Adele e i gatti

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L'idea gli era balenata in mente un pomeriggio. Ora, dire che era tutto nato un pomeriggio sarebbe un mentire bello e buono.
Diciamo che era stato un pomeriggio il momento in cui aveva finalmente cominciato a prendere consapevolezza della situazione. Delle dimensioni del problema.

L'ossessione per la mezzosangue risaliva infatti a molto tempo prima. Forse addirittura al primo anno, al periodo in cui quella bambinetta dai denti di castoro viaggiava a mento alto, impettita, senza mai sbagliare un colpo accanto a quegli altri due.

Era l'epoca in cui l'intero mondo magico girava attorno a Potter, tutti a fissarlo per i corridoi (lui compreso). Tutti a guardarlo adoranti come si guarda una magipop-star tornata nel mondo civile dopo essersene stata 10 anni fuori dalle scene a vivere in mezzo ai draghi della Normandia rifiutando l'acqua corrente.

All'epoca aveva tentato di avvicinare Potter, volendo avere a fianco una simile perla per accrescere e confermare il suo prestigio. E quel cretino caratterizzato da botte di culo improbabili (perché, ammettiamolo, ammazzare con una spada un basilisco, essere ferito a morte e poi ritrovarsi una fenice PIANGENTE al fianco era una sequenza di eventi che rasentava l'assurdo) ovviamente aveva già deciso di perseguire in modo stolido la retta via, integerrimo come solo i cretini possono.

Draco non aveva mai creduto nell'eroismo, da qui sarebbe disceso negli anni a venire l'estremo scetticismo verso Potter.

Comunque ecco Potter che si crea il manipolo di fedelissimi: Weasel, il cane-donnola che gli scodinzola dietro fedele e pronto a immolarsi a caso, e la mezzosangue. Una benedetta sanguesporco che non sa nulla del mondo magico ma che guarda tutti dall'alto in basso, che si sorbisce Weasley e Potter come una mamma tenendoli per la collottola e salvandoli da una prematura dipartita e infine la beniamina di ogni professore. Al primo anno, lo ricorda perfettamente, si incaponì contro di lei. Proprio perché, mentre Weasley era un mediocre e uno scarto della società magica in modo così assodato che si sfondava nell'ovvio a ribadirlo, lei era questo strano ibrido luminoso. Luminosa nei voti, nella condotta, nelle gesta, nei modi. Lei, una nullità, la cui parola valeva però come venti delle sue promesse da serpe.

Fu così che partirono le frecciate, gli scherzi, la continua e smaniosa ricerca di quella gioia meschina che lo pervadeva quando lei mostrava una frattura, gli occhi acquosi di un pianto malcelato. Non esisteva scherzo a Paciock che gli procurasse la stessa gioia di una mezzosangue dalla faccia irrigidita e gli occhi distanti.

Poi, in un giorno come poteva essere qualunque altro, era successo.

Lei non aveva più reagito.

Aveva sperato che fosse stato un errore. Magari col tempo lui aveva perso di fantasia nelle cattiverie con cui la bersagliava ma no, no, lei non poteva, non doveva essersi assuefatta. Il disappunto divenne panico quando al terzo assalto, al terzo lurida mezzosangue, sanguesporco, zannuta, lei non mostrò alcuna reazione. Provò ad additarla come sgualdrina di Potter . "Maschilista e retrogrado" ribatté lei, prima di riprendere la sua strada e continuare a posare i piedi su quell'invisibile sentiero luminoso che sembrava calpestare da quando era nata.

E la terra gli franava sotto i piedi. Lui non se ne rendeva conto, l'astutissimo Draco non lo capiva, non realizzava eppure la crepa era ormai gigantesca e lui non se ne era accorto in tempo, in tempo per evitare di finirci dentro. Come un furetto.

Fu un pomeriggio, dopo le lezioni, che realizzò. Si era avviato verso il Lago Nero alla ricerca di quella pace che la testa non gli concedeva ormai da tempo immemore.

Si sedette quindi sulle sponde, si accese una sigaretta e si mise a riflettere sui suoi errori. Quella faccenda della mezzosangue lo turbava in un modo che nemmeno lui sapeva descrivere.

Swinging Emotions - a Dramione storyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora