Compagni di viaggio ~ Brian

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Sono passati ventisette anni da quel giorno. E io ci penso ancora. Spesso mi ritrovo a sguazzare in vecchi ricordi, pensieri malinconici e un sorriso ellenico che increspa le mie labbra.

Questa volta sto sorridendo per una foto, che in pochi hanno visto.

Riprendo la foto da sopra il tavolino e la guardo. Non è stata pubblicata e la posso vedere solo io. Ci vedo di nuovo in piscina quel giorno tutti insieme con Roger e Fred, che schizzavano me e John, che volevamo stare stesi al sole, come due lucertole.

Loro, a quanto pareva, però non erano d'accordo e ci buttavano materassini e schizzavano acqua solo per darci fastidio. Allora mi alzai, raccolsi un materassino e mi sporsi per darlo in testa a Fred. Lui invece si attaccò di peso al materassino e mi tiro giù, sott'acqua. Quando risalii in superficie, Rog stava ridendo come se non ci fosse stato un domani, insieme a Fred. John, invece, mi aveva fatto una foto con la sua Polaroid. Quel giorno gli pregai di cancellarla, ma oggi sono felice che non l'abbia fatto.

Sono felice e arrabbiato.

Arrabbiato perché se solo si fosse ammalato poco più tardi, avrebbe avuto accesso al cocktail di farmaci, grazie al quale l'AIDS non è più una condanna a morte. Soprattutto con un piede, c'era molto poco da fare. Ricordo di quando, una volta, a cena ce lo mostrò. Mi disse:'Brian, mi dispiace che ti abbia sconvolto mostrandolo'. Io risposi: 'Non sono sconvolto Freddie, se non per il fatto che mi rendo conto di quanto dolore devi sopportare.' Ha resistito fino all'ultimo, mentre la malattia lo stava divorando, assestando ogni giorno piccoli colpi mortali. Dato il peggioramento della sua salute, non usciva quasi mai dalla sua villa di Earls Court.

Con lui c'era sempre Jim. E Mary. È sempre rimasta vicina a Fred. Raccolse lei le sue ceneri. Le tenne in casa per due anni, per poi spargerle in un luogo che ancora oggi rimane sconosciuto anche a me. Sa solo lei dove siano.

Noi, di solito, li raggiungevamo il pomeriggio, cercando di rallegrare la situazione. Ma c'era molto poco da fare. La malattia di Fred lo stava divorando. Sento delle lacrime calde scorrermi lungo le guance, diventando sempre più copiose. La vista mi si offusca e mi rammento del fatto che Fred non avrebbe voluto questo. Proprio no. Respiro profondamente, concentrandomi sulla sensazione della pelle tirata dal sale delle lacrime, ormai asciutte.
Mi alzo dal divano di pelle rossa e mi dirigo in bagno. Apro il rubinetto del lavandino e mi getto dell'acqua gelata come il metallo del rubinetto, sul viso.

Quanto mi manca... era un uomo speciale, pieno di contraddizioni, estroverso e timido, travolgente e sensibile. Prima ancora di cominciare, si era costruito un immagine piena di colori e sicurezza. Era già una Rockstar prima ancora di incidere un disco. Era come un pavone: riusciva a tradurre in realtà la sua fantasia. Prendo un'altra fotografia: immortala Freddie in camerino al momento del trucco. Sembra molto vicino. È questo che mi piace di questa foto. Guardarla fa così male. Forse tutti noi musicisti siamo fragili. Giriamo il mondo con la chitarra per compensare.

Vado in cucina e riempio un bicchiere d'acqua. Bevo, mentre il mio sguardo si poggia sulla mia bellissima Red Special.
Ora andiamo in tour con Adam Lambert. È bravo, davvero. Freddie lo avrebbe amato e odiato. Freddie lo avrebbe amato e odiato, perché Adam ha un vero dono di Dio. Nessuno, tra tutti gli artisti con i quali ho avuto modo di lavorare, oltre Fred, ha un'estensione vocale come la sua. E poi non ha solo estensione, ma anche qualità della voce. Ho visto Adam crescere proprio come ho visto crescere Freddie. Ciò che rende Adam speciale è il fatto di non voler alcun modo imitare il suo predecessore. Non lo imita in nessun modo. A volte, mentre sto suonando, mi fermo e penso: 'Cosa ha appena fatto?'. È così libero quando interpreta i brani ed è semplicemente impressionante.

Ma quando andiamo in studio, sento che Fred è nella sala con noi. La sua creatività sarebbe andata avanti. Era inarrestabile e dal pensiero-laterale. Arrivava sempre con cose che ci sorprendevano. Spesso io e Roger, se stiamo facendo qualcosa per i Queen, diciamo entrambi di avvertire la sua presenza nella sala e di immaginare quello che ci avrebbe detto. Sentiamo le sue reazioni, contrariate o entusiastiche che siano, anche se ovviamente qualsiasi cosa facesse Freddie era sempre imprevedibile. A volte abbiamo avuto reazioni eccessive l'uno verso l'altro, è vero. Ognuno di noi ad un certo punto lasciò la band. Lo studio di registrazione è un posto complicato per tutte le band, ma nel nostro caso eravamo tutti autori e tutti avevamo scritto delle hit; penso che questo sia un caso unico. Non credo che esista un'altra band nella storia che abbia fatto la stessa cosa. Eravamo quattro autori che cercavano di creare qualcosa che ci affermasse ulteriormente, per cui cos'altro sarebbe potuto venirne fuori con i nostri punti di vista differenti?

Il campanello suona. Vado ad aprire. Oh, è un mio compagno di viaggio.

Compagni di Viaggio.Where stories live. Discover now