Capitolo 4: Lunedì, 26 dicembre 2011

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"Non mi hai creato disturbo" le dico con la voce rotta dalle lacrime che sto cercando di trattenere.

"Il mio Leone con la criniera da corvo..." sorride lei passandomi ancora la mano in mezzo ai capelli, lentamente. "La vuoi una cioccolata calda?"

"Sì" rispondo alzandomi e porgendole una mano.

Lei l'afferra saldamente e si alza; "Però vatti a mettere una felpa" dice accarezzandomi le braccia nude. "Sei gelido."

"Va bene..."

"E anche i calzini!" aggiunge mentre mi dirigo verso la mia stanza.

"Sì..." sospiro io sorridendo mentre la sento andare in cucina e tirare fuori dal pensile il pentolino per preparare la cioccolata.


"Leo!"; Asia è entrata nella mia stanza chiamandomi a gran voce e adesso sta tirando su la tapparella. "È ora che ti alzi!".

Io sto ancora morendo di sonno e non ci penso proprio. Erano ormai le 6 quando io e mamma siamo tornati a letto.

"Lasciami stare!" mugugno mentre mi giro dall'altra parte e mi copro la testa con la trapunta.

"Me l'ha detto la mamma di svegliarti! È ora di pranzo!".

Ora di pranzo?! Di già?!

Allungo a tentoni una mano verso il comodino e prendo il telefono per guardare che ore sono: le 12:02; torno a rintanarmi sotto la trapunta.

"Leo, su!"

"Ma è prestissimo!" protesto io scoprendomi la faccia. "Quando mai mangiamo così presto?! Siamo diventati polentoni?!"

"Papà deve andare in caserma tra un po'. Abbiamo pensato di mangiare tutti insieme prima che esca."

"E va bene!" sbuffo scoprendomi del tutto e dirigendomi verso il bagno col passo di uno zombie.


Come da tradizione pranziamo con gli avanzi di Natale, e io faccio incetta di involtini di pesce spada e di patate al forno. Sono di poche parole; quando vengo disturbato mentre dormo il mio umore ci mette un po' a riprendersi, non ho voglia di parlare con nessuno e rispondo a monosillabi; in più sono preoccupato per mamma e per questa sua dannata tosse che anziché migliorare sembra peggiorare di giorno in giorno, nonostante le terapie.

"Stai bene?" mi domanda papà a un certo punto, quando abbiamo ormai finito di mangiare.

"Sì" rispondo mentre gioco con la forchetta a far saltare gli stuzzicadenti degli involtini rimasti sul piatto.

"Non farci caso, papà..." si intromette Asia. "Si è appena svegliato."

"Mi hai appena svegliato" puntualizzo lanciandole un'occhiataccia. "Urlando come una matta."

"A dire il vero ti ho pure chiamato piano all'inizio, ma non mi sentivi e ho dovuto alzare la voce!".

Papà fa un sorrisetto e scuote la testa: "Hai fatto tardi come al solito a leggere?"

"Sì"; e mamma mi guarda con aria complice, ben consapevole di aver pagato il mio silenzio con la cioccolata.

"Se almeno leggessi qualche buon libro, anziché sempre quei fumetti!" esclama Asia ridendo.

"In effetti..., tua sorella non ha tutti i torti..." dice papà che tanto per cambiare è d'accordo con lei.

"Ma smettila Matteo!" ride mamma mentre mette davanti a lui la tazzina col caffè. "Che in garage ci sono scatoloni pieni di Tex! E quando ti ho conosciuto lo compravi ancora..., e avevi molto più di quindici anni!".

Leo (Io non ho finito)Where stories live. Discover now