Io ti vedo

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Nel cuore della metropoli oscura e addormentata, immersa nella tenebra di una notte senza stelle e senza luna, il cacciatore inseguiva la sua preda.

Di stirpe antica, atavica minaccia dimenticata dal tempo e dal progresso, malvagia entità bollata come pura invenzione, opera di fantasia, oggetto da utilizzare senza riguardo nelle peggiori opere di fantasia e romanticismo del fin troppo tracotante genere umano, la creatura avanzava indisturbata nella mefitica aria della città, incurante dei plumbei fumi di veleno che i macchinari umani spargevano.

Secoli e secoli alle spalle, migliaia e migliaia di anime che lo avevano nutrito e tutt'ora lo sostenevano. Vrykolakas, Strigoi, Revenant... Vampiro... Era stato etichettato in molteplici modi nel corso di innumerevoli anni, e tutti quei modi lo descrivevano perfettamente.

Egli era il cacciatore perfetto, armato di doti capaci di piegare al proprio volere ogni possibile vittima: forza, velocità, scaltrezza, ipnotismo, smaterializzazione, trasformazione... ogni abilità, un tassello per rendere la caccia all'umano più semplice.

Certo, le meraviglie della modernità lasciavano agli umani fin troppe armi a loro vantaggio, ma i vampiri erano resistiti fino ad allora... avrebbero continuato a farlo. Le metropoli rimanevano sempre le stesse, indipendentemente dall'impero che le edificava: puzzolenti, mefitiche, affollate e caotiche, luoghi colmi di indifferenza e crudeltà, le cui strade pullulavano di macilenti resti umani che si trascinavano stancamente lungo i corridoi monotoni della loro vita in attesa di adempiere ad uno scopo più alto... e la preda che stava inseguendo in quel momento era il più comune tra loro.

Vestito di un abito comune, con un viso comune, un olezzo comune... quell'uomo che tanto imprudentemente si era ficcato in uno dei vicoli più bui e malfamati della città mentre veniva inseguito dal suo futuro carnefice, ovviamente senza avere la consapevolezza di essere inseguito, sembrava l'emblema dell'uomo comune, dell'essere umano standard: stolto, semplice e bigotto.

L'aver imboccato quel vicolo scuro, freddo e isolato equivaleva, come atto, al porre una firma sulla sua condanna a morte.

Il vampiro, affidandosi ai suoi sensi sopraffini, continuò a inseguirlo, inebriato dal lauto banchetto che, stavolta con calma, avrebbe di lì a poco consumato. Di tetto in tetto, saltando sui cavi e sui pali della luce senza il minimo rumore, senza che il suo corpo potesse proiettare qualsivoglia ombra o suono, il vampiro lo inseguiva con calma, imboccando a sua volta il vicolo oscuro.

Tu-tum... tu-tum... tu-tum...

Il battito cardiaco della sua preda risuonava nelle orecchie innaturalmente acute della creatura, guidandolo... invitandolo quasi! Un pasto lento, senza paura di interruzioni, senza il timore di dover cancellare in fretta le tracce. Nessun umano affollava le strade nei dintorni, ormai c'era solo quella sua sventurata preda, in quel vicolo fin troppo propizio.

Tu-tum... tu-tum... tu-tum...

Aveva l'acquolina in bocca, la voglia di darsi a quel pasto luculliano stava quasi per vincere le naturali cautele che aveva imparato ad adottare, ma il buon senso e la veneranda età furono briglie salde: nessuna sbavatura; nessun errore; un colpo pulito, silenzioso e netto, come aveva imparato ormai millenni addietro. Era un Vampiro Maggiore, l'apice della sua razza. Non avrebbe fallito.

Eppure, qualcosa lo turbò. Il cuore dell'essere non era più udibile.

...

Nulla, nessun fremito, nessun battito... come era possibile?! Nel panico, immerso nel pensiero di un fallimento che non poteva in alcun modo conoscere, scrutò le tenebre con la sua vista sopraffina, e lì vi trovò la sua preda, che ancora camminava a ritmo costante a pochi metri da lui. Come era possibile? Che le sue orecchie si fossero danneggiate per una qualche maledetta radiazione elettrica che permeava la metropoli?

No, impossibile! Aveva resistito alle esplosioni, alle radiazioni atomiche, alle armi chimiche! Eppure, eccola lì la sua preda, avanzare totalmente muta davanti a lui, il cuore immobile, il sangue immoto!

E dopo interminabili attimi di sorpresa e sconosciuta meraviglia, ecco di nuovo quel consolante suono...

Tu-tum...

Consolante, si... ma solo uno... un solo, singolo, misero battito.

Tu-tum...

L'uomo si fermò, una calma innaturale governava quel corpo che, secondo l'esperienza del vampiro, sarebbe dovuto cedere all'istante, terminando le sue funzioni vitali. Cosa significava?! Come era possibile?! Non era della sua stirpe, ne era certo, il suo corpo non olezzava di morte e negromanzia! Non era uno zombie, un ghoul o persino un demone possessore! Tutti li aveva conosciuti nella sua lunga vita, ma nessuno aveva mai manifestato stranezze simili.

Quindi, come un fulmine a ciel sereno, il battito riprese, irregolare, mentre da lontano e fermo il vampiro ascoltava esterrefatto quella rapida, inconsueta sequenza.

Tutu-tum tum tum... Tum-tutu... Tututu-Tum-Tu-Tum-Tutu-Tum-Tum-Tum

Il battito, così irregolare e bizzarro, lasciò incredibilmente perplesso il vampiro... ma solo per pochissimi istanti. Quindi, inorridito e furibondo, perse qualsivoglia controllo e ruggì, rompendo il mortale silenzio di quel vicolo immerso nella venefica oscurità di quell'amalgama di strade e vite.

Saltò dall'alto tetto da cui pedinava la sua preda, gli artigli sguainati, il volto contorto in una smorfia ben poco nobile e decisamente animalesca, una foga che copriva quello che in realtà era cieco terrore mentre l'essere umano, ignorando ogni articolazione del suo corpo, voltava il collo come fosse una civetta allarmata, spalancava la bocca ed emetteva da quell'orifizio orrendamente dilatato un amalgama informe e inconcepibile di tentacoli e tenebra.

Nell'aria, per poche frazioni di secondo, si sparse un nauseabondo odore sconosciuto, talmente alieno che non poteva esserci alcun metro di paragone al mondo capace di definirlo. Ma nessuno era lì per odorare quel blasfemo fetore, né per udire l'urlo soffocato di rabbia e terrore del predatore mentre, inghiottito da quella massa orripilante di arti informi, veniva mangiato e diventava preda.

Tutto durò un solo, misero istante, consumando nel buio e nel menefreghismo della metropoli ammantata di tenebra l'assassinio di uno dei più antichi nemici del mondo... ad opera di uno dei più antichi nemici del cosmo.

Così come erano comparsi, quei tentacoli scomparvero, e così l'uomo che uomo non era riprese a camminare, drizzando il collo in una postura normale. Ma il suo battito cardiaco risuonava ancora con quel ritmo bizzarro.

Un ritmo che il vampiro, vecchio di millenni, aveva riconosciuto essere un codice di fattura umana, il codice inventato dal quel tale... Morse... un codice ripetuto in continuazione, più una minaccia che un'affermazione...

Io ti vedo...

Io ti vedo...

IO... TI... VEDO...

Io ti vedoWhere stories live. Discover now