attimi ㅡ ☆

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l'ultima volta che ci vedemmo mi parlasti e io non riuscii a capire abbastanza in fretta.

mi dicesti solo:
"spingi, spingi, e non fermarti,
tira dritto e vai avanti".

non ti ascoltai, non ti ascoltavo mai.
troppo dolce, la tua traccia era troppo dolce e ne restavo ammaliato. ti sentivo ovunque, andassi a destra, a sinistra, su o giù, eri ovunque sulla mia strada e questo mi piaceva. eri sempre davanti ai miei occhi, mai tra le mie braccia.

ti volevo con tutto me stesso, desideravo i tuoi occhi incatenati ai miei. scrutavo nelle tue pupille e quando scorgevo il mio riflesso sapevo non era quello il tesoro che stavo cercando. le pagliuzze nei tuoi occhi brillavano sempre quando t'ammiravo in lontananza, e benché avessi provato più volte ad ammirarle da vicino, mi parevano sempre più fredde, perché ogni passo che percorrevo cercando di azzerare la distanza tra le nostre mani rendeva quelle tue due bellissime stelle più fioche, meno vive.

ero egoista, ero dannatamente egoista e rifiutavo di prendere in mano i nostri cuore perché avevo paura di stringerli troppo entrambi. ignoravo i tuoi lamenti, i tuoi bisogni, le mie priorità mi sembravano più sensate e reali delle tue. nonostante ciò, ti volevo.

mi nutrivo di ogni centimetro della tua pelle, graffiavo e mordevo, perché la mia arroganza mi indeboliva e per sentirmi forte avevo semplicemente bisogno di sentire te. ti volevo talmente tanto che ogni altra idea l'avevo buttata insieme a tutti i nostri sogni insieme.

le tue mani erano la droga che più faceva effetto dentro me: quei due poli di calore sapevano di casa e mi incatenavano alle tue dita, la loro luce mi inebriava a tal punto che quel lieve e bollente tocco diventava l'unica realtà che riuscivo a percepire. lo volevo, volevo sentire le tue dita calde sul mio corpo ghiacciato, volevo provare ogni singolo brivido che esse ordinavano ai miei sensi da me incontrollabili.

era l'effetto che avevi su di me che mi faceva tanto desiderare di averti tutto per me. era come mi facevi sentire, ancora in tempo per essere giovane, ancora bello e spensierato. quando eri accanto a me non pensavo mai troppo al futuro come mi era solito fare. le mie paranoie diventavano affar tuo e smettevo di preoccuparmi per me stesso. volevo te e non mi importava più di nient'altro.

ma non ricordavo il peso degli addii. ero certo di avere affrontato e sconfitto tutti i miei sentimenti. ero convinto di avere soffocato, una per una, tutte le mie paure e le mie incoerenze. mi sentivo quasi normale, mi vedevo sorridente come facevo da bambino.

mi sbagliavo.

ero debole. ed ero cieco. quando me ne resi conto, l'una cosa che mi era rimasta di tutto il tesoro che portavi con te era il vento. quell'aria profumata che mi avevi lasciato. quella delicata atmosfera di miele e vaniglia che mi aveva tenuto in vita tanto a lungo e che aveva soffiato lieve appena da restare in vita tra i miei organi consumati.

ero diventato un fantasma, il tuo fantasma dentro di me mi rendeva ciò che ero. perché non ho saputo cogliere il meraviglioso fiore che eri nel momento opportuno. perché dopo la mia esitazione, sei svanito, mi hai lasciato, hai abbandonato letto, spartiti, pianoforte, sassofono e casa e non sono mai più stato capace di trovarti.

ti ho perso. e poi mi sono perso tra le nostre sfocate memorie di latte caldo e biscotti al burro. poco dopo sono sparito anche io. le tue due stelle non le ho più riviste. la tua pelle non l'ho più assaggiata, la mia lingua non l'ha più percepita e io dopo quel fugace momento non ho più percepito nè la lingua nè le labbra. le tue dita non hanno più carezzato i solchi sulle mie guance.
alla fine non ti ho avuto.

allora ti risposi: "no, non vado più avanti. tiro dritto e cerco te."

ho continuato a vagare e a cercarti, kim taehyung. ho corso fino a non distinguere più la neve sulla strada dai miei piedi nudi. ho camminato a lungo, e nella fievole speranza di ritrovarti ho perso l'abilità di vedere tutto il resto. dopo poco tempo e tanto spazio che mi avevi lasciato, sono caduto. sono caduto e non mi sono più rialzato. perdonami, perdonami se non ho più avuto la forza di spingere, spingere, tirare dritto e andare avanti per cercarti. perdonami perché mi sono fermato troppo presto. perdonami per aver fatto tardi. non lo volevo. ma volevo ancora te.

e abbiamo così finito
per spegnerci entrambi.

spero che questo piccolo scritto vi sia piaciuto. l'ho scritto molto in fretta ma è stata una fantastica liberazione di quasi tutto il mio stress e di un po' dell'ansia che mi porto ogni giorno sulle spalle. sono anche le prime parole che scrivo di mio pugno dopo mesi e in questo momento mi sento davvero meglio, quasi bene. vi ringrazio tutti per aver letto, alla prossima.

attimi | taegi (os).Where stories live. Discover now