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Mi ero leggermente allontanata dal falò dove gli altri stavano ballando e cantando canzoni a squarciagola. Ero andata a riva, ad osservare le stelle. Quanto le amavo. Sin da quando ero bambina, adoravo lo spazio e tutto ciò che lo riguardava, le teorie sull'inizio e sulla fine dell'universo, il fatto che fossimo solo un puntino in uno spazio infinito.

"Che fai qui tutta sola?"

Sussultai un momento, prima di accorgermi che era il ragazzo amico di Giorgio, Niccolò penso, che si avvicinava, con una sigaretta in mano e una birra nell'altra.

"I fatti miei" risposi, forse più acida del necessario.

"Mi scusi, vostra signoria" mi canzonò. "Ti avevo vista un po' turbata prima, volevo essere sicuro che andasse tutto bene."

"Va tutto benissimo, grazie. Ora puoi tornare dagli altri" cercai di liquidarlo.

"Penso che mi siederò qui a guardare le stelle, invece" disse prendendo posto affianco a me.

Mi stava veramente irritando. A malapena lo conoscevo, eppure mi sembrava un ragazzo abbastanza insistente. Me ne restai in silenzio, accanto a lui, mentre fissavo le stelle. In lontananza sentivo i miei amici ridere e scherzare, il suono di due bottiglie di vetro che si toccano e l'odore di fumo di sigaretta.

"Allora ti fa paura cominciare l'università?" disse ad un tratto.

"Dio, ma non sapete parlare d'altro?"

"Eddai, Wendy, non prendertela. A tutti fanno paura i nuovi inizi" spiegò tranquillo.

"Come mi hai chiamata?"

"Wendy" disse semplicemente, come se fosse la cosa più normale del mondo.

"Chiamami col mio nome, grazie" dissi stizzita.

"Ma non ti stanchi mai di essere arrabbiata?" mi domandò.

Esitai prima di rispondere. Sì. Ero stanca di essere arrabbiata, e stavo cercando da mesi di capire come smettere di esserlo, ma era più facile a dirsi che a farsi.

"Un po'" risposi in un sussurro, che quasi sperai non sentisse.

"E allora perché non smetti di esserlo?"

"Ma per te è tutto così facile?" esclamai.

Lui rise: "Assolutamente no. Non credere che io non abbia problemi. Ma cerco di vivermela come posso. È inutile arrabbiarsi per cose che non possiamo controllare, non trovi?"

"A volte non puoi farne a meno."

"Non sembri una che ride molto" affermò.

Mi sorpresi a sorridergli: "Una volta ridevo parecchio. Poi ho cominciato ad accorgermi dei giorni che passavano. E niente, penso solo di essere cresciuta."

"Dio, parli già come una donna adulta in carriera! Stai soltanto cominciando l'università, non è mica la fine del mondo!"

"E tu, che sembri così rilassato, cosa fai nella vita?" domandai, cercando di cambiare argomento.

Lui rise, di nuovo: "Assolutamente niente. Sto cercando un lavoretto da fare per guadagnare qualche soldo. Ma mi piace scrivere canzoni."

"E pensi di poter vivere scrivendo canzoni?" domandai quasi divertita.

"Wendy, non puoi vivere pensando solo al portafoglio. Fai quello che ti piace, non studiare perché sai che dovrai lavorare. Studia perché ti piace studiare."

"Smettila di chiamarmi Wendy."

"Tu sei un po' una Wendy" affermò.

Mi voltai a guardarlo. Vedevo solo il suo profilo illuminato dai raggi pallidi della luna. Gli occhi erano come due buchi neri, ma vedevo anche un sorriso accennato sulle sue labbra.

E senza che me ne accorgessi, stavo sorridendo anche io.

"Allora ti piacciono le stelle?" domandai dopo qualche attimo di silenzio.

"Mi piace lo spazio" affermò. "Non so, è da quando ero bambino che mi affascina."

"Anche a me" confermai.

Cominciò a canticchiare 'L'isola che non C'è', fissando il cielo, forse cercando la seconda stella a destra.

"Niccolò" lo richiamai, "smettila."

Detto ciò, mi alzai, scrollandomi la sabbia di dosso, prima di informalo: "Torno dagli altri."

Lui annuì: "Se vuoi fare un'altra chiacchierata, Wendy, mi trovi qua."

Ma io ero già andata via. Mi sentivo completamente a disagio, come se fosse il posto sbagliato per me. Vidi in lontananza Elena che parlava con Adriano, bevendo una birra, e così decisi di andarne a prendere una anche io. Mentre cercavo tra le scorte, sentii qualcuno dire il mio nome.

"Che vuoi Luca?"

"Possiamo parlare?"

"Direi che ci siamo già detti abbastanza" affermai, prima di trovare finalmente quello che stavo cercando.

"Ti prego, Meg, riproviamoci" mi supplicò.

Presi un profondo respiro: "Luca, non vuoi proprio capire. Non ti amo più, non credo nemmeno di averti mai amato, come puoi chiedermi di riprovarci?!"

"Ti giuro che sarò migliore."

"Ti ho già detto di no, non voglio tornare con te. Smettila di perseguitarmi e resta fuori dalla mia vita."

"Io non capisco perché mi tratti così. Si può sapere cosa ti ho fatto?!" disse stizzito.

Ecco, quella è stata la goccia che fece traboccare il vaso.

"Che cosa mi hai fatto?!" quasi sbraitai. "Luca, ma ti sei reso conto di che cosa sono diventata? Mi hai fatta sentire praticamente una superficiale, una che sbaglia tutto nella vita, e lo hai fatto per undici cazzo di mesi! Non sei mai stato in grado di fare un passo verso di me, mentre io ne facevo mille verso di te, non sei mai voluto scendere a compromessi, hai sempre preteso che cambiassi io, perché ai tuoi occhi tu sei perfetto" sputai. "Beh, eccoti una notizia bomba: non lo sei. Sei solo un ragazzino pieno di insicurezze che deve scaricare i suoi problemi sugli altri e far sentire gli altri una merda, pur di sentirsi un po' migliore lui. Quindi fammi un grandissimo favore e lasciami in pace."

Detto ciò, me ne andai, con le lacrime agli occhi e il cuore che batteva all'impazzata. Dio, mi aveva veramente distrutta. Avevo tanta rabbia dentro che sentivo che avrei potuto spaccare qualcosa, prendere a pugni qualcuno.

Mi sembrava tutto così surreale, tutto quello che mi era successo negli ultimi mesi sembrava essere scomparso nel nulla. Luca era stato il mio primo ragazzo e all'inizio sembrava andasse tutto bene, ma poi con il passare del tempo mi sentivo sempre più oppressa, come se fossi stata i gabbia.

E forse ero stata io a sbagliare, forse ero cambiata io, ma non sentivo più nulla per lui. Avevo bisogno di ricredermi sull'amore. Perché io alla fine, nell'amore, ci credevo ancora. Ero una di quelle inguaribili romantiche che sperano sempre in una dedica, in un regalo inaspettato, in gesto dolce.

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