Capitolo 1: Una strega isolata

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Jirou Kyouka guardò dalla finestra la fitta pioggia che da un quarto d'ora stava facendo sbattere le porte, come se stesse bussando con insistenza il diavolo in persona, mentre l'odore della zuppa calda avanti a sè le riempiva il naso di un odore speziato. Aspettava solo di essere assaporata da lei, e poi mangiata fino all'ultima cucchiaiata.
La strega però sembrava avere altro a cui pensare. Con la sua testa fra le nuvole, i suoi occhi dritti verso la pioggia e le orecchie intente ad ascoltare altro al posto del rumore assordante della porta di legno sbattere all'impazzata.

Due secondi dopo, però, parve aggiungersi un terzo suono, dopo la porta e la pioggia, ancora più forte, che ti entrava nella testa e pareva non intento ad uscire. Jirou si alzò dalla sedia e, inconsciamente, si avvicinò alla porta. Il pianto di un bambino echeggiò per tutta la casa, pur stando fuori.
La Strega credeva fosse solo frutto della sua immaginazione, ma no. Quello era davvero un bambino. Aprii la porta, e vide un minuscolo bimbo avvolto in una morbida coperta di un bianco candido, ormai inzuppata.
Ma Jirou non lo portò immediatamente a casa, come una persona normale avrebbe fatto. Esaminò prima con cura la situazione.

- Perché un bimbo avanti casa mia? - pensò. - È forse uno scherzo? -

Allora si affacciò alla porta, per controllare se ci fosse qualcuno. E non trovò nessuno nei dintorni.
A quel punto, però, subentrò un secondo problema. Quanto sarebbe stato un rischio, tenere un bimbo a casa propria?
Ma continuando a vedere quella creatura piangere sotto il suo tetto, il suo istinto non potè fare altro che prendere il bambino sotto il proprio braccio e cercare un cambio. Chiuse la porta dietro di sè, poggiò il bambino sul tavolo e prese una nuova coperta, quest'ultima nera come la pece.
Ma nel scoprire la creatura della sua copertina inzuppata, capì che quella era una femminuccia: aveva dei folti capelli neri corvini e dei occhi castano scuro, che la strega trovava incantevoli, messi assieme ai suoi lineamenti fini che la rendevano piuttosto tenera. Un biglietto altrettanto bagnato uscì da sotto il corpo della bambina, scritto con inchiostro blu che stava quasi per consumarsi.

- Mo... Momo Yao...yo... Momo Yaoyorozu. È questo il tuo nome, splendida? - le sorrise appena, giocando con il naso della piccola. - "Prenditene tu cura o lasciala andare"... -

La asciugò con un caldo asciugamano e la ricoprii della nuova coperta, morbida e asciutta. La bambina cessò completamente di piangere e si accoccolò sul petto di Jirou, mentre lei la strinse a sè.

- Non posso permettere che venga lasciata di nuovo sola, chissà cosa potrebbe capitarle... Ma cosa potrebbe capitare a me se la tenessi ancora sotto la mia ala? - Kyouka continuava ad immaginare il peggio, ma nel vedere come la bambina si calmò quando ricevette amore e affetto la rincuorarono. - Correrò il rischio. -

E dopo quel freddo giorno di autunno, Momo crebbe assieme a Jirou. La bambina non chiese mai nulla sulla propria provenienza, nè la strega le rivelò nulla, ma vissero sempre pacificamente.
Kyouka passava le sere a raccontare storie alla creatura, facendola poggiare sulle proprie gambe, mentre contemporaneamente la insegnò a leggere e a scrivere.
Jirou le preparava piatti incantevoli e Yaoyorozu li mangiava con gioia, inoltre qualche volta la viola portava la mora a fare il giro del paese, per mostrarle la meraviglia del posto.

Ma Yaoyorozu cresceva, e cresceva, mentre Jirou... Beh, Jirou era sempre la stessa.
La giovane mortale sembrava anche più adulta della vera adulta. Non solo la superava in altezza, ma aveva anche un gran bel corpo con un seno prosperoso e fianchi larghi. La sua folta chioma di capelli neri rimase tale e i suoi occhioni bruni rimasero tali. Momo si abituò a legarsi i capelli in una coda come Kyouka le insegnò.
Ormai a leggere le storie si scambiarono di posto: era la mortale che teneva in braccio a sè la strega, dato che quest'ultima pesava molto di meno e si portava anche più piccola.
Insomma, la mortale portò una ventata di aria fresca nella vita della strega, mentre prima iniziava ad avere una vita monotona completamente da sola.

Una mattina, Momo Yaoyorozu si svegliò pensierosa. Jirou era già sveglia a preparare la colazione, mentre la mora si dirigeva verso la cucina. Si avvicinò a Jirou per lasciarle un inaspettato bacio sulla guancia. La viola si voltò verso la ragazza per guardarla in viso, leggermente imbarazzata.

- Q-qualcosa non và? - balbettò appena mentre la guardò.

L'altra scosse appena la testa e andò a sedersi.

- Nulla... - ma poi ci pensò sù e sospirò. - Anzi, ci sarebbe qualcosa... -

Kyouka poggiò la colazione a tavola, che preparò con cura per entrambe, e si sedette a sua volta, facendole cenno di parlarle. A quel punto, Momo si fece coraggio.

- Chi è la mia vera famiglia? -

Jirou rimase qualche secondo sorpresa. Fra tante domande che aveva in mente, di certo non si aspettava che ella si domandasse proprio questo.

- Perché t'interessa...? - sussurrò quasi.

- Ho bisogno di conoscere da dove provengo. - Yaoyorozu poggiò una mano destra sul petto, stringendola appena in un pugno. - Tu mi hai sempre tenuta all'oscuro... -

- Avevo i miei mot- - a fermare le parole della strega fu qualcuno alla porta, che bussò con insistenza. - Scusami. -

Jirou si avvicinò alla porta e guardò dall'occhiello. Ad attenderla alla porta non era altro che:

- Denki Kaminari. - era sorpresa della sua visita, ma cercò di non farlo notare. - Quale buon vento ti porta qui, avventuriero? -

Lui aveva il suo solito sorriso a trentadue denti e gli occhi rivolti prima verso la casa, e poi verso la strega.

- Sono da poco tornato in paese e pensavo di farti una visita, sai, per vedere come stai... E non sei cambiata di una virgola! - si lasciò sfuggire una risata mentre Jirou a quella battuta restò impassibile.

- Ti ricordo che se per te è lo stesso, è solo grazie a me. Vorresti accomodarti? - lo incitò la strega.

- Purtroppo non ho abbastanza tempo, ma un giorno lo faremo meglio. - le rivolse un sorriso carismatico. - Volevo solo dirti che dobbiamo prepararci. -

Jirou afferrò immediatamente ciò che Denki intendeva. Guardò verso il cielo, dove un drago rosso in lontananza gridava la sua supremazia.

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