ELEUTHERÍA - Storia di una liberazione

Introduzione

Da bambina ero fermamente convinta che tutto ciò che di negativo potesse accadere al mondo non avesse la facoltà di toccarmi. Le notizie che mi capitava di sentire mi impressionavano, a volte mi intimorivano e mi affascinavano allo stesso tempo, ma la mia mente non era in grado di classificarle come reali, concrete. Era un po' come guardare un film di guerra: assistevo ai combattimenti, alle strategie, ai tentativi di sopravvivenza e ne prendevo parte col pensiero e l'immaginazione, ma non mi aspettavo certo che qualche ordigno potesse esplodere accanto a me.
Probabilmente vivevo una fanciullezza fin troppo rosea perché potessi cogliere la tangibilità di certe situazioni, prendere consapevolezza che io ed i miei cari non potevamo essere immuni da tutti i mali, sebbene fino a quel momento, per quel che ne sapevo, i fatti avevano dimostrato il contrario.
Col senno di poi posso affermare con sicurezza che è l'esperienza diretta a temprarti, a farti piombare a capofitto nella realtà; ti rendi conto che questa realtà, nel bene e nel male, raramente si sviluppa come te l'aspetti, e questo, spesso, ti lascia con l'amaro in bocca. É dura accettare che la vita non sia com'eri abituato a credere, che sia a dieci o a trent'anni; tutto intorno a te assume una connotazione diversa, un aspetto diverso, e ti ritrovi a muoverti in una dimensione completamente nuova, in cui anche i pochi passi che compi rischiano di portarti a conseguenze che non avresti mai immaginato.
Per molto tempo mi sono rifiutata di accogliere il cambiamento, o perlomeno di accettare il fatto che ciò che mi circondava stesse inesorabilmente modificandosi, e nella mia cieca paura mi sono rinchiusa in una bolla di buia negatività in cui non permettevo a nessuno di entrare, e attraverso cui persino le cose più belle apparivano stravolte. A lungo mi sono illusa del fatto che quella bolla fosse il mio "porto sicuro", il luogo in cui rifugiarmi se avessi voluto scappare da una realtà troppo pesante; non mi rendevo conto che, in realtà, stava diventando la mia prigione.
E scoprirlo mi ha fatto a pezzi.