Capitolo 1

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Era una fredda pioggia di Novembre, verso quasi fine giornata, cioè di sera. Ci fu un diluvio a dir poco universale, tante persone corsero come degli animali in ricerca del riparo o al ritorno della propria dimora. Magari preferivano per forza la stufa per riscaldarsi subito le mani e piedi o altre estremità facili da far ghiacciare il sangue. E invece c'è chi non preferisce il calore della stufa come quella ragazza seduta e immobile sulla panchina ghiacciata, sola e dispersa come un cane. 
I suoi occhi erano fissi verso giù, non si capì tanto se guardó le scarpe o la superficie del marciapiede... si seppe solamente che i suoi occhi sembrarono smarriti e tristi, ed erano scuri come il buio. I suoi capelli dipinti di blu rispecchiavano al colore della depressione, solitamente associato a questo deprimente sentimento.
Stette così fino a quando un signore non molto anziano le domandò se volle un ombrello, perfino in regalo.
Dalla sua espressione, quella della giovane ragazza, si capì che non la fece tanto contenta. Anzi niente.
Più fredda della pioggia, rispose in maniera aspra "no! Non mi serve un fottuto ombrello con questa pioggia che ho!" rivolse così a quell'anima Pia di questo buon signore.
Probabilmente di grande umiltà, ma lei fu talmente accecata dai sentimenti negativi che non se ne accorse affatto le cose positive.
Se ne scappò di corsa, disperata, non era se stessa vedendola parecchio confusa. Andò a casa involontariamente, preferì chiudersi in camera che farsi una bella doccia caldissima. Però non la passò Franca perché ci fu sua madre ad impedirle, infatti la prima ad aprire la casa fu lei. Ed era pure lei sola.
Prese per la maglietta e le sgridò amaramente, eppure non fu proprio giornata nemmeno per fare una breve chiacchierata tranquilla.
Mentre partirono le peggio parole con quel tono poderoso la pazienza fu ormai oltre il limite.
Scelse l'istinto di chiudersi in camera con la fretta del diavolo, prese in fretta e furia gli oggetti che potrebbero esserle stati utili come i soldi e alcuni vestiti presi a caso. Invece di rilassarsi sul letto lei scelse di scappare tramite la grondaia scendendo dal bordo della finestra. Scese con molta attenzione , senza mai rivolgere lo sguardo a quella dimora di quella casa. O forse non era casa per lei... sennò sarebbe rimasta a casa con familiari affettuosi, calorosi e capaci di dare un decente benvenuto. E non viceversa...

Dopo ore di viaggio a piedi, la ragazza dai capelli blu si rallentò per la stanchezza e fame. Si fermò poggiando la schiena accanto all'enorme tronco situato nel bosco di immensi pini.
Cercò di riscaldarsi le braccia strofinandosi, starnutì fortemente per tutto questo gran freddo che regnava continuamente.
Scese la schiena verso giù e si accasciò come un cucciolo. Ultima cosa che fece fu quella di accendere la torcia prima di crollarsi da questa stanchezza assurda.
Finita nel bel quadro di un sogno, si trovò nel nullo di colore "bianco". Camminò sperdutamente per cercare una via di fuga, ma non riuscì fino a quando non sbatté la testa a quel vetro, non fu tanto intontita ed ebbe notato un'ombra oscura. Anzi una figura umana che portò dei lunghissimi e candidi capelli, e occhi tundra. Non ebbe vestiti con sè ed era nuda, solo che aveva la pelle nera. Lei si spaventò e disse"c-chi sei??".
La figura losca rispose con voce tranquilla e angelica "non ti preoccupare, qui sei al sicuro... ti conosco fin quando eri bambina. Assomigli tantissimo a tua mamma... ci sentiamo per la prossima volta piccola... ciao Luyu!"  salutò con gesto della mano mentre l'altra cadde all'indietro, un modo davvero spaventoso sopratutto quando si è soli... 

Ai confini del mondo Where stories live. Discover now