1. Parigi

20 0 0
                                    

"L'amicizia non è necessariamente come la filosofia o come l'arte

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.


"L'amicizia non è necessariamente come la filosofia o come l'arte... Non ha un valore ai fini della sopravvivenza; piuttosto è una di quelle cose che dà valore alla sopravvivenza."
(C. S. Lewis)






[A Lucrezia,
perché la nostra amicizia è...
Unica e speciale.
Perché ogni tanto ci serve sognare e...
Questa ship ci ha regalato bei momenti, ma...
Non quelli che avremmo voluti.
E nulla... me li sono presa da sola.
Per me, per te, per Ali e...
per tutti i fans di Sense8 e diKala e Wolfang]


























«Ancora tu» esclamò sbuffando Kala, mentre si pettinava i ricci tenendosi stretta l'asciugamano che le copriva il corpo.
«Non è colpa mia. Sei tu che mi volevi qui» asserì Wolfgang alzando le sopracciglia per confermarlo.
Era lui da lei, vero, ma il sensate stavo facendo altro in quel momento.
«Ti volevo in bagno?» domandò frustata, alzando la mano impedendogli di rispondere. Ma lui era Wolfgang.
«Sì. È diventato... Il nostro posto» ammise con riluttanza abbassando gli occhi.
«Se lo dici tu».
Lui si infastidì di quell'affermazione, gli voltò le spalle e se ne andò. Era stufo marcio di lei, del modo in cui lo trattava soprattutto quando si ostinava a negare che provasse qualcosa per lui.


"Era... Snervante" pensò, ma si curò poco di quell'evento perché la ragazza bionda e la mora catturarono presto la sua attenzione.


Kala era appena entrata in camera quando il marito gli andò incontro e la baciò più volte, ricambiò, ma si sentiva estranea a quel momento, a quelle emozioni. Sì detestava per questo, doveva essere felice eppure solo una volta aveva sentito la vita scorrerle nelle vene e... E non era con lui.


"Maledetto!" affermò digrignando i denti, chiedendo ancora un attimo a Rajan e catapultandosi in bagno.


Iniziò a mancarle il respiro, più si ordinava di mantenere la calma e più la perdeva. Wolfang le era entrato fin dentro le ossa, poco alla volta aveva battute i suoi muri e si era preso cura delle sue insicurezze. Aveva fatto passi avanti ma era troppo spaventata di deludere tutti che aveva dimenticato se stessa, così quando i loro pensieri si intrecciarono ebbe una fitta al cuore. No, non poteva credergli, tuttavia quando si presentò nel suo appartamento notò i vestiti sparsi per casa, gridolini e voce ansimanti. Era un incubo, ma se il cuore lo nascondeva i sui piedi la spingevano sempre più avanti. Wolfgang si era buttato di nuovo a capofitto nella sua vecchia vita o, almeno così credeva eppure tutte le volte che cercava di dimenticarla gli era impossibile. Aveva due bellissime donne nel suo letto che gli davano più di quanto lui potesse chiedere, ma... Erano insignificanti perché voleva lei, così quando i loro occhi si incontrarono in quella stanza i due mondi si frantumarono. Riuscirono a percepire il cuore dell'altro spezzarsi in frammenti piccolissimi e il respiro fermarsi, la loro vita distruggersi come due pianeti in collisione. Niente poteva essere ripristinato. I loro sguardi gridavano con voce silenziosa, mentre Wolfgang lasciava la stanza e la rincorreva.


"Non doveva andare così" balbettò quando lo lasciò immobile nella sua posizione davanti la porta e lei ritornò a casa con un vuoto nel cuore straziante.


Rajan L'abbraccio, strinse il suo corpo a sé e le sussurrò dolci parole, ma lei aveva già perso tutto e quel contatto non le dava alcun aiuto, anzi le faceva ancora più male.



Erano due giorni che i due sensate non si vedevano, ma potevano percepirsi a vicenda e ciò che emanavano era qualcosa di davvero... Doloroso e, senza dubbio quelle sensazioni erano più che sufficienti per dimostrare quanto l'uno tenesse all'altro.
«Wolfgang!» esclamò sghignazzando l'amico, ma era così concentrato che quando arrivò alle spalle lo mise KO con un solo pugno.
«Maledizione Felix» gli gridò lui di rimando colpendolo ancora una volta alla spalla subito dopo essersi alzato.
Era serio, tuttavia l'espressione cambiò presto quando si abbracciarono.
«Amico... Ho una regalo per te» e, si conoscevano da tanto che nemmeno bisognava dire altro.
Felix si aggiustò la giacca e mentre Wolfgang prendeva i suoi attrezzi da scassinatore, non smettevano di ridere e prendersi in giro. E, non molto lontano da lì c'era Kala che dopo giorni di riflessione stava facendo qualcosa che sapeva già fosse stato un errore, o forse era quello di cui si era convinta.
Aveva bisogno di spazio, aria e tempo e nulla di tutto ciò si trovava Mumbai. La valigia era sistemata in un angolo e lei pronta si trovava sul divano che stava sistemando le ultime cose, mentre stringeva in mano tre buste. Non era il tipo da fare pazzie, eppure quella volta provava qualcosa che non avevo mai sentito prima: libertà. Poggiò sul tavolo di cristallo del soggiorno una delle buste, la mise vicino alla statua che i suoi genitori l'avevano regalato per il matrimonio, in bella vista, con scritta lineare e delicata vi era il destinatario: Rajan Rasal.
Mentre Kala si chiudeva alle spalle la porta di casa ripensava alle parole che aveva scritto.


"Caro Rajan,
Lo so, non mi perdonerai mai e io non sono qui a chiedertelo perché so che sono imperdonabile, ma io... Io avevo bisogno di spazio e tempo. Tu sei tutto quello che volevo dalla mia vita e per un po' lo sei stato, ma adesso non posso più mentire a te, o ai miei genitori e più che mai a me stessa. Ti ho sposato perché era la cosa giusta da fare, perché sono stata educata così, ma... Io sono cambiata e so che tu mi avresti accettata così, però sono io che non voglio che lo fai. Sei un uomo straordinario e non meriti di avermi a metà, di accontentarti di questa nuova me solo perché siamo sposati. Io ti amo, non quanto dovrei e non quanto tu meriti e so... So in cuore mio che tu mi ami incondizionatamente ma..."


All'improvviso quei pensieri vennero interrotti dal taxista.
«Signora... Mi scusi siamo arrivati» provò ancora una volta l'anziano, guardando lo specchietto e ritornando poi alle sue mani sul volante.
«Sì, eccomi. Scusi lei» disse la donna, lasciando una cospicua mancia e chiedendo di aspettare ancora due minuti.
Kala prese la borsa, si avvicinò alla casa dove era cresciuta e sotto al vaso di fiori che avevano piantato madre e figlia trovò la chiave di riserva. Appena entrata sentì subito l'odore del pranzo cucinato dalla mamma, il secondo tipicamente da papà e, in quel momento chiudendo gli occhi poteva... anzi riusciva a immaginare di essere stata là con loro.
In poco tempo si ritrovò circondata dei ricordi, dalla felicità, così quando la sua mano prese dalla borsa la busta, l'appoggio sul tavolo in cucina per lei fu un colpo al cuore. Uscì di fretta, senza guardarsi indietro, almeno finché le gambe le reggevano e quando all'uomo le disse di andare aeroporto in lacrime sapeva che aveva già il cuore spezzato.


"Cari mamma e papà,
Ho sempre cercato di essere la perfetta figlia indiana cosi che voi non vi vergognaste di me, mettendo più volte da parte ciò che volevo io. Sicuramente vi deluderò non appena finirete questa lettera e, non so nemmeno se vorrete più parlarmi anche se mi auguro di sì. Io devo a voi tutto ciò che sono, senza il vostro amore e supporto non sarei qui, non sarei diventata una scienziata farmaceutica. Ho provato ad essere perfetta, ma vi ho deluso perché facendo tutto questo ho finito per ferire voi, Rajan e me stessa. Ho lasciato Rajan, non avrei mai dovuto sposarlo, ma come facevo? C'erano così alte aspettative e poi... Vedere tee papà così felici... Io non me la sono sentita. Volevo solo che voi foste fieri di me, non potevo permettermi di deludervi, però è ciò che ho fatto. Vi chiedo scusa per questa mia azione, non passerà giorno che me ne pentirò, ma dovevo qualcosa anche a me stessa. Ho bisogno di tempo per fare chiarezza, mi sono sentita così lontana dalla bambina che tenevate sulle gambe che... Mi sono persa. Ho capito una cosa in questi giorni, amo Rajan, ma non come mi ama lui e questo non lo merita. Deve trovare una donna che gli dà tutto ciò che vuole e io... Non sono disposta a farlo perché dopotutto non so bene nemmeno io cosa voglio, o almeno so che non posso stare al suo fianco. Mamma, papà mi avete insegnato cos'è l'amore e io vedendo voi.. è quello a cui aspiro. Non è la stessa cosa che provo per Rajan e mi dispiace. Ho sempre visto il vostro amore una fonte di ispirazione... Non so se riuscirò mai a trovarlo o se l'ho già trovato, ma devo provarci. Vi prego, perdonatemi.
Vostra Kala"


Era assorta in quel momento, asciugò ancora una volta le lacrime mentre il taxi sfrecciava veloce in quelle strade già affollate. Lei si stava allontanando dalle sue certezze, da tutto ciò che era e, ripensando ai suoi genitori accennò un sorriso. Dietro il suo sguardo ferito e addolorato c'era una pagliuzza di speranza, la stessa che l'accompagnava durante il suo viaggio.
Le ore passavano, ma solo quando si trovò sul volo diretto a Parigi vide la sua folle idea concretizzarsi, così nell'attesa di arrivare prese il suo iPad e fece partire la sua playlist. Chiuse gli occhi e il viso di Wolfgang le si parò davanti. Il cuore le faceva male, ma capì che non era arrabbiata con lui o... Forse un po', ma in quel momento provò ciò che lui aveva vissuto quando l'aveva vista sposarsi.
La musica scorreva mentre lei stava rivivendo i loro momenti più belli e poi ripensò a quel bacio. Percepì la vita scorrerle nelle vene, poteva sentire il sapore delle sue labbra e perdersi nei suoi occhi, e così pur se terrorizzata non si pentì della sua scelta.


«Forza Wolfgang. Siamo... Siamo in ritardo» lo riprese Felix costringendo l'amico ad accelerare i gesti, ma quando ricevette un'occhiataccia si mise al suo fianco e si ammutolì.
Adesso sentiva l'adrenalina e, in quell'istante i suoi amici erano tutti lì con lui, non proprio tutti, così nel momento in cui la cassaforte si aprì il sensate si sentì realizzato e soddisfatto, ma in fondo a tutte quelle emozioni si nascondeva la delusione. Non lo diede a vedere, ma ci rimase male e, pur se non lo disse tutti lo sapevano e... Fu la mano di Will che gli diede la forza. Aveva bisogno di loro e, infatti erano là per lui. Era strano il loro legame, non tutti lo capivano ma non era mai stato così completo come allora.
Alla fine Felix lo costrinse ad uscire di lì e, quando arrivarono nel negozio controllarono le banconote e i due amici risero come scemi, ma ancora una volta la banda aveva vinto.
«Ci sappiamo ancora fare» disse sbalordito lui.
«Ma certo. Avevi qualche dubbio»ammiccò Wolfgang, prendendo due birre e passandogliene una al compagno e prima di berla brindarono a quella vincita.
Cominciarono a fare grandi discorsi, si prendevano in giro ed erano leggermente brilli, non voleva esserlo ma era questo che riusciva a far uscire l'immagine di Kala dalla sua mente.
«Ehi amico» lo richiamò, fino a quando non udendo risposta gli tirò un oggetto che lo colpì in testa.
Wolfgang sì giro, ma non disse nulla perché erano fratelli e non poteva prendersela con lui per la sua stupidaggine. Concentrò la sua attenzione alla busta bianca nelle sue mani. Era senza parole perché sin da subito notò la calligrafia e sapeva bene che era la sua.


"No... No... Non è possibile" esclamò sbalordito a se stesso e mentre ci pensò Felix gli aveva messo l'oggetto tra le mani, una pacca sulla schiena e se n'era andato.


Lui si riscosse, si ritrovò da solo e, ancora una volta lei lo sorprese così come fece Felix lasciandogli il suo spazio. È vero, erano amici da anni, ma quei momenti di comprensione lo colpivano sempre. Ci mise ore prima di leggerla, ma dopo sei birre ci riuscì, ma forse non era nemmeno lucido perché appena letta l'arrotolò e la buttò nella spazzatura.






Dopo una settimana...

Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: Apr 05, 2021 ⏰

Aggiungi questa storia alla tua Biblioteca per ricevere una notifica quando verrà pubblicata la prossima parte!

LovelyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora