fece un sorrisetto impertinente e rivolse il suo sguardo alla ragazza con i capelli rossi, ma notando che non sembrava interessata a conoscerli alzò le spalle e rivolse l'attenzione a una rivista di Quidditch, così Sirius si sentì libero di rilassare la mente e i suoi pensieri iniziarono a sfrecciare alla stessa velocità del treno.

Ricordi passati e desideri futuri si sovrastarono, intrecciandosi l'uno all'altro e creando una fitta rete di successi che sbiadirono i dolori trascorsi. Capitano della squadra di Quidditch, magari? O, forse, al quinto anno sarebbe diventato prefetto? Chissà perché da quando aveva rivolto il primo sguardo a James le sue paure si stavano attenuando e il desiderio di giungere a Hogwarts prima possibile gli ardeva nel petto e si diramava in ogni angolo del suo corpo.

Un nuovo studente spalancò la porta e Sirius riuscì solamente a provare un moto di odio nei confronti di chi l'aveva svegliato da quel sogno a occhi aperti per irrompere nello scompartimento e iniziare a parlare con la rossa.

Il treno continuava a percorrere le campagne e a fischiare, ma nello scompartimento il tempo sembrava congelato, mentre James irruppe nella conversazione per farsi beffa di Severus Piton.

«Chi vuole diventare un Serpeverde? Io credo che lascerei la scuola, e tu?»

Al sentir nominare la Casa dei sui incubi Sirius trasalì. Gli occhi di tutti indugiarono su di lui, tranne quelli di Piton che, ancora rivolto a James, sembrava nascondere un bocciolo d'odio fiorente.

«Tutta la mia famiglia è stata in Serpeverde.»

Sarebbe stato smistato in Serpeverde anche lui? Le probabilità erano più che alte, ma il desiderio di diventare un Grifondoro era più potente del rendere fiera la sua angosciante madre. La consapevolezza che desiderarlo non bastasse non lo sfiorò affatto.

«Oh, cavolo. E dire che mi sembravi a posto!» aggiunse James, senza far caso alle occhiatacce.

Sirius rise, gli venne istintivo scrollarsi quel pensiero di dosso. «Forse io andrò contro la tradizione.» Non l'aveva mai ammesso ad alta voce e si rese conto che essere un Grifondoro non sembrava assurdo quanto qualche attimo prima. «Tu, dove vorresti finire, se potessi scegliere?»

«'Grifondoro, culla dei coraggiosi di cuore!' Come mio padre.»

Sirius sorrise all'idea di lui e James insieme nella sala comune di Grifondoro, ma fu costretto a tornare alla realtà; la discussione con Piton si era scaldata fin troppo e non poté far a meno di essere sollevato quando la rossa lo trascinò via, verso uno scompartimento più tranquillo.

La ringraziò mentalmente, potendo godere dell'attimo di pace che gli era stato strappato. James continuava a sogghignare, mentre tirava nuovamente fuori la rivista di Quidditch e si immergeva al suo interno.

Il vociare dei ragazzi si neutralizzò un'ora dopo aver lasciato King's Cross e l'unico rumore a malapena udibile rimase lo sferragliare dell'Hogwarts Express, man mano che si inoltrava nelle fitte campagne.

Il paesaggio, spoglio di verdi campi fioriti e ambrato dal rossore del tramonto, richiamò in entrambi i ragazzi un rumoroso sbadiglio e quelle espressioni beffarde, causate dalla resa di Piton, sembravano non voler abbandonare i loro volti mentre fingevano di osservare il panorama oltre i finestrini.

«Veramente nella tua famiglia sono tutti Serpeverde?» La voce di James echeggiò nello scompartimento occupato solo per un terzo e per un momento sembrò esser data per persa, ma il suo sguardo ostinato non diede alcuna via di fuga a Sirius che si sentì costretto ad annuire.

James sorrise compiaciuto e non sembrò affatto turbato dalla rivelazione. Sirius ne fu sollevato e cercò disperato di cambiare discorso. Il risultato si riversò nella sua voce tremante e fin troppo eccitata: «Sai già fare qualche magia? Io so far levitare gli oggetti, ma solamente quelli più leggeri e sto cercando di imparare l'Incantesimo di Adesione Permanente.»

Tirò fuori dalla tasca posteriore una bacchetta nuova di zecca, mai usata, e iniziò ad agitarla a casaccio senza pronunciare alcun incantesimo.

Come risultato non ricevette altro che un'occhiataccia da parte di James che, senza il minimo tatto, chiese: «A che diavolo ti serve l'Incantesimo di Adesione Permanente?»

Sirius si morse il labbro arrossendo e, notando lo sguardo dietro gli occhiali dell'altro sempre più accigliato, si sentì costretto a rispondere: «Per impedire a mia madre di strappare i poster dei giornali Babbani dalle mura della mia camera...»

James accennò a un sorriso e i suoi occhi nocciola lo scrutarono quasi incuriositi, mentre si rigirava fra le dita la bacchetta, come se fosse una matita.

«A tua madre non piacciono i Babbani» affermò indifferente, ridacchiando leggermente.

«No, direi proprio di no» rispose Sirius leggermente sollevato.

«A mia madre piacciono, o almeno credo, non l'ho mai sentita inveirgli contro.» Alzò le spalle. Sirius capì dalla noncuranza nel tono che stesse parlando solamente per non lasciar piombare nuovamente il silenzio e impedire a lui di rivolgere lo sguardo al paesaggio - ormai scuro - con l'espressione corrucciata.

Manco il tempo di rispondere che i loro discorsi furono interrotti da una figura estranea, intenta ad aprire la porta del loro scompartimento. James issò la bacchetta e borbottò a denti stretti: «Giuro che se è Piton gli lancio una maledizione!»

«Sai lanciare maledizioni?» domandò Sirius leggermente esaltato. James rise.

«No, è questa la parte divertente.»

L'espressione sul suo volto mutò rapidamente da eccitato a preoccupato e ingoiò della saliva.

La figura, con grande sollievo di Sirius, si rivelò essere un ragazzo basso e tarchiato con l'espressione sorridente che si rivolse a loro esclamando: «Vengo dalla cabina della motrice, il macchinista mi ha detto di aiutare a informare gli studenti che siamo quasi arrivati. Dovete sbrigarvi a vestirvi!»

Detto ciò se ne andò senza manco dare loro il tempo di annuire e man mano che l'oscurità si faceva più fitta e Sirius tirava fuori dal baule la divisa di Hogwarts, il treno rallentava.

Il momento dello smistamento era sempre più vicino, Grifondoro o Serpeverde? Cosa si celava nei meandri più bui del suo cuore tra il coraggio e l'astuzia gli sarebbe stato rivelato ben presto.

***

Padfoot - Harry PotterWhere stories live. Discover now