Jo e Alan . Il lato oscuro era dopotutto il più luminoso

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Era una vecchia casa abbandonata. Dalle finestre pendevano fitte ragnatele. La fioca luce proveniente dall'esterno le illuminava rendendole solide come vetroresina. I pochi mobili rimasti erano di legno, massiccio e scuro, quasi dei monoliti. Per quanto Jo si sforzasse di guardare dove metteva i piedi, il buio intenso che l'avvolgeva vanificava ogni suo sforzo. Sentiva il panico montarle dentro ad ondate sempre più soffocanti. Doveva andarsene prima che lui la trovasse. Non conosceva il suo nome, né tanto meno quale aspetto avesse, ma sapeva che la stava cercando e che non si sarebbe fermato davanti a nulla. Era entrata in quella vecchia villa nel tentativo di trovare rifugio ma la sua geniale idea si era trasformata nella trappola perfetta. Presto lui l'avrebbe scovata e catturata... ma per farle cosa? Nemmeno questo sapeva... la quantità di torture e sevizie che era possibile compiere erano così tante che la sola idea la paralizzava e le impediva di pensare. I capelli si appiccicavano al volto sudato, tremava come una foglia e la sensazione di avere mille spilli conficcati nelle mani, risaliva fino alle braccia. Presto sarebbe morta se non per mano sua,  colpita da un infarto.

Si diresse alla finestra... se fosse riuscita ad aprirla, sarebbe stata salva. Con la mano tremante tolse le ragnatele che la ricoprivano. Cercando di ricacciare l'acido che saliva in bocca, afferrò la vecchia maniglia intarsiata e la girò. Era bloccata. Ma naturalmente! Se una cosa poteva andare male, di sicuro sarebbe successo! Non riuscì più a controllare il panico e con la mente accecata da puro istinto di sopravvivenza, cominciò a scuotere la maniglia con tutta la forza che le rimaneva, singhiozzando e piagnucolando fuori controllo. A furia di scossoni il meccanismo di chiusura cedette e all'improvviso la finestra si spalancò verso l'interno facendola cadere col sedere a terra. Senza indugiare sulla scossa di dolore che le attraversava la spina dorsale, balzò in piedi pronta ad uscire. Nell'esatto momento in cui stava allungando una gamba per scavalcare il davanzale, lo vide. Era davanti a lei e la stava aspettando. Avvolto dalla boscaglia del giardino, poteva scorgere solo i suoi lunghi capelli rosso sangue. Con infinita lentezza allargò le braccia come ad accoglierla. La fuga era giunta a termine. La stava puntando con profondi occhi azzurri macchiati di rosso, un sorriso divertito gli arricciava le labbra.

Nel tentativo di riportare all'interno la gamba, Jo perse di nuovo l'equilibrio e cadde sbattendo la spalla sul pavimento. L'oscurità la avvolse annullando qualsiasi ulteriore desiderio di fuggire. Non poteva più fare nulla ormai. In un ultimo disperato gesto, si rannicchiò in posizione fetale e senza riuscire più a controllarsi, urlò con tutto il fiato che le rimaneva.

Un altro urlo la fece tornare in sé. Spalancò gli occhi e si ritrovò seduta sul letto. Era notte fonda e le uniche grida che aveva udito erano state le sue. Ancora una volta aveva fatto quel sogno. Ma cosa c'era che non andava in lei? Sollevata di essere tornata alla realtà, si alzò per andare in cucina. Accese tutte le luci che trovò lungo il tragitto, prese un bicchiere dal lavello e lo riempì d'acqua fredda. Poi lo bevve tutto in un unico sorso, nel tentativo di lavare via gli ultimi rimasugli dell'incubo. Sollevata che la sua coinquilina fosse via per il weekend, si sedette sul divano, accese la tv e trascorse così il resto della notte.

IL GIORNO DOPO...

"Il destino ti trova, ovunque tu vada". 

Era il titolo del libro che aveva preso sullo scaffale della libreria. Prima di tutto guardò il prezzo.

Ok, mettiamolo giù... 

Lo avrebbe ripreso in considerazione quando sarebbe stato pubblicato in edizione economica. Uscì dalla libreria a testa bassa, avvilita e stanca. Il problema era sempre lo stesso, qualunque cosa costava troppo... ormai anche mangiare era fuori dalla sua portata. Si sentiva patetica. Aveva sempre pensato che avere il pallino dei soldi fosse un atteggiamento da persona superficiale ma accidenti, poteva davvero fare la differenza tra morire ai margini della società o vivere una vita dignitosa con la pancia piena e con una vita sociale decente. Si sforzava di mostrarsi matura ma la verità era che davvero non riusciva ad accontentarsi. E poi perché quando si guardava attorno, le sembravano tutti più ricchi e felici di lei? Cominciava a disprezzarsi per la sua incapacità di guardare il lato profondo delle cose. Era una persona sana e in salute, con tanti anni davanti a sé per costruirsi un futuro... ma perché allora si sentiva prossima alla data di scadenza? Perché non riusciva a trovare un lavoro decente? 

Athanatos, padroni del destinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora