Una lettera per Sherlock Holmes

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Augustin Caumont era nervoso mentre guardava fuori dalla finestra. Lui non era venuto. E sì che dicevano che fosse bravo. Il migliore. Sbuffò incredulo di aver dato retta a quelle che ora considerava voci di servitù e credenze popolane.


Quando il maggiordomo bussò, annunciandogli una visita, cercò di non illudersi e gli disse di far entrare l'ospite lì in biblioteca.


Sherlock Holmes, il famoso Sherlock Holmes, come lo chiamava sua sorella Annette, entrò con passo lento e deciso, guardandosi intorno come se studiasse tutti i particolari della stanza.


"Signor Holmes." Lo accolse indicandogli la poltrona accanto a sé. "Accomodatevi." "Buonasera, Signor Caumont. Mi aspettavate, immagino." Lui annuì. "Vi aspettavo ieri, a dire il vero. Gradite?" indicò il bar con i liquori, ma Holmes scosse il capo, sedendosi.


"Avete fatto lasciare una lettera sotto l'uscio della mia abitazione, due giorni fa, signor Caumont." Annuì. "Volevate che indagassi per scoprire chi fosse il mittente, così da dimostrare le mie capacità. Bene. Eccomi qua." L'uomo accavallò le gambe e aprì le braccia.


"Come avete fatto a trovarmi?" "Oh. È stato molto semplice, a onor del vero, signor Caoumont." "Dite?" "Lo strillone del mio quartiere ha riconosciuto la carrozza a noleggio del Signor Snort, che ha detto di aver ricevuto una cospicua mancia per venire presso la mia abitazione la notte del 14 novembre e lasciarmi questa." Si alzò in piedi e fece qualche passo sul tappeto di fronte al camino, tirando fuori, dalla tasca del cappotto, la sua missiva.


"La busta non indicava il mittente, ma solo il mio indirizzo, e non presentava sigilli in ceralacca." Fece una lunga pausa, come se ripensasse all'avvenimento. "Una volta aperta, lo scritto indicava di presentarmi a casa del mittente, per un incarico di assoluto riserbo."


Augustin annuì ancora, attento. "Non mi avete ancora spiegato come avete fatto a capire che fossi io. "Come dicevo, è stato semplice. Nella piega della lettera ho trovato queste." Aprì la mano e capovolse la busta che aveva scritto Augustin. Si avvicinò e notò dei piccoli filamenti. "Tabacco." Gli sfuggì un'imprecazione. Non si era accorto di aver fatto cadere del tabacco mentre scriveva. "Tabacco italiano. Il mio venditore dice che non è di alta qualità, ma è molto forte e non tutti lo apprezzano. Ne ha venduto di recente solo a tre persone. Il signor Snort vi ha riconosciuto al secondo tentativo."


Augustin fece una smorfia. Un errore, aveva fatto un errore. Chiunque sarebbe riuscito a trovarlo con quegli indizi! Poteva ancora considerarlo un bravo investigatore? Sarebbe riuscito a fare ciò di cui aveva bisogno?


"Così mi avete trovato." Holmes annuì "Ora dobbiamo andare a Gretna Green." "Dove?" "Da vostra sorella Annette. Quello per cui volete assumermi. Trovare Annette Caumont." Augustin sbatté le palpebre. "Come fate...?" "Sul giornale dei pettegolezzi di Lady Pineapple, si vocifera di una fuga d'amore fra il terzogenito dei Primmut e una ragazza francese bionda." " E come fate ad essere sicuro che sia Annette?" 


"È così semplice. Cosa pensate abbia fatto ieri sera se non indagare?"

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