Prova d'Ingresso - "Colui che cammina"

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Traccia scelta: 7

Su Alexandria è calata una sera ruvida, quasi violenta nei suoi contrasti cromatici. Castore e Polluce, i soli gemelli che illuminano quella frazione di universo, sono bassi sull'orizzonte. I loro raggi morenti inondano il mondo di una luce scarlatta, simile al sangue e al fuoco, che delinea con nettezza i confini delle cose: li modella, li affila, li rende taglienti come la lama di un coltello.

Basta una raffica di vento più forte delle altre, però, perché l'atmosfera si faccia d'un tratto torbida e opaca. Sono ormai tre giorni che il Baleo spira ininterrottamente da ovest, raccogliendo grandi quantità di sabbia dorata nel Deserto dell'Eleos e scaraventandola poi sulle immense piane orientali. Alexandria è una delle prime roccaforti umane che il vento incontra sul suo cammino e la sabbia vi si abbatte con rabbia, graffiando impietosa gli imponenti edifici di pietra e vetro che gli uomini hanno eretto nel corso di pochi decenni.

A chi, immerso in quell'atmosfera amara, percorre le vie della città, i palazzi affusolati che costeggiano le strade sembrano nere torri di ossidiana, distorte e irregolari. A seconda dell'intensità del vento, i raggi del tramonto si riflettono in un baluginio fiammeggiante sulle finestre di un edificio, oppure vengono assorbiti dalle particelle minerali sospese nell'aria, lasciando che l'opera dell'uomo si perda in un turbinio confuso.

La città è quieta, immersa in un'immobilità innaturale. Le porte dei palazzi sono chiuse, le finestre serrate: non v'è pressoché nulla che indichi che quel luogo è abitato da esseri senzienti e non è invece soltanto la dimora della sabbia e del Baleo feroce. Solo di tanto in tanto si scorge il repentino scostarsi di una tendina e si intravede, ombra sfocata nel riflesso purpureo del cielo, l'impressione di un volto esangue, gli occhi sbarrati, la bocca socchiusa in un'esclamazione muta. Sono pochi, gli abitanti di Alexandria che trovano la voglia di trascinarsi fino alla finestra: quelli che lo fanno, però, sono tutti spinti dalla stessa ragione.

C'è qualcuno che cammina per la strada. Ne avvertono la presenza dai loro salotti, dai letti in cui sono coricati. Non è una sensazione che sanno definire con chiarezza, ma piuttosto un presentimento oscuro che impregna l'aria, qualcosa che solletica i loro sensi, spingendoli a scuotersi brevemente dal torpore delle loro stanze piene di penombra e a raggiungere una finestra che dà sulla via principale.

Chi mai può essere così folle da uscire allo scoperto con un tempo del genere? Non basta il male che è calato su di loro? È davvero necessario aggiungerne dell'altro, sfidando la tempesta di sabbia e andando in cerca di sciagure in quell'ambiente selvaggio e ostile?

I loro occhi spenti seguono apatici il viandante solitario, lo guardano trascinarsi lento, ma inarrestabile, lungo la strada deserta. Cammina al centro esatto della carreggiata, senza preoccuparsi di proteggersi dal vento e dagli sguardi di chi lo osserva dagli appartamenti bui. Si potrebbe pensare che si senta il padrone di quel luogo desolato, se non fosse per quell'incedere zoppicante, per l'aria di mesto abbandono con cui lascia cadere la testa e ciondolare le spalle. No, pensano gli abitanti di Alexandria che ancora riescono a reggersi in piedi: non è un conquistatore venuto da fuori, ma un disperato al par loro che forse la malattia ha privato del senno.

Egli, colui che cammina, non si cura di quei pensieri. Oh, non li ignora, ne è anzi profondamente consapevole, dal momento che essi hanno attraversato la sua mente più e più volte, turbinando vorticosi come il vento che spazza la strada, schiaffeggia le facciate degli edifici e stritola i lampioni, facendoli tremare e vibrare come se fossero fragili steli d'erba. Dopo lungo riflettere, ha compreso l'ineluttabilità del fato che l'attende; ergo cammina, prigioniero della trappola che egli stesso ha approntato, e attende la fine.

Mentre si trascina per le strade polverose e deserte, avverte che Alexandria è una città nata già morta: come un cadavere non ancora intaccato dal decadimento della materia, essa conserva intatte le sue arterie stradali, l'ossatura data dalla struttura geometrica e ordinata dei gruppi di edifici, i centri nevralgici delle centrali elettriche da cui gli uomini traggono l'energia che permette loro di sopravvivere tanto lontani da casa, ma la scintilla dell'anima non c'è più. O, meglio: non c'è mai stata.

Perle d'Inchiostro - One ShotsWhere stories live. Discover now