Capitolo 25 - Under The Bridge (Red Hot Chili Peppers ; 1991)

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Ross


Non ho idea di quanto fossimo stati in ospedale prima che il dottore di mio padre si presentasse. Quello che sapevo era che non avevo dormito, ma avevo fatto da cuscino a mia madre che invece aveva bisogno di riposare. Neanche Brendon era riuscito a chiudere gli occhi, ma aveva tenuto la sua mano stretta nella mia in una maniera così rassicurante che niente avrebbe potuto farmi sentire meglio.

"Parenti di George Ryan Ross, il secondo," annunciò il dottore entrando nella sala d'attesa. Scossi piano mia madre per farla svegliare e la vidi aprire con stanchezza gli occhi, mentre la aiutavo a mettersi in piedi. Una volta davanti al dottore, lui strinse tutte le nostre mani prima di presentarsi. "Il mio nome è Joseph Trohman, sono il dottore del Signor Ross. Il fascicolo dice che ha sofferto di un attacco di cuore causato dallo stress, giusto?"

Mia madre annuì dietro di me e il Dottor Trohman continuò ad elencarci i problemi di mio padre. "Possiamo vedere che il Signor Ross ha un bel po' di problemi," iniziò con accortezza. "Soffre d'insufficienza renale, polmonare e cardiaca, e tutto è dovuto da numerosi fattori quali l'alcool, il fumo e molto stress."

Mi addolorava sentire tutte quelle cose su mio padre, ma sapevo, più o meno, che tutti questi problemi di salute avrebbero avuto un peso. Solo, non pensavo così presto.

"Quindi," disse mia madre strofinandosi le braccia, "dovrà rimanere in ospedale?"

"Vogliamo che suo marito resti quanto ha bisogno", rispose il dottor Trohman guardando mia madre con compassione. "Può tornare a casa quando vuole, ma, devo dirvi una cosa; non gli rimane molto tempo."

I miei occhi iniziarono ad inumidirsi assieme a quelli della mamma e di Brendon, e lei fu l'unica a parlare. "Quanto tempo ha?"

Il dottor Trohman guardò verso la finestra della stanza di mio padre e sospirò prima di girare il volto verso di noi, scuotendo la testa.

"Ho paura gli rimanga un mese, nella migliore delle ipotesi."

                                        

                                    🌸🌸🌸

La mamma aveva deciso di rimanere in ospedale con mio padre, insistendo invece sul fatto che io Brendon dovessimo tornare a casa per riposare. Ero troppo stanco per discutere, e così mi trovai sul sediolino del passeggero della macchina di mia madre mentre Brendon guidava verso casa. Ero stanco ed emotivamente drenato, ma non riuscivo neanche a riposare durante il tragitto di venti minuti che dall'ospedale portava a casa.

Una volta arrivati ed entrati, arrancammo verso la mia stanza e Brendon chiuse la porta dietro di noi. Mi fermai al centro della camera, guardando il letto fatto e tutto quello che sembrava troppo perfetto rispetto al modo in cui mi sentivo. Potevo sentire il mio corpo stringere e rilasciare i pugni e, prima che potessi fermarmi, mi diressi al mio armadio e iniziai a lanciare qualsiasi cosa sul pavimento. I miei libri, i miei premi, il mio diploma, tutto si ritrovò sul pavimento in un secondo, ma non ero soddisfatto. Presi il diploma incorniciato e lo scagliai verso lo specchio, frantumando il vetro e facendo così che i cocci cadessero. Sono sicuro che alcuni colpirono il mio braccio, ma non ci feci attenzione.

La mia irruenza non si placò e continuai a distruggere oggetti finché non mi accorsi che non era rimasto nulla. Lo specchio non esisteva più, il letto era un caos, le cassettiere erano state lanciate a terra e i miei comodini rovesciati. Stavo ansimando e respirando pesantemente quando mi girai verso Brendon, che era seduto sul pavimento con le ginocchia verso il mento mentre piangeva silenziosamente dopo avermi visto rompere tutto. Emisi un sospiro pieno di dolore prima di accovacciarmi davanti a Brendon, allungando le mani per accarezzargli le braccia. Cacciò un singhiozzo strozzato per poi spingersi in avanti e allacciare forte le braccia al mio collo. Lo strinsi e iniziammo a piangere senza controllo.

"N-Non voglio p-perdere mio p-papà, Brendon," singhiozzai nell'incavo del suo collo, sentendo la sua presa stringersi leggermente.

"Lo so, piccolo," sussurrò al mio orecchio accarezzandomi dolcemente la schiena.

Non riuscivo a preoccuparmi per il fatto di aver distrutto la mia camera, e nemmeno di me e Brendon seduti nel bel mezzo del disastro. Dopo un paio d'ore decidemmo di andare a dormire. Guidai Brendon verso la camera degli ospiti, e chiusi la porta quando entrammo in quella spoglia stanza. Il letto era fatto e la camera era ordinata, a differenza di quella che avevo appena rovinato, quindi l'atmosfera parve più calma. Io e Brendon ci liberammo dai nostri vestiti, rimanendo in boxer, e ci lanciammo sul materasso, tirando le coperte verso di noi mentre ci stringevamo.

Dopo qualche minuto di silenzio, parlai. "M-Mi dispiace c-che tu abbia d-dovuto v-vedere una cosa d-del genere," mormorai.

Brendon scosse la testa prima di guardarmi. "Non scusarti mai per come ti senti," sussurrò baciandomi la mascella. "Ti aiuterò ogni volta che ne avrai bisogno, okay? Sono qui, e ci sarò sempre."

Annuii piano e lo baciai sulla fronte mentre lo stringevo. "Ti amo, Bren," dissi piano mentre facevo scivolare le mani sulla sua schiena pallida.

"Ti amo anche io, Ryan," mi rispose. "Non andrò da nessuna parte."

E, cazzo, speravo avesse l'intenzione di rispettare la cosa detta.








io reagisco alla vita come brendon reagisce agli attacchi di rabbia di ryro

scusate il ritardo, non volevo non aggiornare per 56 anni, spero non stiate soffrendo troppo il caldo
-lercy

𝔞𝔫 𝔞𝔯𝔱𝔦𝔰𝔱'𝔰 𝔱𝔬𝔲𝔠𝔥 ❁ 𝔯𝔶𝔡𝔢𝔫 𝔱𝔯𝔞𝔫𝔰𝔩𝔞𝔱𝔦𝔬𝔫Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora