Solidarietà femminile

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La solidarietà femminile è un tasto dolente per la società. Non tutte le donne sono completamente solidali nei confronti delle altre e, pensandoci bene, è piuttosto assurdo, perché, se non ci aiutiamo tra noi donne, non vedo chi potrebbe farlo al posto nostro. Nessuno meglio di noi è a conoscenza dei numerosi disagi e delle molteplici discriminazioni che sono dietro l'essere donna. Essere femministe non vuol dire stare dalla parte di ogni donna, indipendentemente dall'azione che compie. Essere femministe significa difendere qualunque donna venga attaccata per motivi sessisti, nonostante ci stia antipatica per altre cento ragioni, significa starle accanto e sostenerla, perché in quel momento in quella situazione c'è lei, ma domani potremmo esserci proprio noi. È giusto evidenziare che non tutte le donne, solo perché tali, devono piacerci o starci simpatiche e va benissimo così, ma non per questo siamo in qualche modo autorizzate a fare commenti misogini andando anche contro i nostri stessi interessi.

Tempo fa, al mare, sentì una ragazza molto formosa deridere una ragazza più magra, con qualche curva in meno, davanti ad alcuni ragazzi. Tra me e me pensai, bisogna essere infelici e insoddisfatti del proprio corpo per deridere quello altrui? Inizialmente mi risposi che, sì, provavo talmente tanta rabbia da volerle rispondere elencando tutti i suoi difetti caratteriali che la rendevano così maligna ai miei occhi, ma mi fermai, perché, se avessi agito in questa maniera, non ci sarebbe stata differenza tra l'affermazione che fece lei e quella che avrei fatto io. Dopo qualche mese, invece, capì che non tutte le persone che fanno commenti cattivi sono in realtà cattive o invidiose. Pensando al mio passato, mi ricordai di un bel po' di volte in cui commentai il corpo di altre ragazze in modo non molto carino. Avevo nove anni circa e, in realtà, non so perché lo facessi, lo facevo e basta e non mi rendevo conto di quanto fosse sbagliato. Sono piuttosto sicura di non aver mai voluto che qualcuno soffrisse per quei commenti e successivamente, crescendo e informandomi, cominciai a non farli più e a riprendere chiunque li facesse in mia presenza. Capì che erano sbagliati, rudi e per nulla necessari. La cultura mi ha salvato, ha evitato che ferissi altre persone. Se così è stato per me, sono convinta che potrebbe esserlo per tutti, basta semplicemente volerlo. Non è mai troppo tardi per cominciare ad agire nel modo giusto. Per comportarsi nel modo migliore, non basta evitare di fare certi commenti, ma bisogna anche esprimere il disappunto nei confronti delle persone che fanno quei commenti.

Le parole sono dannose, anche se dette in maniera innocente. Sarebbe ottimale cominciare a cambiare alcuni atteggiamenti scortesi che sono molto più comuni di quanto non si pensi. Perché, anziché consolare un'amica dicendo quando sia brutta la sua rivale amorosa, non le diciamo, invece, quanto lei sia speciale e quanto sia inutile paragonarla a qualcun'altra? Perché, quando qualcuna ci sta poco simpatica, non evitiamo di descriverla evidenziandone i difetti fisici?

Probabilmente, penserete che si descrive spesso una donna attraverso il suo corpo perché la fisicità salta subito all'occhio, ed è vero, ma esiste una differenza non indifferente nel catalogare una ragazza come "molto formosa"/"in sovrappeso" o come "cicciona"/"grassa" e sono piuttosto certa che sia evidente.

All'interno della società, ci sono delle aspettative irrealistiche su come le donne dovrebbero apparire e la cosa peggiore è che tutti i tipi di corpi vengono presi di mira, cominciando fin da piccole. Mia cugina aveva dieci anni quando cominciò a lamentarsi del suo corpo. Io la vedevo in gran forma, così come il pediatra che le disse che aveva soltanto due kg in più, ma che erano perfettamente normali. Lei praticava danza e questo non fece altro che farle aumentare i pensieri negativi, considerando che, secondo molti, la ballerina perfetta deve essere necessariamente magra. Cominciò a mangiare meno, a sostituire il pane con delle gallette di riso e si scaricò addirittura un'applicazione per allenarsi, poiché il suo obiettivo primario era quello di fare degli esercizi due volte al giorno. I suoi genitori provarono in tutti i modi a farle capire quanto fosse in forma e quanto fosse assurda la sua esigenza di perdere peso, ma lei non se ne convinceva. Provai a farle cambiare idea, le feci vedere dei ritratti di Venere, Dea della bellezza, in cui si vedevano perfettamente le sue sinuosità; le dissi: "Vedi? Non è rappresentata con un corpo asciuttissimo, eppure è considerata il simbolo della bellezza" e lei sorrise, ma capì subito che era un sorriso fatto per rassicurare me e per farmi capire che i miei sforzi non erano stati del tutto vani. Molti mesi dopo, mi arresi, perché mi convinsi che nulla avrebbe mai potuto farle cambiare idea. Se lei non riusciva a vedersi nel modo in cui la vedevo io, le mie parole non sarebbero servite a molto, considerato anche che non apprezzava ciò che le dicevo perché pensava che mentissi e che lo dicessi soltanto perché tenevo a lei. Proprio quando pensai che nulla avrebbe mai cambiato il modo in cui si vedeva, notai che aveva ripreso a mangiare regolarmente e disinstallò addirittura l'applicazione. Stupita e appagata, le chiesi il motivo e lei mi rispose dicendo che non se n'era nemmeno accorta, ma che non le importava più e che non ci pensava nemmeno. Pensai che fosse davvero strano e insolito, ma poi capì che mia cugina aveva totalmente cambiato approccio alla bellezza, non vedendola più come qualcosa di primario, necessario alla sua persona. Sapeva di valere, a prescindere dal suo aspetto fisico. Sapeva di essere una ballerina eccezionale, capace di affascinare coloro che la osservavano, e anche se fosse stata più magra non sarebbe stata una ballerina migliore. Non so a cosa sia dovuto questo cambiamento, anche se mi piacerebbe saperlo, ma credo sia meraviglioso.

Altre volte, invece, capita che sia presente la solidarietà femminile, ma che sia tossica, anche se involontariamente. Mi è capito molte volte di sentire la tipica frase: "Sono brutta e grassa". Questa frase mi ha sempre lasciato interdetta, mi ci è voluto un po' per rispondere in un modo che davvero mi soddisfacesse, tant'è che, col tempo, la mia risposta e il mio approccio al problema hanno subito alcune variazioni. Originariamente rispondevo affermando che non fosse vero e in questo modo, oltre a negare evidenza, non facevo altro che rendere le persone ancor più insicure. Successivamente la mia risposta cambiò e diventò: "Sei bella comunque" e pensavo fosse una risposta rassicurante, che faceva capire al mio interlocutore che non esiste correlazione tra bellezza e peso, ma capì che nemmeno questo approccio era pienamente corretto. Infine, oggi rispondo affermando che magro non è necessariamente bello, ma che è positivo voler provare a dimagrire, ove necessario, e ad avere uno stile di vita più sano, purché ciò che appare all'esterno non sia considerato l'unica cosa importante. È giusto evidenziarlo, anche se è un concetto scontato, perché oggi a nessuna donna è concesso di essere brutta o impresentabile e la società si aspetta che le donne siano sempre impeccabili. Ecco, questo è parte del problema. Essere belle non è tutto. Mi accorgo, sempre più frequentemente, di quanto sia assurdo cercare di rendere le donne sempre belle. Ci impegniamo a tutti i costi a estendere sempre più i confini della bellezza e farci rientrare ogni singolo difetto, ma non è questa la soluzione. Non possiamo essere sempre belle e non è un difetto. Va bene, invece, avere dei difetti che non siano belli. Va bene non essere belle. Il body positivity, nella maggior parte dei casi, non fa altro che contenere e attenuare lievemente il problema, rendendolo meno fastidioso, piuttosto che eliminarlo completamente, in modo radicale. Non dovremmo cambiare il modo in cui vediamo la bellezza, ciò che troviamo bello e ciò che non troviamo affatto carino; dovremmo cambiare il valore che attribuiamo ad essa. Se una persona si definisce brutta, non dovremmo controbattere dicendo quanto, in realtà, sia bella, ma dovremmo farle capire che la bellezza non la definisce, che è, e dovrebbe puntare ad essere, tante altre cose, prima di essere bella. Mi auguro che voi abbiate così tante virtù da arrivare a non considerare la bellezza nemmeno una di esse. Nella società odierna ci sono più persone che provano vergogna del loro corpo piuttosto che della loro mente e trovo sia un problema. Puntiamo a cambiare questo. Cominciamo a complimentarci con le altre anche per qualcosa che non sia la bellezza. Diciamo loro quanto siano straordinarie, intelligenti o amabili. Facciamo diventare:"Sei brillante" un complimento più gradevole di: "Sei bella". L'unico modo per avere davvero un cambiamento reale è staccarsi dal body positivity e approcciarsi al body neutrality. Secondo quest'ultimo, non bisogna necessariamente puntare ad amare il proprio corpo costantemente, ma è necessario accettarlo. È fondamentale capire che non è l'aspetto fisico a definirci, che prima di essere belle o brutte siamo tante altre cose: solo in questo modo potremo essere libere e avere il diritto di non essere belle per ottenere il rispetto e la gentilezza degli uomini e per ottenere la giusta solidarietà da parte delle altre donne.

La solidarietà femminile è spesso ostacolata dalla competizione e, molte volte, quest'ultima avviene a causa di un uomo. Anni di storia hanno fatto in modo che l'attenzione di un uomo sia una conquista maggiore di qualsiasi altro obiettivo che riguardi la carriera o la soddisfazione personale, ma è arrivato il momento di cambiare questa scialba convinzione inveterata. Solo perché un uomo preferisce un'altra donna, non vuol dire che voi siate da meno; è un cognizione scontata, ma deve essere ribadita spesso. La bellezza o l'intelletto di una donna non offuscano in nessun modo un'altra donna. Ognuno di noi presenta caratteristiche diverse con intensità diverse. Il mio augurio è che un giorno, il prima possibile, ogni donna che si guarda allo specchio e si dica: "Sì, le altre sono belle, simpatiche e intelligenti, ma questo non vuol dire che non possa esserlo anche io". Indipendentemente da tutto, siate belle, o capaci, o brillanti perché vi sentite tali, asserite di essere persone piacevoli perché pensate di esserlo, non perché qualcuno ve lo fa presente. Siate le vostre migliore amiche, perché non mancheranno le persone che vi saranno nemiche e vi giudicheranno perennemente in modo negativo. Voi vi conoscete meglio di chiunque altro, sapete cosa avete passato, siete a conoscenza delle cose che vi hanno fatto, e vi fanno tutt'ora, soffrire.

Siate buone e compassionevoli, con voi stesse e con le altre, perché abbiamo tutte le stesse battaglie e siamo tutte dalla stessa parte.

Donne che odiano gli uominiWhere stories live. Discover now