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e a t ; ; v k o o k

ㅡ✨ㅡ

novembre, 1989
busan, corea del sud.

la lama fredda e tagliente sfiorava di pochi millimetri il cuore di jungkook.
gli faceva il sollettico, uno di quelli che ti lacera il corpo. letteralmente.
ma non c'era niente da ridere.
eppure quel bastardo rideva a crepapelle.

tutti i patti che avevano fatto, tutte le promesse che taehyung aveva proposto a jungkook erano state appena infrante come il vetro della finestra della cucina.

quel poco che rimaneva di jungkook ebbe il coraggio di girare la testa di novanta gradi, lentamente, con un movimento straziante.
il collo faceva male, come quando te lo spezzano e stai per morire.

una sagoma piuttosto bassa fece ingresso nell'appartamento di jungkook.
jimin.
erano le uniche cinque lettere che la sua bocca, da cui usciva un filo di sangue, riusciva a pronunciare.

si portò le mani al petto, poteva sentire il suo cuore pulsare, mentre una grande quantitá di liquido rosso, quasi nero, usciva da quella ferita.

era minima, taehyung aveva inciso solamente un taglio sul petto pallido di jungkook, ma era bastato per ferire anche il muscolo battente.

jimin irruppe nel soggiorno, lanciò un'occhiata di fuoco al grigio.

«taehyung, devi tenere a bada i tuoi istinti da macellaio. tutto questo è inaccettabile.»

e rise, il suo sorriso quadrato, sghembo, pieno di innocenza.

il biondo corse subito da jungkook, per provare a rimediare alla situazione.
cominciò a frugare nei cassetti, in cerca di un qualcosa con cui fermare tutto quel sangue.

«n-non... non ha spinto f-forte... » disse il corvino. «non sono in fin... in fin di v-vita»

«no, ma se non troviamo una soluzione, lo sarai presto.»

il coltello era ancora lí, incastonato nelle sue carni, a metá strada tra la superficie e il cuore.
la sua lama, sebbene sporca di schizzi di sangue, luccicava quanto il vetro al sole.

jimin fece per estrarre l'arma dalla carcassa di jungkook, l'avrebbe tamponato sul suo petto con un asciugamano, e poi l'avrebbe fasciato lungo la sua circonferenza, con delle bende mediche.

ma la mano fredda di taehyung lo fermò, stringendogli il collo con ferocia.

«non devi toccarlo, jimin, lui è mio.»

dopo avergli recato abbastanza dolore dall'indebolirlo, lo scaraventò a terra.
si mise sul grembo di jungkook, provocandogli un gemito di dolore.

una mano afferrò con delicatezza il collo del corvino, accarezzandolo con le dita.
l'altra s'impegnò sulle labbra, andando a contornarne la sagoma, con il pollice.

con l'indice salí, alla guancia sinistra, sulla guale aveva lasciato un morso giorni prima; al solo ricordo del succo rosso che usciva dalla carne, taehyung avvertí un fremito di piacere.

«quando sono con te, sto in paradiso. mi fai provare delle sensazioni magnifiche. il tuo sangue... ㅡ gli occhi di jungkook cominciarono a luccicare ㅡ uno dei migliori che io abbia mai assaggiato, kook.»

«taehyung... p-perchè?»

«perchè, jungkook, io ti amo.»

taehyung lo baciò lentamente sulle labbra, assaporando ancora il sangue del più piccolo, che sgorgava dalla bocca.

jungkook avrebbe potuto dire che taehyung fosse l'essere più violento e macabro che avesse mai conosciuto nella sua vita, ma quando lo baciava, assumeva il comportamento di un bambino, delicato ed innocente.
era straziante il modo in cui lo guardava ㅡ occhi dolcissimi, luccicanti ㅡ mentre lentamente, lo divorava; giorno dopo giorno, mese dopo mese.

jimin sferrò un calcio al fianco di taehyung, allontanandolo dal corpo morente di jungkook.
tossí due volte, e, quando si riprese dal colpo inaspettato, jungkook potè vedere negli occhi del grigio una luce rossa.
in quegli attimi, taehyung era pericoloso per tutti quanti.

«non mi guardare cosí, bastardo.» sputò jimin.

con una mossa veloce, riuscí a sferrargli un altro calcio, e, subito dopo, un gancio alla guancia candida.
il grigio cadde per terra, jimin non esitò a legarlo ai polsi con la sua stessa cravatta blu-astra, attaccandolo alla gamba di una sedia.

«guk, resisti, so che ce la puoi fare.»

jungkook non disse nulla, mosse la testa in su ed in giù, due volte, deglutendo a fatica; dovette chiudere gli occhi, per risparmiarsi l'atroce vista di taehyung che, indebolito, si stava riprendendo lentamente.

quando il biondo ritornò, stringeva tra le mani un panno bianco, bagnato, e la cassetta dei medicinali che jungkook teneva segretamente sotto al suo letto.
si chinò per cominciare a medicarlo, ma notò che il coltello era scomparso dal petto del corvino, non riusciva a vederlo neanche nei dintorni. era come se fosse svanito.

intanto, la ferita continuava ad aprirsi, sotto gli occhi increduli di jimin e le urla strazianti di jungkook.

si voltarono entrambi verso la sedia alla quale era legato taehyung: il solito ghigno, tanto innocente quanto crudele.

jungkook sapeva già quali fossero le intenzioni del grigio.

«jimin, devi andartene... devi andartene o ti ucciderà. io me la caverò, qui. liberalo, lascia che mi divori una volta per tutte. devi andartene, ti prego.»

il biondo esitò.

«se non lo liberi tu, si libererà da solo, sarà... sarà p-peggio...»

una lacrima solcò la guancia sinistra ㅡpraticamente inesistenteㅡ di jungkook.
bruciava tutto quanto.

jimin deglutí, jungkook potè udire il rumore della saliva che scendeva nella sua gola in modo drammatico.

tirò un runoroso schiaffo sulla guancia del grigio, che, ovviamente, rise: aveva vinto lui.

slegò i polsi di taehyung, che si alzò, e prese jimin per il collo, un'altra volta.
lo spinse verso lo specchio di quell'enorme soggiorno, facendogli fare diversi passi all'indietro.

jungkook potè vedere gli occhi di tutti e due: quelli di taehyung, iniettati di sangue, e quelli di jimin, fuori dalle orbite.

sbattè il più basso rumorosamente contro la lastra fredda, talmente forte che lo specchio si ruppe in diversi pezzi.

taehyung ne raccolse uno, quello più tagliente, lo avvolse con una mano in un pugno ㅡprese a sanguinareㅡ, mentre con l'altra teneva il collo magro di jimin, in una stretta ben salda.

prima di strizzare gli occhi, per evitare di assistere a quella scena, jungkook potè vedere il braccio di taehyung cadere all'indietro, come se stesse per lanciare un giavellotto, il più lontano possibile.
non voleva vedere quello.

quando li riaprí, il corpo del dolce biondino che aveva provato in tutti modi da strapparlo dalle grinfie di taehyung, scivolava via dalla presa dell'ultimo, andandosi a sdraiare per terra, accasciato.

lo guardò fisso negli occhi, ancora fuori dalle orbite, e trovò le ultime forze per muovere quei boccioli di rosa che si ritrovava al posto delle labbra.

«buona fortuna, jungkookie.»

📌
there it is, il primo capitolo di questa storia.
se non vi piace lo scenario splatter, lasciate immediatamente questa storia, non vi fa bene leggere queste descrizioni se non siete abituati.
del resto, avete potuto capire da questo capitolo, come sarà questa storia.
quindi sí, basically, scappate che siete ancora in tempo.

eat;Where stories live. Discover now