-    Sei cambiata, sai? – Akemi la fissava, ed Elvia non rimase sorpresa da quell'affermazione. Sapeva quanto quel coniglietto fosse sensibile e quanto fosse accorto. – Soprattutto da quando sei tornata da quella città.

Oh, quanto hai colto nel segno, pensò tra sé e sé la giovane, ma ciò che disse non diede luce ai suoi pensieri. – Damiana era solita dirmi che ogni viaggio porta con sé un cambiamento, buono o cattivo che sia. Anche tu sei cambiato – gli disse, sorridendogli. Le mani avevano smesso di accarezzarne le morbide piume a causa del freddo che stava patendo. O era il leggero senso di colpa per non aver sputato ancora il rospo a impedirle di continuare?

-    Ovviamente – borbottò Krir, gli occhi già chiusi e la mente sprofondata nel sonno. Come facesse ancora a seguire la loro conversazione, Elvia proprio non sapeva rispondersi. – Altrimenti che senso avrebbe viaggiare?

Nessuno dei due, né Akemi né Elvia, riuscì a dire altro. Metra si era insinuata tra di loro con la sua voce autoritaria.

Lady Elvia, mi duole interrompere la vostra piacevole conversazione, ma siamo quasi arrivati a destinazione.

L'Allevatrice spostò lo sguardo nella direzione indicata dalla soldatessa e sentì il proprio corpo irrigidirsi. Che fosse il freddo, l'ansia o la preoccupazione, la ragazza non lo sapeva.

Tuttavia, di una cosa era certa: Nardasia, la Città della Storia, si profilava a qualche chilometro di distanza da loro, un piccolo puntino scuro in quel mare bianco di neve.

Qualunque cosa sarebbe stata in grado di trovare, sarebbe stata decisiva per il suo viaggio e per il suo futuro, nonché di quello di centinaia e centinaia di esseri viventi.

Hena, mia Signora, mostrami la via, pregò, prendendo un respiro profondo.

-    Andiamo – disse soltanto, e proseguì a camminare, i piedi che affondavano nella soffice neve appena caduta e il cuore che non faceva altro che martellarle nel petto.



XxxX

-    Un'Allevatrice che va a Nord? – chiese Lorenzo, la sorpresa palese nella voce.

-    Perché? – Xerxes gli lanciò un'occhiata stranita. Cosa aveva il proprio maestro da essere così sorpreso?

-    Be' – l'uomo si strofinò il collo con la mano, gesto che compiva quando non si sentiva a suo agio. – È dove si dice che sia avvenuta la tragedia di mille anni fa.

-    E quindi? – il ragazzo inclinò il capo, non capendo. Dove voleva arrivare?

Lorenzo ed Erika si scambiarono uno sguardo, poi la mezzelfa sospirò.

-    In tutti questi anni – riprese Lorenzo – non si è mai sentito parlare di un'Allevatrice che si sia avvicinata a quella zona del Regno.

-    Mai? Davvero? – Era la volta di Lena di essere sorpresa.

Erika annuì, greve. – È un territorio impervio. Non molti hanno il coraggio di avventurarsi, e non sto parlando solo di esseri umani. Altri, invece, ci hanno posto la propria dimora – aggiunse, alzando il mento in direzione di Xerxes. – Hai presente il Manfeel di cui ci hai parlato? Ecco, la sua specie viene proprio da lì ed è per questo che siamo rimasti sorpresi quando ti abbiamo soccorso.

Lena inclinò la testa di lato, tra le mani un bicchiere di latte caldo. Si trovavano ancora nella camera in cui la ragazzina si era svegliata, qualche giorno prima, e stavano discutendo della loro prossima mossa.

Quando la giovane aveva incontrato Lorenzo ed Erika la prima volta non aveva esitato un attimo ad abbassare la testa, ringraziandoli per averle curato le ferite e averle dato un letto caldo in cui riposare, nonché a rivelar loro la sua condizione di Allevatrice. Erika si era affrettata da lei, consigliandole di non sforzarsi ancora, mentre Lorenzo si era dimostrato alquanto in imbarazzo di fronte a tutta quella sincerità.

L'AllevatriceWhere stories live. Discover now