In peccatis concepit me mater mea

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Quando lo spirito ebbe terminato di parlare, il dolore mi avvolse e prese su di me il sopravvento. Tutto divenne nuovamente evanescente, fino a scomparire per l'ultima volta.

Aprii finalmente gli occhi, e da questi un fiume di lacrime iniziò a sgorgare: 

"Ah, non mi dire, biasimevole demonio, che lo sai, e non sai cosa fare ad impedirlo! Se nella tua saggezza non riesci di darmi alcun soccorso, non ti resta che riconoscere come giusta la mia risoluzione, e questo mio coltello vi porrà subito rimedio, adesso. Tu, o chi altri, avete legato il mio cuore a quello suo, e tu il mio raziocinio: ebbene, prima che questa mia mano che suggellasti a quella sua sia suggello di qualsiasi altra azione, e prima che un infame tradimento rivolga il cuore mio verso un destino più remoto, questo coltello mi darà la morte, e con me finirai anche tu. E tu, tu hai paura di morire, miserabile ed effimero come sei? Dalla tua rotta voce giungono note di rancore ma negli occhi t'agonizza la miseria ed il bisogno; porti appesi al collo visibilmente il disprezzo del prossimo e la più misera pezzenteria; il mondo non t'è amico, né ti fu mai amica la sua legge; il mondo non ha legge per esseri come te, né ti considerano. Più volentieri rifuggono da te. Perciò mi dia la tua lunga esperienza qualche pronto consiglio; se no, guarda, questo pugnale la farà da arbitro fra me e l'estreme mie tribolazioni, e saprà lui risolvere d'un colpo quello che la tua lungimiranza e la tua scienza saranno stati incapaci di addurre ad una degna e giusta conclusione.

Com'è vero che gli uomini, morendo, hanno un fugace tratto di letizia: uno sprazzo, che quelli che li vegliano soglion chiamare 'il lampo della morte'. Oh, ma posso io chiamare questo tuo soltanto un lampo? Io credo tu abbia succhiato tutto il miele dal suo fiato. Mentre ancor sulle sue labbra e le sue guance risplende rosea la gloriosa insegna del suo virgineo candore: si vede chiaramente tu non sia ancora riuscito ad issare il tuo pallido vessillo sul quel volto. E qual maggiore tributo posso renderle che spezzare con questa stessa mano ciò che vorrebbe spezzare il suo giovane vigore e la sua fanciullezza? I miei polsi palpitano dell'immateriale spettro della giustizia, cosa che quell'aborrito, scarno mostro di tenebra nemmeno può immaginare. Non lascerò mai più questa dimora ch'è per me il qui-ed-ora, qui,qui voglio restare insieme ai vermi, mie fedeli ancelle, qui fisseranno l'eterno mio riposo, qui scrollerò della mia carne stanca il tristo giogo delle avverse stelle. Occhi, porte della mia anima, mirate un'ultima volta la luce!Mente, carpisci per l'ultima volta in un estremo amplesso la mia più intrinseca essenza! E voi, mie labbra, ambasciatrici del mio canto, suggellate con un ultimo, pudico respiro, un contratto d'acquisto senza termine con l'eterno usuraio ch'è il Destino!"     

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