Vapor

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La flebile luce del tramonto illuminava le strade di Tokyo, accompagnata dal gelido vento invernale, che aleggiava pacatamente sulla città. I viali alberati erano ormai spogli e freddi, nonostante cominciassero ad apparire qua e là alberelli natalizi, addobbati accuratamente. Mancavano poco più di due settimane e lo spirito festivo aveva cominciato ad insinuarsi prepotentemente tra le case e i palazzi.

Per i ragazzi del terzo anno dell'accademia Tōō, in procinto di diplomarsi, il desiderio di festeggiare e fare baldoria sembrava essersi amplificato al massimo. Progetti su progetti erano già stati messi a punto, per quanto riguardava l'organizzazione della festa di fine anno, con cui avrebbero preso atto della loro corsa verso il futuro, lavorativo o universitario che fosse. Sarebbe stata anche un'occasione imperdibile per salutarsi, prima che i propri cammini di dividessero definitivamente. Eppure, non tutti apprezzavano l'idea di festeggiare nostalgicamente quei tre anni di scuola, finalmente giunti al termine. Una concitata discussione, infatti, interrompeva la quiete pomeridiana con i toni di voce alterati provenienti da un appartamento di medie dimensioni, nei paraggi dell'accademia. Due ragazze, con ancora le divise addosso e con gli sguardi per niente arrendevoli, polemizzavano animatamente sull'argomento. Una delle due, dai lunghi capelli rosa che le ricadevano morbidi sulle spalle e con un lieve broncio sulle labbra rosee, insisteva perché l'altra, più minuta ed esile di lei, partecipasse alla festa. Satsuki aveva liquidato in fretta ogni scusa che l'amica le aveva rifilato, finendo quasi per costringerla ad assentire. Non poteva permettere che il suo inutile orgoglio le facesse perdere un evento tanto importante. Era improbabile che si ritrovassero tutti, una volta finita la scuola ed era scontato che molti si sarebbero persi di vista, intraprendendo strade differenti.

La padrona di casa, che a primo acchito poteva parere più piccola ed ingenua di quanto in realtà non fosse, continuava imperterrita a rimanere sulle sue. Non aveva intenzione di cambiare idea, sarebbe rimasta a casa con la sua -piuttosto numerosa- famiglia, piuttosto che passare il Natale in mezzo a gente di cui poco o niente le importava. A dire il vero, sapevano benissimo entrambe che il motivo principale che l'aveva spinta verso quella scelta fosse un altro, decisamente alto, ben piazzato e dotato di una lingua tagliente ed irritante. Chizu sentiva il sangue ribollirle nelle vene al solo pensiero di quello spocchioso ed arrogante portento del basket, che oltre ad un bel aspetto e a delle formidabili capacità fisiche, non aveva assolutamente nient'altro di apprezzabile, prima di ogni altra cosa quel suo dannato ghigno malizioso sempre presente sul volto altezzoso. Pareva sentirsi il re del mondo, ma Chizuru non riusciva a non ritenerlo estremamente superficiale e stupido.

I want to breathe you in
like your vapour

Eppure, Satsuki non gettava mai la spugna. Aveva provato di tutto per farle cambiare idea, ma ogni tentativo si era rivelato vano: Chizu proprio non digeriva la presenza di Aomine Daiki a meno di dieci metri di distanza da lei e non avrebbe assecondato le pazze teorie dell'amica nemmeno per tutto l'oro del mondo, quando si ostinava a dirle che la sua vicinanza non avrebbe potuto fare che del bene all'asso della squadra. Un carattere forte come il suo, accentuato dal lato responsabile e quasi materno che aveva sviluppato badando spesso ai suoi numerosi fratelli, sarebbe stato in grado di far maturare quello sfrontato e borioso di Daiki.

Satsuki, da testarda qual era, aveva passato tutta la settimana a pregare il suo amico d'infanzia di farsi vedere alla festa, riuscendo a convincerlo solo grazie all'assicurata presenza della piccola Chizuru. Nonostante sfruttasse ogni possibile occasione per prenderla in giro, Aomine era rimasto profondamente colpito –quasi attratto- dalla forza d'animo della ragazza. Pur avendo un corpo così minuto, era capace di sprigionare una determinazione ed una maturità a lui estranee –se non sul campo da basket-, quasi in grado di metterlo in soggezione. Eccelleva nello studio, non si perdeva quando qualcuno la implorava per il suo aiuto e non accennava la minima lamentela pur avendo sulle spalle il peso della sua intera famiglia. Per lui sarebbe stato pressappoco impossibile reggere sotto tutta quella pressione, l'unica cosa in grado di farlo concentrare era il basket. Lui viveva di basket, lo respirava, lo sentiva scorrere nelle vene e udiva lo stridere delle scarpe sul campo rimbombargli negli orecchi continuamente. Daiki considerava il basket parte di sé, una parte fondamentale senza di cui il suo corpo avrebbe smesso di funzionare. La palla era ormai estensione dei suoi arti, che parevano muoversi in automatico mentre la pesante sfera gli scorreva tra le dita e rimbalzava rumorosamente per terra.

Vapor || Aomine DaikiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora