1.

22 2 0
                                    

Ho sempre odiato stare in mezzo alle folle.
Ammassi di persone puzzolenti, sudate, che urlano e, il peggio delle volte, sputacchiano mentre parlano di argomenti assolutamente inutili.
Però ammetto che era interessante osservarli. Quando non avevo nulla di meglio da fare, certo. È quello che stavo facendo in quel momento, mentre ero seduta su uno scomodo seggiolino di seconda classe di un aereo diretto verso Londra, aspettando che il sonno prevalesse su di me.
Nel posto di fianco al mio c'era un uomo. Della peggiore categoria, aggiungerei: sudato come se avesse appena corso una maratona, con la sua testa pelata che rifletteva la luce che passava dal finestrino. Era in carne, tanto che mi stava spingendo su un lato del mio già piccolo seggiolino. Ma la cosa peggiore era che stava canticchiando. Canticchiando, per l'amor del cielo. E una canzone orribile, fra l'altro, una di quelle che mettono nelle pubblicità dei piccoli supermercati di provincia.

"Giuro che se non smette subito mi butto giù dall'aereo" bisbigliai al, fortunatamente familiare, ragazzo accanto a me. Lui trattenne una risatina, dandomi un pugnetto sulla spalla.
Secondo soggetto della mia osservazione: biondo, con folti ricci che gli ricadevano dolcemente sugli occhi blu cobalto, calati sopra un libro. Un libro magnifico a mio parere, Cime Tempestose, che anche lui sembrava apprezzare particolarmente dato il sorriso accennato sul suo volto. Il libro era circondato da due mani grandi, attaccate a braccia muscolose. Al contrario del disgustoso uomo al mio fianco opposto, aveva un buon odore. Probabilmente doveva avere dietro un sacco di ragazze a cercare disperamente un minimo cenno di interesse da parte sua. Sfortunatamente per loro al perfetto riccioli d'oro accanto a me, che non era altro che mio fratello, piacevano i ragazzi.
Tanto è sempre così, tutti i migliori sono gay.

"Eleanor, ricordati di almeno tentare di essere carina con lui, per piacere" disse riccioli d'oro, avvicinandosi al mio orecchio per non disturbare l'uomo sudato dalla sua performance.
"Finchè non mi rivolge la parola, io sono a posto" affermo.
A quanto pare il disgustoso oltre che fastidioso uomo accanto a me era un pezzo grosso per mio fratello. Uno sponsor mi pare, qualcosa che aveva a che fare con il mondo dello sport. Probabilmente era per colpa sua se ero relegata su quell'aereo, lottando per mantenere la proprietà del mio seggiolino e osservando in modo inquietante le persone come passatempo.
Mio fratello Cameron era appunto uno sportivo, un pattinatore sul ghiaccio. Da anni faceva gare su gare, e da anni noi ci spostavamo di città in città per periodi molto brevi, per seguirlo. Per "noi" intendo io e il ragazzo di Cameron, Shawn.

Non mi è mai dispiaciuto seguire mio fratello nei suoi "viaggi", lasciando mamma e papà nella nostra casa natale; di sicuro avrei odiato decisamente di più rimanere nel paesino dove sono cresciuta, come una cavia da laboratorio nella sua stretta gabbietta.
Evidentemente la pensavano così anche i due ragazzi, che si mostravano a ogni partenza emozionati come se fosse la prima volta.
Questa volta non era come le altre però, dove in una città rimanevamo giusto qualche mese. A quanto pareva, saremmo rimasti a Londra per un bel po'. In una nuova casa, offerta dallo sponsor apposta per noi.
Quell'anno dovevo iniziare l'università, per l'appunto. Tutti continuavano a ripetermi "vedrai, è come una seconda vita!" o "nuovi amici, nuovo ambiente, nuove abitudini!" ma non ero così emozionata come avrei dovuto essere. In media cambiavo città ogni cinque mesi da quasi quattro anni, probabilmente ero abituata a cambiare radicalmente la mia routine e il mio ambiente. Ed ero anche abbastanza annoiata.
Quando cambi città o casa, ti aspetti sempre qualcosa di diverso. E la nostra mente arriva ai limiti dell'immaginabile: vivrà un fantasma nella nostra nuova cantina, gli alieni atterreranno nel nostro nuovo giardino, il nostro nuovo vicino di banco sarà un emissario della CIA che vorrà reclutarci nel suo team.
Poi, a trasloco finito, ti rendi conto che la tua vita non è affatto cambiata. Che vai lo stesso a scuola tutti i giorni esclusa la domenica, che ti alzi lo stesso tutte le mattine alle sei e mezzo, che vai lo stesso alle solite feste organizzate da compagni popolari.
E non pensavo fosse deludente, ma che forse non valesse la pena emozionarsi per una cosa del genere.

Mi stavo rendendo conto di star lentamente scivolando nell'oblio della negatività, posto che odio profondamente, così provai a riprendermi.
Sì, forse non mi emozionavo quanto Cameron e Shawn quando cambiavo casa, ma adoravo farlo. Osservare tutte le sfaccettature della mia nuova vita, intendo. Un bagno più grande, per esempio, mi avrebbe resa immensamente felice. Così come dei nuovi vicini di casa, dei nuovi compagni, dei nuovi posti dove andare a correre la mattina.

Le mie palpebre iniziarono a farsi pesanti, come se improvvisamente del piombo fosse caduto dalla mia testa per andare ad appendersi ai miei occhi.
Mi appoggiai alla spalla di mio fratello, per poi chiuderli definitavamente. L'ultima cosa che sentii fu "guarda quanto è dolce quando dorme", e mi venne quasi l'impulso di alzarmi di scatto e ricompormi, ma ormai era troppo tardi.

00TDove le storie prendono vita. Scoprilo ora