Prologo. La nuova alba

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Diciannove anni prima

Accadde che il sole stava giusto per sorgere.

I Sussurri spezzarono il silenzio della notte limpida, rosata appena nella luce dell'alba. Non c'era una nuvola a oscurare le stelle, non c'era nulla a interrompere il riposo della Natura. Nella radura si potevano accarezzare giusto i fiori già svegli, intenti a bisbigliare tra loro, consapevoli di ciò che a breve sarebbe accaduto.

Avevano trascorso secoli, anni, mesi a chiedersi quando sarebbe giunto il giorno... ma il dubbio era scomparso con l'arrivo di quella notte, quando il senso di attesa si era spezzato e un'inebriante felicità aveva invaso di freschezza la Natura – il suo dormire, seppur profondo, aveva lasciato spazio al sorriso delle foglie che ancora riuscivano, di tanto in tanto, a lasciarsi andare a uno sbadiglio. Il vento estivo aveva sfiorato i rami degli alberi sussurrando parole antiche, in una lingua dimenticata dal popolo di quelle terre ma nota al terreno soffice, all'aria calda, alle correnti dei fiumi e a ogni altro insetto o animale.

Tutti attendevano, ora... tutti trattenevano il fiato. La Natura era pronta.

Secoli trascorsi, secoli di silenzi, e la conclusione di quel tutto era alle porte.

Lo sapeva l'erba, che si piegava a formare un morbido cuscino. Lo sapeva l'aria fresca, che tornava tiepida al solo pensiero. Lo sapevano i fiori, che rilasciavano un profumo dolce e privo della malinconia che la Natura aveva emanato per così tanto tempo.

Si stava risvegliando, quella stessa Natura. Si stava risvegliando e con lei la sua Signora.

Passarono i minuti, poi le ore, e l'alba si fece sempre più vicina. Lentamente, l'erba si ammorbidì iniziando a cantare piano, poi sempre più forte.

"Fior della natura..."

Una folata di vento le diede il respiro.

"Sbocci in alba e muori a monte..."

Il terreno le diede la forza.

"Cogli questo nome..."

L'acqua le diede l'intelletto.

"Dalle fiamme e dalla fonte..."

La fiamma del sole nascente le diede il coraggio.

Le sarebbe servito, sapeva la Natura. Ne avrebbe avuto bisogno nei tempi a venire.

Quando accadde la foresta si tinse di arancio. Le radici dell'albero secolare al centro della radura presero vita, spostandosi dal punto in cui avevano riposato per decenni. Lasciarono intravedere alle foglie una bambina sonnolente, la testa ricoperta di radi capelli castani dello stesso colore della corteccia che la ospitava.

I fiori trattennero il fiato quando la videro, le foglie fremettero di gioia. La Natura si commosse, lasciando avvertire al mondo un barlume di speranza.

Poi vi furono passi incerti ma sempre più rapidi. Un uomo che percorreva quei boschi, che cercava di raggiungere quel luogo nascosto e protetto.

Fu un rossospino a condurlo nella radura e a farlo fermare di fronte alla bambina. Gli occhi di lui si spalancarono a quella vista: la mano destra andò immediatamente al cuore e la consapevolezza di chi fosse l'infante lo invase.

Si inginocchiò di fronte alla piccola, accarezzandole piano la testa.

Un attimo, poi un altro ancora.

La vide schiudere gli occhi, dello stesso colore di tutte le sue antenate, di chi l'aveva preceduta. Erano assonnati, ma vivi.

Vivi.

Gli occhi di una nuova Epohymia.

La Danza delle FoglieМесто, где живут истории. Откройте их для себя