Sconfitta dai ricordi

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(Storia partecipante al concorso di ShadowAwardsIta)

Carsay rise, portandosi la corona sopra la testa ed osservando la corte che si inginocchiava davanti a lei: finalmente aveva messo le mani sulla Tiara del Potere, e tutti coloro che credevano nel loro precedente e insulso re si sarebbero inchinati al suo cospetto. Niente più lotte per il potere, nessun innocente morto per colpa della politica perché lei, la nuova regina di Tranos, avrebbe oppresso ogni ribellione, ogni singolo barlume di odio nelle menti degli altri regnanti...

Il suo sguardo cadde sul suo nemico giurato, quel ragazzino di nome Kay di cui non vedeva l'ora di liberarsi: era un umile maghetto da quattro soldi, che aveva avuto il coraggio di addomesticare un drago ma non di ucciderla quando ne aveva avuta l'occasione; Carsay non vedeva l'ora di metterlo in ginocchio, torturandolo fino a trasformarlo in uno schiavo senza alcuna volontà propria...

Ma quando il suo sguardo incontrò gli occhioni di Kay fu come se il tempo si fermasse: erano pieni di tristezza, di solitudine e disperazione, le lacrime a bagnarglieli e le luci del castello a renderli ancora più luminosi del solito. A Carsay si strinse il cuore nel vederlo in quelle condizioni, perso nell'autocommiserazione, tutti i suoi sogni infranti in un batter d'occhio, il sapore amaro della sconfitta su quelle labbra così giovani; anche la maga era stata così, un tempo, mentre guardava come il re usurpatore uccideva suo padre senza alcuna pietà. Allo stesso modo lei stava usurpando il trono in quel momento, condannando quel ragazzino ad un destino di dolore e sofferenza persino più tragico del suo... No, non poteva permettere che ciò accadesse. Era stata accecata dalla sua stessa sete di potere per così tanto tempo da non accorgersi di quanto lei e Kay, in realtà, fossero simili tra loro, e di quanto fosse crudele il destino a intrecciare i loro cammini fino a renderli nemici l’uno dell’altro. Una determinazione inaspettata spazzò via l’oscurità che albergava nel suo cuore ormai da troppo tempo: voleva rivedere in lui quello spirito combattivo che tanto lo caratterizzava, la vitalità e la furbizia che le davano sui nervi solo perché lei ne era priva, l'amore per le piccole cose e per i dettagli che lo rendevano non solo un avversario temibile, ma anche un abile intercultore, con il quale aveva trascorso una piacevole serata al chiaro di luna prima che tutta quella pazzia della Ribellione cominciasse.

Lei non voleva la sua distruzione: lei voleva una vita di libertà, di passione, di gioia irrefrenabile senza nessuno a porle dei limiti. Lei voleva la libertà perché era umana, e come tale voleva assaggiare il gusto dell'onnipotenza anche solo per qualche istante...

...Ma non poteva far del male a qualcun altro nello stesso modo in cui avevano fatto del male a lei. La Tiara non arrivò mai a toccare il suo capo: Carsay la rialzò in aria, sotto lo sguardo incredulo di Kay, e sfoggiò il miglior sorriso che potesse offrirgli in quel momento:

"Mi fa schifo vedere quel muso lungo sul tuo bel faccino. Se vuoi che io non indossi la corona vieni a prendertela!"


Nella Tana del DragoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora