Uno - L'Alba Che Va Incontro Al Cielo

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"Ogni notte per me
è tempesta di pensieri"
- A. Merini

Asher - 4 anni

Non vedevo zio Evan da tantissimi giorni.
Non sapevo di preciso quanti fossero, ma ero sicuro che erano tanti.
Da quando Jade aveva chiesto una sorellina per Kade e lo zio aveva una nuova nipote, il tempo che passava con me era sempre di meno.
Avevo domandato diverse volte a papà di chiamarlo perché volevo passare altro tempo con lui, ma papà diceva che la sua nuova nipote era più importante di me.
Perché avevano lo stesso sangue, mi ripeteva.
Non li capivo i suoi discorsi, e comunque non mi importava.
Io rivolevo mio zio.
Volevo che giocasse a calcio con me, che mi portasse a vedere le partite di basket e poi a prendere un gelato. Volevo uscire. Volevo fare qualcosa che non fosse restarmene sul divano del salotto accanto a papà a guardare la tv.
Quando suonano alla porta, quel giorno, mi precipito ad aprire senza neanche guardare chi è dalla finestra.
E appena mi trovo davanti zio Evan che mi tende le braccia, mi butto su di lui e mi lascio stringere e accarezzare i capelli.
Come ogni volta, mi mordo la lingua per non lasciarmi scappare quello che mi passa per la testa.
Perché non puoi essere tu il mio papà?
Il mio non mi abbraccia mai, non mi compra il gelato e non gioca con me.
<<Ehy, piccolo. Come te la passi?>>
Alzo una spalla, e non nascondo quanto sono triste.
<<Sei arrabbiato con me perché non passo a trovarti da un po', vero? Mi dispiace tantissimo, non sai quanto mi sei mancato! Ma ho dovuto aiutare mia sorella con la nuova arrivata>>
La nuova arrivata.
Già la odiavo.
<<Mi perdoni?>>
<<Stai con me oggi?>>
<<Certo che sì!>>
<<Allora ok, ti perdono>>
La verità è che lo avrei perdonato lo stesso.
Senza zio Evan, non so cosa avrei fatto.

<<Zio Evan? Dove mi stai portando?>> gli chiedo quando, dopo vermi fatto sedere sul sedile posteriore della sua bellissima macchina e avermi allacciato la cintura, si mette a guidare.
Un giorno la voglio anche io una macchina così. E lui mi ha promesso che mi insegnerà a portarla.
<<Voglio farti conoscere Arya, piccolino>>
Oh. Mi rattristo di nuovo all'istante.
Non voglio.
Non voglio, non voglio, non voglio.
Non voglio vederla.
Glielo dico, e lui mi spiega che siccome il suo papà è a lavoro e la sua mamma ha bisogno di dormire, lui deve stare con lei. Però mi promette che dopo mi porterà a prendere una crepes alla nutella e anche la pizza.
Quando arriviamo a casa di Jade, mi siedo composto sul divano, e dopo un po' zio Evan viene a sedersi accanto a me con un fagottino rosa tra le braccia.
Si sporge verso di me, e io non posso fare a meno di guardare.
C'è una faccia che mi sorride e sbava, e delle manine minuscole che si agitano verso di me come se volessero acciuffarmi il naso.
La guardo perplesso.
È carina.
E ha degli occhi grandi e bellissimi.
Non è come gli altri bambini che piangono sempre, che hanno il naso che cola, e che somigliano a uno di quei gatti rugosi e senza pelo che ha zia Lily.
<<Non è forse la bambina più bella che tu abbia mai visto?>>
Sì.
Ma piuttosto che ammetterlo, alzo le spalle e non rispondo.
<<Ti piacerebbe aiutarmi con lei?>>
<<Aiutarti a fare cosa?>>
<<Mi aiuterai a proteggerla dai cattivi?>>
No.
Ma non voglio deludere zio Evan.
<<Ok>> borbotto.
Torno a guardarla, e mentre lei si agita, un suo piccolissimo piede mi colpisce il viso.
E poi ride.
E continua a ridere anche se la sto guardando male.
Mi sposto un po', e mi concentro sui cartoni che zio Evan ha messo alla tv.
Se le sto lontano e non la guardo, è più facile odiarla.

Se le sto lontano e non la guardo, è più facile odiarla

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Non Mi Vedi, Non Esisto (Until I Breathe #3)Where stories live. Discover now