Nubi minacciose all'orizzonte

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Nubi minacciose all'orizzonte


«Annelies, cara, posso chiederti un favore?» Padre Nikolaj fece capolino nella sua stanza, bussando educatamente alla porta.

Riposi la stilografica sull'antico scrittoio e mi voltai verso di lui, domandandogli: «Ma certo, Padre. Che succede?»

Il parroco timidamente avanzò, raggiungendomi, e si fermò a pochi centimetri di distanza da me. «Potresti scendere nel tuo vecchio nascondiglio e recuperare della legna che servirebbe per accendere la stufa? Oggi è una giornata particolarmente fredda e non vorrei che tu ti ammalassi, figliola.» Si torturò le mani, visibilmente imbarazzato, e accennò un breve sorriso sul suo volto. «L'avrei fatto io, se solo fossi stato più giovane e forte...» abbassò lo sguardo, scuotendo leggermente la testa.

Mi alzai, spostando la sedia di lato. «Padre, non si preoccupi. Ci vado io.» Gli sorrisi, tranquillizzandolo.

Padre Nikolaj sorrise gentilmente, stringendomi affettuosamente la spalla destra. «Ti ringrazio, Annelies. Mi duole davvero tanto incaricarti di un compito così faticoso. Solitamente se ne occupano gli uomini e non di certo delle signorine come te.» Assunse un'espressione mortificata, ma io provvidi immediatamente a rassicurarlo. «Trasportare della legna servirà solo a fortificare i miei muscoli, Padre. E' un bene.»

Padre Nikolaj scoppiò a ridere di gusto e i suoi occhi azzurri brillarono come due preziosi diamanti dall'inestimabile valore. «Mi sorprendi ogni giorno sempre di più, mia cara!»

Gli feci un piccolo occhiolino divertito e mi recai speditamente verso la navata principale. Spostai il grande tappeto e il tavolino che ricopriva la botola ed aprii il portellone, poggiandolo silenziosamente sul pavimento.

Discesi le scale vecchie e polverose e in men che non si dica mi ritrovai in quel posto angusto ed inospitale.

La luce proveniva soltanto dalle grandi finestre situate nella navata principale, la restante parte del nascondiglio era completamente immerso nel buio.

Faceva molto freddo: il gelo sembrava esser penetrato in ogni tegola di legno presente in quello spazio ristretto e inabitato.

Vi era ancora il mio giaciglio improvvisato e il tavolino dove Padre Nikolaj vi appoggiava il vassoio delle pietanze.

Mi avvicinai ad esso e recuperai la scatola dei fiammiferi, prendendone uno nella mia mano.

Lo accesi e portai velocemente la fiammella sullo stoppino della candela, illuminando parzialmente la stanza.

In seguito alzai un telo scuro, rattoppato in più parti, ed afferrai due ciocchi di legna piuttosto grandi, che sicuramente avrebbero riscaldato l'intera stanza senza alcuna difficoltà.

Prima di risalire le scale spensi la candela con un soffio leggero e richiusi la botola con cura ed attenzione.

«Ecco a lei, Padre.» Dissi, appoggiando entrambi i ciocchi per terra, accanto alla stufa.

«Bene, ti ringrazio ancora una volta, Annelies. Adesso provvederò ad accendere la stufa, altrimenti ci beccheremo un brutto raffreddore!» Padre Nikolaj arcuò la schiena verso il basso e cominciò ad alimentare il fuoco con l'ausilio di un ventaglio.

Dopo qualche minuto, un calore piacevole si diffuse nell'aria e riscaldò rapidamente le mura fredde ed umide della sagrestia.

Padre Nikolaj si sedette sul suo letto e mi intimò di avvicinare le mie mani al caldo tepore che offriva la stufa.

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