시작하다

128 11 0
                                    

Era una calda estate d'Agosto, a Busan l'aria era umida quel pomeriggio, come d'altronde era di routine in quella zona della Corea.
Padre Choi Jae-seon stava passeggiando per i cortili della Diocesi, sussurrando il consueto rosario e lasciando che i piacevoli raggi del sole accarezzassero la sua pelle;
Mentre recitava le sue preghiere, la voce di Jungkook Jeon gli fece alzare il volto, regalando così al ragazzino un dolce sorriso.
Il ragazzo aveva 20, mancava meno di un mese e sarebbe stato il suo compleanno: era cresciuto in quel convento dopo la morte improvvisa dei suoi genitori,causata da una grave malattia, quando padre Choi decise di prenderlo con sé e farlo educare dai sacerdoti, decisamente migliore dell'opzione di lasciarlo all'orfanotrofio.
Era cresciuto sotto i rigidi canoni della Chiesa, diventando così un ragazzo intelligente e con la testa sulle spalle, per quanto fosse al contempo testardo,ma, con grande dispiacere del prete, non aveva mai preso in considerazione di poter prendere parte attivamente a quello stile di vita, preferendo passare i pomeriggi a danzare nel cortile o ad uscire con i suoi amici del paese.
Sognava di diventare un ballerino a livello mondiale e le doti certo non gli mancavano,ma scegliere una strada come questa portava solo a due finali: la fama o la fame.
Per questo motivo il suo padre spirituale tentava di tenerlo il più possibile con sé,conscio del suo egoismo, ma troppo impaurito dal poter perdere quel figlio tanto amato.

<<Padre,Cheol-Soo la cerca .>>

L'uomo annuì alle sue parole e chiuse il breviario, osservando quel ragazzo tanto alto e ben sviluppato, non si poteva certo dire che gli mancassero le forze. Sembrava ieri che correva da una parte all'altra col suo fare allegro e i suoi occhioni curiosi, ora invece lo aveva persino superato in altezza e, sebbene il suo carattere fosse ancora uno sprizzare di energia, emanava un aura più matura.
Era davvero fiero di lui.
Gli fece una carezza sulla testa, come era loro abitudine, e lo lasciò, rientrando nella diocesi e dirigendosi col suo passo anziano, ma ancora piuttosto arzillo, verso uno dei suoi sacerdoti, Don Cheol-Soo.
Quando lo ebbe trovato, intento a studiare un antico manoscritto, poggiò una mano sulla sua spalla, sorridendo quando incontrò il suo volto tondo e buffo.

<< Padre Jae-seon , la stavo appunto aspettando. Ho delle novità.>>

Il prete si sedette sulla panca di legno nella quale sedeva il sacerdote e annuì.

<< Jungkook mi ha avvertito, mi dica pure.>>

L'ometto abbastanza panciuto, si voltò  verso il suo superiore e si schiarì la gola, raccontando ciò che sapeva con la sua solita aria serena e pacata.

<< Mi hanno avvertito che questa sera si fermerà alla diocesi un certo Jimin Park, un novizio, molto giovane, ha 22 anni.
Ha bisogno di un padre spirituale per completare il suo percorso prima di prendere i voti e gli hanno indicato il suo nome.>>

A quella notizia, Padre Jae-seon sgranò con aria sorpresa i piccoli occhi neri e incavati.
Era estremamente raro che un giovane ragazzo avesse la vocazione, sopratutto per la religione Cattolica, che in Corea non era assolutamente quella più praticata.
La novità lo sconvolse a tal punto, che una pungente curiosità travolse il suo animo, per natura curioso e mai stanco di imparare.
Era da molto tempo che non aveva a che fare con un novizio e fu per lui un vero piacere apprendere che ben presto avrebbe potuto infondere il suo amore per la Fede ad una nuova giovane e pura anima.
Si alzò di buon umore e salutò con gentilezza l'uomo, prima di avvisare gli altri sacerdoti dell'arrivo di Park Jimin alla diocesi.
Dappertutto c'era un gran vociferare, la curiosità e lo sbalordimento aleggiavano nell'aria, e ciò non poté non arrivare alle orecchie di Jungkook.
Quando apprese la notizia, fu per lui un vero shock.
Era la prima volta che nel convento sarebbe sostato un suo coetaneo, solitamente gli unici amici che aveva li incontrava fuori dalla Chiesa e non in quelle stesse mura.
Non sapeva bene come reagire, era come trovare un regalo inaspettato fuori dalla porta.
Per mettersi l'anima in pace, si convinse che il ragazzo sarebbe stato un prete in miniatura e che probabilmente non avrebbero avuto niente di cui parlare.
Così, dopo essersi cambiato, andò nel suo solito angolo di giardino, poggiò il cellulare su un tavolino di ferro, ed iniziò a ripetere i passi delle coreografie più famose del momento, dedicando ore ed ore ad allenarsi, spinto solo dalla sua forza di volontà, dal suo desiderio.

La sera stessa, il fermento era tanto nella mensa, i più anziani si allettavano del fatto che esistessero ancora giovani dediti all'amore per Dio, il piccolo del gruppo invece, Jeon, iniziava ad innervosirsi difronte a tutto quello stupore,infondo era solo un ragazzo, niente di che.
In realtà non voleva ammettere che stava letteralmente morendo dalla voglia di vedere come fosse fatto, probabilmente sarebbe stato uno sfigato.
L'attenzione di tutti fu richiamata dal grande portone in legno massaccio che venne aperto, rivelando la figura di Padre Choi, vestito come al solito con la sua lunga tunica nera, ma al suo fianco, vi era una creatura quasi divina.
Park Jimin era un ragazzo dalla figura esile, delicata come un angelo, la sua altezza era davvero ridotta, tutto il suo corpo era una proporzione perfetta di misure, ma ciò che colpì tutti, ed in particolare Jeon Jungkook, furono i suoi capelli biondi, quasi certamente tinti.
Da quando un novizio si tingeva i capelli?

<<Fratelli miei, vi presento Park Jimin, da oggi abiterà con noi per completare il suo cammino spirituale.>>

Il ragazzino si inchinò educatamente, prima di lasciar uscire dalle sue labbra una voce dolce e flebile, adatta perfettamente alla sua figura.

<< È un onore per me essere al vostro cospetto, spero di poter apprendere il più possibile dalle vostre immense conoscenze.>>

Poi, dopo aver detto ciò, il suo sguardo si posò su quello di Jungkook e l'intera anima del minore fu messa allo scoperto.
Lo sguardo del novizio era intenso,talmente tanto che Jungkook,sentendosi improvvisamente a disagio, distolse il suo e ricominciò a mangiare, ignorando l'incredibile voglia di ripoggiare,anche solo per un secondo, la vista su di lui.

𝒯𝒶𝓀𝑒 𝓂𝑒 𝒸𝒽𝓊𝓇𝒸𝒽     ~𝓀𝑜𝑜𝓀𝓂𝒾𝓃~  Where stories live. Discover now